Announcing: BahaiPrayers.net


More Books by Bahá'u'lláh

Epistola al figlio del Lupo
Gemme di misteri divini
Gli inviti del Signore degli Eserciti
Il Kitáb-i-Aqdas - Domande e risposte
Il Kitáb-i-Aqdas - Note
Il Kitáb-i-Aqdas
Il Libro della Certezza
Il tabernacolo dell'unità
L'epistola al figlio del lupo
La proclamazione di Bahá'u'lláh ai re e ai governanti del mondo
Le Sette Valli e le Quattro Valli
Parole Celate
Preghiere e Meditazioni - Bahá'u'lláh
Seleção dos Escritos de Bahá'u'llah
Tavole di Bahá'u'lláh
Tre tavole
Free Interfaith Software

Web - Windows - iPhone








Bahá'u'lláh : L'epistola al figlio del lupo
Bahá'u'lláh
EPISTOLA
AL
FIGLIO DEL LUPO
Tradotto dall'edizione inglese di
SHOGHI EFFENDI
ROMA - 1980

Tradotto e pubblicato per concessione del "Bahá'í Publishing Trust"

Wilmette, Illinois, U.S.A.
Titolo originale: Epistle to the Son of the Wolf

© Copyright 1941, by the National Spiritual Assembly of the Bahá'ís of the U..S. A.

I edizione italiana 1980

© Copyright 1980 dell'Assemblea Spirituale Nazionale dei Bahá'í d'Italia

CASA EDITRICE Bahá'í S.R.L.

Deposito e amm.ne: 00162 Roma, Circ..ne Nomentana, 484 - Tel. 4270547

Sede legale: 00197 Roma, Via A. Stoppani, 10 - Tel. 879647

LINOTIPIA VERONESE DI ALFIO FIORINI - VERONA - ITALIA

EPISTOLA AL FIGLIO DEL LUPO
INTRODUZIONE

« Camminavo nella Terra di Tá (Tihrán) - aurora dei

segni del tuo Signore - quand'ecco sentii il lamento dei pul-

piti e la voce della loro supplica a Dio, sia benedetto e glo-

rificato. Essi gridavano e dicevano: 'O Dio del mondo e

Signore delle nazioni! Tu vedi il nostro stato e che cosa ci è

accaduto...' »

Noi, i due miliardi di esseri umani esistenti sul pianeta,

Viviamo in un'epoca in cui non solo i pulpiti di tutte le

religioni, ma tutte le cose ci condannano, ciascuna con

quella parola che, secondo il Corano, Iddio le ha dato:

« Ci fa parlare Iddio, Colui Che ha dato la parola a tutte

le cose... » (Corano 41:21); noi che negli ultimi trenta-

cinque anni abbiamo ucciso ben quarantacinque milioni di

esseri umani, ignoti di cui non conoscevamo neppure il no-

me; noi che abbiamo negato di essere qualitativamente

diversi dagli animali e cercato di vivere nel loro mondo,

tentativo che è riuscito come riuscirebbe a un animale di

trasformarsi in un albero o a un albero di divenire pietra;

noi che sprechiamo il tempo nell'inventare complicate scuse

per giustificare le nostre azioni; noi che incolpiamo sempre

gli altri e sempre aspettiamo che gli altri ci salvino!

Non sorprende che Bahá'u'lláh, il Nobiluomo persiano

Che dichiarò la Sua missione spirituale nel 1863, abbia

detto: « ... camminate sulla Mia terra compiaciuti e

soddisfatti di voi stessi, senza curarvi che la Mia terra è

stanca di voi e che tutto ciò che in essa si trova vi schiva. »

Desideriamo la felicità, eppure quando ce la offrono la

respingiamo; perché felicità per noi esseri umani significa

innalzarsi dal cieco mondo materiale, verso la consapevo-

lezza dello spirito, e questo solo il Profeta di Dio può farlo;

ma quando Egli viene, Lo combattiamo, Gli resistiamo, sia

Egli Mosè, Budda, Gesù, Muhammad, Bahá'u'lláh.

Col suo agire, l'uomo dimostra d'aver perduto Dio e,

pertanto, di aver perduto anche se stesso. « E non siate

come coloro che dimenticarono Iddio » ammonisce il Co-

rano « e ai quali Iddio fece dimenticare se stessi. » (59:19).

L'uomo è disorientato, smarrito in un deserto; deve ritrovare

il significato dell'universo e questo significato è Dio,

manifestato dal Profeta. Allora egli riscoprirà il proprio io,

cioè il riflesso di quel significato, e troverà un modo di

vivere in armonia coi fatti, e lo seguirà coscientemente.

In questo libro si parla di un giovane diciassettenne, un

ragazzo turbolento, che dava preoccupazioni al padre. Ba-

há'u'lláh, Che era allora rinchiuso nella prigione di 'Akká, lo

chiamò a Sé. Dopo quel colloquio, da solo e a piedi, il

ragazzo portò in Persia la Tavola di Bahá'u'lláh allo Sciá.

Giunto alla capitale dopo quattro mesi di viaggio, digiunò,

pregò e attese su una roccia, finché non vide lo Sciá e il suo

seguito che andavano a caccia verso i villaggi sulle colline

a nord di Tihrán. Allora, avvicinandosi, gridò in arabo: « O

Re! Ti porto da Saba notizia importante e sicura. » (Sono le

parole che l'upupa disse a Salomone, quando ritornò dopo

aver visto Balkis, regina di Saba, sul suo trono d'oro:

Corano 27:22) La Tavola fu tolta al ragazzo e consegnata ai

preti, i quali, dopo averla letta, consigliarono di ucciderlo.

Per tre giorni i carnefici lo torturarono con ferri roventi -

esiste ancora una fotografia scattata durante la tortura - poi,

fracassatagli la testa con il calcio di un fucile, ne gettarono

il corpo in un fossato.

In una Tavola indirizzata al padre del ragazzo, Hájí

'Abdu'l-Majíd, che fu poi martirizzato nel Khurásán, Ba-

há'u'lláh scrisse: « Pensi che sia morto? No, per il Rive-

latore dei Segni! Per suo mezzo lo spirito della vita si

muove gioioso nel cuor dell'universo ». In quella Tavola

Bahá'u'lláh disse che in Badí' « fu alitato lo spirito della

forza e del potere »; che egli fu ricreato e sorrise; e « se Noi

glielo avessimo ordinato, tutto avrebbe soggiogato in cielo

e sulla terra »; che « fu sopraffatto dalla gioia » e andò

incontro alla morte « con possanza e autorità, avanzando

con tale forza da sconfiggere le Celesti Schiere e gli

abitatori delle Città dei Nomi. »

Badí' fu ricreato (secondo la terminologia biblica, ri-

nacque), vide la verità e per essa si immolò. Raramente

oggi coloro che credono in Bahá'u'lláh sono chiamati a

unirsi alla schiera degli oltre 20.000 martiri che hanno dato

la vita nell'Età Eroica della Sua Causa - i quali, come è

scritto in questo libro, « gettarono via il prezioso diadema

della vita, per amore di Colui Che è l'Amico

Incomparabile. » Ma essi sono continuamente costretti a

ignorare simpatie e antipatie, a imporsi una ferrea linea di

condotta, a dominare se stessi - processo più lungo e forse

più doloroso, anche se spesso meno spettacolare, del mar-

tirio.

Solo così il pianeta potrà ancora essere reso abitabile:

che gli esseri umani, spinti dall'amore, incomincino volon-

tariamente ad agire in modo degno della natura umana.

Bahá'u'lláh scrive nelle Parole Celate: « Ti ho creato ricco,

perché ti riduci in povertà? Ti ho creato nobile, perché ti

degradi? »
1.

Il mondo intellettuale ha ormai compreso gli insegna-

menti fondamentali che Bahá'u'lláh (1817-1892) enunciò

più di settant'anni or sono. Oggi giorno nessuna mente

illuminata può dissentire da insegnamenti come questi:

«Unità e interezza della razza umana.» È questo il prin-

cipio più importante, la sua attuazione essendo lo scopo

essenziale della Fede Bahá'í: l'unificazione dell'umanità,

dice Bahá'u'lláh, è inevitabile e segna l'ultimo stadio del-

l'evoluzione dell'uomo verso la maturità.

Servire l'umanità è la più pregevole di tutte le azioni.

La religione, « strumento principe per l'instaurazione

dell'ordine nel mondo » deve essere insegnata ai bambini

in tutte le scuole, in modo tale da non ingenerare pregiudizi

o fanatismi; tutte le religioni, infatti, sono fondamen-

talmente uguali e differiscono solo nell'aspetto esteriore,

unicamente perché apparse in diversi periodi storici e

perciò rivolte a situazioni differenti.

Riconciliazione della religione con la scienza, essendo

queste le due più potenti forze della vita umana.
Educazione accessibile a tutti.

Parità di diritti e doveri tra i due sessi, essendo la

parità per le donne strettamente collegata alla pace mon-

diale.

Un sistema federale mondiale, con riduzione degli ar-

mamenti, sicurezza collettiva.

Adozione di una lingua e di una scrittura ausiliarie

internazionali.
Lavoro per tutti.
Bahá'u'lláh dice inoltre:

che la giustizia è « la più diletta fra tutte le cose » e il

suo avvento è inevitabile;

che la consultazione libera e sincera è « apportatrice di

comprensione » e base granitica del Suo Ordine Mondiale;

che tutti devono acquisire il sapere, ed esalta « arti,

commerci e scienze »;

che la ricchezza, onestamente conseguita per mezzo di

mestieri o professioni, è lodevole;

che l'eccessiva ricchezza e la povertà scompariranno;

che i fiduciari della « Casa di Giustizia » dovranno

legiferare su ciò che non è specificamente trattato negli

Scritti Bahá'í (a questo ente internazionale Bahá'í è data

facoltà di abrogare quanto esso ha precedentemente legi-

ferato e di incorporare nel proprio meccanismo qualsiasi

cosa sia reputata necessaria per mantenere la Fede « al-

l'avanguardia di tutti i movimenti progrediti »).

È raccomandabile un governo costituzionale, il quale

combini « gli ideali repubblicani con la maestà della co-

rona. »

All'agricoltura dovrà essere dedicata una speciale atten-

zione.

La stampa è tenuta in alta considerazione, i giornali sono

descritti come « specchio del mondo » e i responsabili della

loro produzione consigliati a liberarsi da « malizia,

passioni, pregiudizi e ad essere giusti ed equi, coscienziosi

e infaticabili nelle loro inchieste e ad accertarsi in ogni caso

della verità dei fatti. »

Bahá'u'lláh, inoltre, proibisce la guerra santa e la di-

struzione dei libri;

invita i Suoi seguaci ad obbedire ai governi dei paesi

dove vivono

tributa un particolare elogio ai dotti e ai saggi, che

chiama « occhi » del corpo dell'umanità.

Quello che il mondo ancora non riesce a figurarsi è come

l'Ordine Mondiale concepito da Bahá'u'lláh, funzionante nel

riconoscimento universale di un solo Dio, possa « creare

una nuova società ». E invece le Sue attenzioni sono volte

innanzi tutto verso la creazione di una comunità mondiale.

Più volte, nel passato, la religione ha generato individui

moralmente sani, ma il principale scopo della religione di

Bahá'u'lláh è quello di formare una società ottimale.

Secondo i bahá'í, il suo Sistema Amministrativo è l'unico

mezzo idoneo a regolare il rapporto fra individuo e

collettività, fra libertà e autorità, equilibrandone le

rispettive prerogative. È indispensabile creare questo equi-

librio, se l'umanità vuole giungere a un'era di pace. Abbia-

mo visto lo stato dittatoriale schiacciare l'individuo e la

giustizia sommaria travolgere il gruppo. Questo tema è

stato dibattuto in tutti i tempi. Il mistico Rúmí supplica Dio

di liberarlo dal libero arbitrio, fardello, egli dice, che anche

il cielo e gli angeli si sono rifiutati di portare e che solo

l'uomo ha accettato; egli si paragona a un cammello

schiacciato da una soma, le cui gerle scivolano ora da una

parte ora dall'altra, e chiede che lo sbilanciato carico gli sia

tolto di dosso e di poter invece rotolare qua e là come una

palla da polo. Di contro a siffatte idee c'è il modo in cui si

viveva nella Ginevra di Calvino, dove, secondo le allora

vigenti leggi alberghiere, nessuno poteva « rimanere alzato

dopo le nove di sera, ad eccezione delle spie ».

Quando ci sarà equilibrio tra individuo e società, sa-

premo che è incominciata la maturità dell'uomo. Ovvia-

mente, individui e gruppi dovranno rinunciare a qualche

cosa di ciò che ora hanno, come le nazioni dovranno cedere

parte della loro sovranità in favore della comunità

mondiale, ma sarà come sacrificare l'esca per prender pesci.

2.

Ecco una religione in armonia con il mondo moderno.

Non ha clero; accetta fondi solo dai suoi adepti; ha risolto i

problemi della successione, dell'amministrazione e dello

scisma, problemi che hanno praticamente distrutto l'unità

delle fedi precedenti, quasi sul loro nascere. In un Patto che

scrisse di Persona Bahá'u'lláh, Fondatore di questa Fede,

designò il primogenito, 'Abdu'l-Bahá, quale Successore e

Interprete Autorizzato. 'Abdu'l-Bahá nelle Sue « Ultime

Volontà e Testamento » nominò Custode e Interprete il

nipote, Shoghi Effendi... Anche le istituzioni demo-

craticamente elette che amministrano la Fede sono state

codificate negli Scritti del Fondatore. Il compito attuale dei

Bahá'í nel mondo è duplice: consolidamento - cioè studio

degli insegnamenti e impostazione Bahá'í della vita, ed

espansione - cioè presentazione della Fede al pubblico,

come oggetto di libera ricerca. Vi sono ora comunità Bahá'í

in oltre cento paesi in tutto il mondo.

Lo studio degli Scritti può occupare una vita intera.

Sebbene i principi della Fede siano facilmente comprensi-

bili, tuttavia gli Insegnamenti sono vasti e, man mano che

se ne approfondisce la conoscenza, essi dischiudono oriz-

zonti sempre più ampi. Non si può certo dire che tutti i

Bahá'í siano intellettuali - vi sono in Persia intere comunità

formate da contadini - ma è certo che gli Insegnamenti di

per sé, e lo sforzo necessario per spiegarli al pubblico,

sono un forte incentivo ad ampliare le proprie conoscenze.

'Abdu'l-Bahá scrive: « La sovranità dei re ha fine... ma

eterno è il dominio della scienza... » e inoltre: « Tutte le

benedizioni hanno origine divina, ma nulla può parago-

narsi a questa facoltà di ricerca intellettuale, dono eterno,

che produce frutti d'infinita dolcezza... Tutte le altre bene-

dizioni sono temporanee; questo è un possedimento im-

perituro ».
3.

Bahá'u'lláh scrisse un centinaio di libri. Essi contengono

leggi, principi ed esortazioni, ammonimenti e profezie,

preghiere e meditazioni, commenti, interpretazioni, discorsi

e omelie, la proclamazione della Sua missione a sovrani,

ministri, sacerdoti orientali e occidentali, scritti rivolti a

personalità in campo intellettuale, politico, letterario,

mistico, commerciale e umanitario. La Sua ultima grande

Tavola è questo libro, rivelato circa un anno prima della

Sua morte avvenuta nel 1892.

Quasi tre mesi dopo aver completato quest'opera, Ba-

há'u'lláh espresse il desiderio di lasciare questo mondo.

Viveva allora ancora esule e prigioniero - come era stato

negli ultimi 40 anni, ora qui ora là nel Medio Oriente - nella

Magione di Bahjí, alla periferia di 'Akká. Da quel

momento, dal tono delle Sue osservazioni fu chiaro che,

sebbene non lo dicesse apertamente, la fine della Sua esi-

stenza terrena si stava avvicinando. Anni prima, nella Ta-

vola della Visione - rivelata nell'anniversario del Suo Pre-

cursore e Araldo-Profeta, il martire Báb - Egli aveva

descritto « la luminosa Ancella » di bianco vestita che Gli

era apparsa dinanzi invitandoLo ad affrettarSi verso « gli

altri Suoi domini » sui quali « mai i popoli dei nomi han

posato lo sguardo ». Trascorsi pochi mesi, dopo breve

malattia, Si spense all'alba del 29 maggio 1892, a settan-

taquattro anni di età.

Fu allora inviato al sultano 'Abdu'l-Hamíd, di cui Egli

era stato prigioniero, il famoso telegramma che si apriva

con le parole: « Il Sole di Bahá è tramontato ».Una folla

piangente si riversò da 'Akká e dai paesi vicini, affollando i

campi attorno alla Magione; notabili sciiti e sunniti,

cristiani, drusi, ebrei, poeti, teologi e funzionari provenienti

da lontane città, come Damasco, Aleppo, Beirut e il Cairo,

inviarono scritti di elogio, mentre Nabíl, lo storico, si gettò

inconsolabile nel Mediterraneo, annegandovi.

Questo testo occupa pertanto un posto tutto speciale

nella gerarchia dei libri rivelati da Bahá'u'lláh. È l'ultimo:

una specie di antologia, particolarmente valida, perché

l'Autore in Persona ne ha selezionato il materiale, che

comprende alcuni fra i più noti e caratteristici dei Suoi

scritti e numerose prove suffraganti la validità della Sua

Causa.

A Isfáhán vivevano due fratelli, uomini abbienti, molto

noti per filantropia ed eccellenza di carattere. Il grande

sacerdote, Mír Muhammad-Husayn, cui era dato il privi-

legio di recitare le preghiere nella Moschea del Venerdì, era

loro debitore di un'ingente somma di denaro ; per libe-

rarsi della sua insolvenza, li denunciò come seguaci del

Báb, ben sapendo cosa ciò significasse. Le loro belle case

furono date in preda alla folla che le devastò, distruggendo

perfino gli alberi e i fiori del giardino; tutto quel che ave-

vano venne saccheggiato; poi Shaykh Muhammad-Báqir,

che Bahá'u'lláh chiama « Lupo », pronunciò la loro con-

danna a morte e il Governatore, principe Zillu's-Sultán,

figlio maggiore dello Sciá, la ratificò. I due fratelli furono

incatenati e decapitati, i loro corpi trascinati nella grande

piazza della città ed esposti a oltraggi d'ogni sorta da parte

della folla.« In tal guisa fu sparso il sangue di questi due

fratelli » ha scritto 'Abdu'l-Bahá « che quel giorno i preti

cristiani di Julfa levarono gridi, lamenti e pianti ».

In seguito « il Lupo », che Bahá'u'lláh condannò nella

Sua Lawh-i-Burhán (Tavola della Prova) e chiamò « l'ulti-

mo sprazzo di sole in cima ai monti », vide il proprio pre-

stigio declinare inesorabilmente, finché fece una misera

morte schiacciato dai rimorsi. In quanto al suo complice,

Mír Muhammad-Husayn, Bahá'u'lláh lo stigmatizzò come

« la Serpe » e affermò che era « infinitamente più malvagio

dell'oppressore di Karbilá ».Costui, espulso da Isfáhán,

vagabondò da un villaggio all'altro finché, caduto amma-

lato, morì di un morbo così ripugnante che la moglie e la

figlia non si sentirono di assisterlo.

Molti anni dopo, il governatore Zillu's-Sultán fu esi-

liato a Ginevra. Nel 1911, mentre 'Abdu'l-Bahá Si trovava

a Thonon, all'Hotel du Parc, Zillu's-Sultán vi si recò. Ippo-

lito Dreyfus, eminente studioso e viaggiatore, il primo

Bahá'í francese, l'aveva incontrato in Persia nella sua ten-

da, durante una battuta di caccia. Ora lo rivedeva sulla

terrazza dell'Hotel e descrisse quell'incontro a Juliet Thom-

pson che, giunta il giorno successivo, annotò sul suo

diario: « Anche il Maestro Si trovava sulla terrazza e pas-

seggiava poco distante. Ippolito era sulla soglia, allorché

vide Zillu's-Sultán salire le scale. Il Principe gli si avvicinò,

lo salutò e poi, guardando sorpreso il Maestro, domandò

"Chi è quel Gentiluomo persiano?" "È 'Abdu'l-Bahá ri-

spose Ippolito". Zillu's-Sultán parlò con profonda umiltà.

"Conducetemi da Lui" implorò. Ippolito mi raccontò tut-

to: "Avresti dovuto vedere quel bruto, Juliet, borbottare

le sue miserabili scuse!" Ma il Maestro lo prese fra le

braccia, dicendo: "Sono cose passate. Non pensateci mai

più ».

I due fratelli che furono mandati a morte dal « Lupo »

e dai suoi complici sono noti ai Bahá'í col titolo di « Re dei

Martiri » e « Amato dei Martiri ». Sono anche conosciuti

come « le Splendide Luci Inseparabili ».Si chiamavano

Mirza Muhammad-Hasan e Mirza Muhammad-Husayn ed

erano siyyid, cioè discendenti del Profeta Muhammad.

Successivamente un vincolo speciale li legò all'occidente,

perché nel 1933 l'americana Keith Ransom-Kehler,

rappresentante l'Assemblea Spirituale Nazionale Bahá'í

degli Stati Uniti, visitò le loro tombe deponendovi dei fiori.

Pochi giorni dopo, ella contrasse il vaiolo e ne morì, e il suo

corpo fu tumulato nelle vicinanze.

Questo libro è indirizzato al figlio dell'uomo che as-

sassinò le Splendide Luci Inseparabili, il Figlio del Lupo. Il

suo nome era Shaykh Muhammad-Taqíy-i-Najafí. Prete

musulmano di Isfáhán, egli e i suoi discepoli calpestarono

la salma di Mirza Ashraf, un altro Bahá'í che, nel 1888, fu

ucciso per ordine dei mullá della città. In questo libro egli è

spesso chiamato « shaykh » titolo che significa capo,

presule, o dotto. Il libro è rivolto anche ad altre persone:

alle genti del Bayán, quei seguaci del Báb che non riconob-

bero Bahá'u'lláh e che ricordano quei seguaci di Giovanni

il Battista i quali non accettarono Gesù Cristo; a Hádí,

capo religioso, che chiamato discepolo del Báb ebbe il ter-

rore di perdere il suo rango, e cercò di distruggere tutte le

copie del Bayán, il grande libro del Báb, e al « Lupo », in

passi presi dalla « Tavola della Prova », dalle Tavole alla

regina Vittoria e a Napoleone III; e ad altri, in vari passi

citati. Sebbene l'Epistola sia principalmente rivolta al Fi-

glio del Lupo, questi ha un'importanza secondaria; infatti,

più che a lui, Bahá'u'lláh Si rivolge a tutta l'umanità.

Alcuni dei termini contenuti in questo libro sono fami-

liari solo agli studiosi di Islamismo, poiché la Fede Bahá'í

scaturisce dall'Islám, come il Cristianesimo scaturì dal-

l'Ebraismo.

Per esempio, il versetto arabo di pag. 12 contrappone il

Santuario (Haram), il sacro luogo dove non si può spargere

sangue, al recinto esterno del Santuario (Hill), dove lo

spargimento di sangue è lecito, significando con ciò che

Bahá'u'lláh è disposto a sacrificare la vita in ogni luogo e

condizione.

O viene nominato il Sadratu'l-Muntahá. È questo il

« Divino Albero di Loto », « l'Albero Sidrah che segna il

limite », « l'Albero di Loto dell'estremità », « l'Albero ol-

tre il quale né angeli né uomini possono passare » e che

si erge nel Settimo Cielo, il Sommo Paradiso, alla destra

del Trono di Dio. Se ne parla nel Corano, indirettamente

(53: 9) e direttamente (53:14); le due visioni qui descritte

sono tradizionalmente collegate alla Visione di Muham-

mad dell'Ascensione o Mi'ráj (cf. 17:1). Negli Scritti

Bahá'í quest'albero simboleggia il Profeta o Manifesta-

zione di Dio.

Del Libro Madre si parla nel Corano (43:4): Rodwell

lo traduce con « Libro Archetipo » e commenta « la Ma-

dre del Libro, cioè l'originale del Corano conservato pres-

so Dio »; Sale scrive « la tavola preservata, cioè l'origi-

nale di tutte le scritture in senso lato ». (Bausani dice:

« Madre del Libro, il prototipo celeste del Corano, conser-

vato su tavole ben custodite ».(n.d.t.). Per i Bahá'í il Libro

Madre o Tavola Preservata o Tavola Custodita è la Parola

di Dio, la Sua Manifestazione in ogni era, o il Suo Libro.

La sura di Tawhíd, detta dell'unità, è la n. 112 del

Corano.

Per « Nome » a volte s'intende il Profeta o la Mani-

festazione di Dio. A pag. 40 si legge: « Non essere di

coloro che chiamarono Dio con uno dei Suoi nomi, ma che,

quando Colui Che è l'Oggetto di tutti i nomi apparve, Lo

negarono a da Lui si allontanarono... »

La moschea di Aqsá - il « tempio ultimo » (Corano 17:1)

fu costruita a Gerusalemme là dove un tempo si ergeva il

tempio di Salomone.

A pag. 51, vi è un gioco di parole. Il martire grida

che ha conservato sia Bahá'u'lláh sia il prezzo del sangue;

infatti « Bahá » in arabo significa gloria, in persiano

prezzo.

Balál, uno dei primi grandi credenti in Muhammad, era

uno schiavo etiope. Crudelmente torturato dagli idolatri

meccani, si rifiutò di negare la sua fede nell'Islám. In

seguito fu liberato e, sebbene fosse balbuziente, Muham-

mad lo nominò primo muezzin. La frase a pag. 53 si rife-

risce al fatto che, a causa del suo difetto, egli pronunciava

la « sc » come « s ».

« Resto o vestigia del Profeta » a pag. 53, significa che i

fratelli martirizzati erano discendenti di Muhammad.

« Lacerare il velo della Divinità », a pag. 58, significa

commettere un atto sacrilego, cioè simbolicamente lacerare

il velo del tabernacolo dove si trovava la Shekinah - la

Dimora, la Gloria di Dio - emblema della Presenza Divina.

L'azzoppamento della Cammella deriva dal Corano

(7:77, 11:65, 54:29 eccetera). La Cammella era un segno di

Dio, la prova della missione del Profeta Sálih. Si tratta

anche qui di un atto blasfemo.

Ismaele, pag. 70, è un riferimento al Corano 37:102.

Secondo l'Islám il figlio che doveva essere sacrificato non

era Isacco, bensì Ismaele, che in quel momento era l'unico

figlio di Abramo.(Cfr. Spigolature dagli Scritti di Bahá'u'-

lláh, n. XXXII).

« I versetti riguardanti la Presenza Divina » di cui si

parla a pag. 80 e altrove, sono numerosi nel Corano. Fra

questi: 39: 69: « E scintillerà allora la terra della Luce del

Signore, e sarà spalancato il Libro, e saran condotti i Pro-

feti e i Martiri... e non sarà fatto loro alcun torto ».

89: 21-22: « ... Quando la terra sarà stritolata pezzo a

pezzo e vedranno il tuo Signore e gli angeli, schiera a schie-

ra... » 83:6: « Il giorno in cui gli uomini tutti staran

ritti di fronte al Signore del Creato ». 20:108, 111: « In

quel giorno tutti seguiranno i passi d'Uno che chiama... e

basse saran le voci di fronte al Misericordioso, e tu non

potresti udire allora altro che un fruscio di passi leggero...

Umili saranno gli sguardi di fronte al Vivente... »

Il Rawdih-khání, pag. 85, è una lamentazione rituale

per il martire Imám Husayn. Con il nuovo Avvento, il

tempo del lutto è finito; per esprimere questo concetto,

Táhirih, la grande poetessa convertita alla Fede del Báb, si

rifiutò di partecipare al tradizionale lutto per Husayn, il

giorno dell'anniversario del suo martirio, sfidando così

apertamente la popolazione di Karbilá.

Adrianopoli, pag. 92, si chiama in arabo Adirnih. Ogni

lettera dell'alfabeto arabo ha un valore numerico; e secondo

questo calcolo (abjad) il valore numerico delle parole

Adirnih e sirr (mistero) è equivalente, in quanto le lettere

arabe di cui queste due parole sono composte, sommate,

danno per entrambe un totale di 260.

La lingua e la scrittura alle quali si accenna a pag. 96

non furono mai da Bahá'u'lláh rese note a nessuno.

Il Qayyúm-i-Asmá, a pag. 97, è il commento scritto dal

Báb alla Sura di Giuseppe, il cui primo capitolo Egli rivelò

in presenza di Mullá Husayn, la notte del 22 maggio 1844,

quando dichiarò la Sua missione a Shíráz. Bahá'u'lláh ne

parla nel Libro della Certezza, definendolo « il primo, il più

grande e il più possente di tutti i libri » della Dispensazione

Bábí.

Il Grande Annuncio, a pag. 98, è il Nabáu'l'-'Azím (vedi

Corano 78:1-2, 38:67)

Il versetto « che fa dell'alba oscurità » (Amos, 4:12-

13) si riferisce a Mirza Yahyá, conosciuto come Subh-i-

Azal, Mattino dell'Eternità, il quale negò e tradì la Mani-

festazione (pag. 102).

L'affermazione « Nessuno conosce il tempo della Rive-

lazione... » a pag. 110 smentisce i negatori, i quali soste-

nevano che l'Avvento che il Báb aveva proclamato essere

imminente avrebbe avuto luogo solo nel 2001, data che essi

avevano ottenuto sommando i valori numerici delle lettere

che compongono la parola Mustagháth assegnata dal Báb

come limite del tempo stabilito per la venuta della

Manifestazione. Mustagháth significa « Colui Che è in-

vocato ».

Il martirio dell'Imám Husayn a Karbilá è descritto da

Gibbon nel suo Decline and Fall of the Roman Empire

(Modern Library Edition, III,125, 127). Dhi'l-Jawshan è

Shimr, colui che uccise Husayn, figlio di 'Alí e nipote di

Muhammad (pag. 111).

A pag. 111 la sura del Corano di cui si parla è la n. 109,

- la sura dei negatori - nella quale Muhammad rifiuta il

compromesso con gl'idolatri meccani.

Siyyid Muhammad, il siyyid di Isfáhán, è l'anticristo

della Rivelazione Bahá'í. Fu lui a traviare Mirza Yahyá,

fratellastro di Bahá'u'lláh (cfr. Dio passa nel mondo, pag.

168, 195). Se ne parla a pag. 114 di questo libro.

I Mawlaví sono un ordine di « dervisci danzanti », fon-

dato da Jalál-i-Dín Rúmí, 1207-1273 AD. (pag. 115).

Per il termine Khidr, che significa verde, vedere le

tradizioni riguardanti Corano 18: 60 e segg. Nell'Islám egli

è lo scopritore e il custode dell'acqua della vita e il simbolo

della Vera Guida (pag. 125).

Rukn è la Pietra Nera incastonata nella parete della

Ka'bih (la Kaaba), l'edificio cubico meccano, principale me-

ta di pellegrinaggio per il mondo musulmano. La Maqám

o Sito di Abramo è vicino alla Kaaba. Cfr. Corano 2:125:

« Prendete dunque il luogo dove ristette Abramo, per

oratorio » e ancora 3: 96: « In verità, il primo Tempio che

sia stato fondato per gli uomini è, certo, quello che è in

Bakka (cioè la Mecca)... vi si trovano Segni evidenti, la

stazione di Abramo, e chi v'entra è in sicurtà ». Questi ul-

timi quattro riferimenti si trovano a pag. 126 di questo

testo.

Quanto abbiamo scritto rappresenta un commento mi-

nimo, poiché questo libro è ricchissimo di allusioni e offre

un abbondante materiale di studio.

L'Epistola al Figlio del Lupo è un'ulteriore prova, se ne

occorrono altre, che il Profeta Si è levato in mezzo a noi,

come nel passato; che ancora una volta il mistero che ci

circonda ha parlato per bocca di un essere umano; che

l'antico modello - Precursore, Profeta, martiri e trionfo della

Fede - si è ripetuto nel nostro tempo; che le promesse

dell'avvento del Giorno di Dio, contenute nelle antiche

Fedi, sono state finalmente mantenute. Nella Tavola allo

Sciá di Persia, il cui latore fu ucciso, Bahá'u'lláh, la Gloria

di Dio, così riassume la Sua vicenda:
« Questo non procede da Me, ma da Uno che è Onni-

potente e Onnisciente. Ed Egli M'ingiunse di levar la voce

fra la terra e il cielo, e a causa di ciò Mi accaddero cose

che fecero versar lacrime a ogni uomo perspicace. Non ho

studiato le discipline correnti fra gli uomini; non sono en-

trato nelle loro scuole. Chiedi nelle città in cui ho dimo-

rato, acciocché tu possa ben assicurarti che non sono di

coloro che mentiscono. Questa non è che una foglia mossa

dai venti della volontà del tuo Signore, l'Onnipotente, il

Lodatissimo. Può essa ferma restare, quando i venti tem-

pestosi soffiano? »
MirzaEH GAIL
1953
Nel nome di Dio, l'Uno, l'Incomparabile,
l'Onnipossente, l'Onnisciente, il Più Saggio.

Lode sia a Dio, l'Eterno Che non perisce, l'Imperituro

Che non declina, l'Esistente da Sé Che non muta. Egli è

Colui Che è trascendente nella Sua sovranità, palese nei

Suoi segni e occulto nei Suoi misteri. Egli è Colui al Cui

comando lo stendardo del Verbo Più Eccelso è stato di-

spiegato nel mondo della creazione e il vessillo di « Egli

fa ciò che vuole » issato fra le genti. Egli è Colui Che

ha rivelato la Sua Causa per la retta guida delle Sue crea-

ture, Che ha inviato i Suoi versetti a suffragio della Sua

Prova e della Sua Testimonianza, Che ha abbellito il pro-

logo del Libro dell'Uomo con l'ornamento della parola,

mediante il Suo detto: « Il Misericordioso il Corano ha in-

segnato, l'uomo ha creato e chiara espressione gli ha ap-

preso ». Non v'è altro Dio che Lui, l'Uno, l'Impareggiabile,

il Forte, il Potente, il Benefico.

La luce che s'irradia dal cielo della munificenza e la

benedizione che risplende dall'oriente della volontà di Dio,

Signore del Regno dei Nomi, si posino su Colui Che è il

Supremo Mediatore, il Calamo Più Eccelso, Colui Che Dio

ha fatto aurora dei Suoi nomi più eccellenti e oriente dei

Suoi attributi più sublimi. Per Suo mezzo la luce dell'unità

ha brillato all'orizzonte del mondo e la legge dell'unione

è stata rivelata fra tutti i popoli che, rivolti i radiosi sem-

bianti verso l'Orizzonte Supremo, hanno riconosciuto ciò

che la Lingua della Favella ha proferito nel regno del Suo

sapere: « Terra e cielo, gloria e dominio sono di Dio,

l'Onnipotente, il Potentissimo, il Signore dalle abbondanti

grazie! ».

O insigne teologo, porgi orecchio alla voce di questo

Vilipeso. Egli, certo, ti consiglia per amor di Dio e ti

esorta a ciò che ti avvicini a Lui in ogni circostanza. In

verità, Egli è Colui Che tutto possiede, l'Eccelso. Sappi

che l'orecchio dell'uomo è stato creato perché possa udire

la Voce Divina in questo Giorno che ogni Libro, Tavola e

Scrittura ha menzionato. Purifica, anzi tutto, la tua anima

con le acque della rinuncia e cingiti il capo col diadema del

timor di Dio e le tempie con l'ornamento della fiducia in

Lui. Sorgi, poi, e rivolto il viso verso la Più Grande Casa,

il Luogo attorno al quale, come l'Eterno Sovrano ha decre-

tato, tutto ciò che dimora sulla terra deve gravitare, re-

cita:

« O Dio, mio Dio, mio Desio, mio Adorato, mio Mae-

stro, mio Sostegno, mia somma Speranza, mia suprema

Aspirazione! Tu mi vedi rivolto verso Te, avvinghiato alla

corda della Tua munificenza e all'orlo del manto della Tua

generosità, riconoscere la santità del Tuo Essere e la pu-

rezza della Tua Essenza, confessare la Tua unità e unicità.

Faccio testimonianza che Tu sei l'Uno, l'Unico, l'Incompa-

rabile, il Sempiterno. Non Ti sei preso compagno nel Tuo

dominio, né hai prescelto sulla terra alcuno pari a Te. Tutte

le cose create hanno attestato ciò che la Lingua della Tua

grandezza ha testimoniato avanti la loro creazione. In

verità, Tu sei Dio; non v'è altro Dio che Te! Dall'eternità,

fosti santificato di là dalla menzione dei Tuoi servi ed

esaltato al di sopra della descrizione delle Tue creature. O

Signore, Tu vedi l'ignorante cercare l'oceano del Tuo sa-

pere, l'assetato le acque vive della Tua parola, l'umiliato il

tabernacolo della Tua gloria, il poverello i tesori della Tua

dovizia, il supplicante l'aurora della Tua saggezza, il debole

la sorgente della Tua forza, il miserabile il cielo della Tua

munificenza, il muto il reame della Tua menzione.

« Attesto, o mio Dio e mio Re, che mi hai creato per

ricordarTi, glorificarTi e assistere la Tua Causa. E invece,

ho aiutato i Tuoi nemici, coloro che hanno violato il Tuo

Patto, gettato via il Tuo Libro, che non hanno creduto in

Te, che hanno ripudiato i Tuoi segni. Ahimè! ahimè! per la

mia ostinazione, per la mia vergogna, per la mia nequizia e

per i miei misfatti, che mi hanno celato le profondità del-

l'oceano della Tua unità e impedito di penetrare il mare

della Tua grazia. Perciò, ahimè! ahimè! e ancora ahimè!

ahimè! per la mia malvagità e per la gravità dei miei pec-

cati! O mio Dio! Tu mi hai creato per esaltare la Tua

Parola e manifestare la Tua Causa. Ma la mia incuria mi

ha distolto e afferrato in tal guisa, che mi sono levato a

cancellare i Tuoi segni e spargere il sangue dei Tuoi amati,

degli orienti dei Tuoi segni, delle albe della Tua rivela-

zione e dei depositari dei Tuoi misteri.

« O Signore, mio Signore! e ancora, o Signore, mio

Signore! ed ancora, o Signore, mio Signore! Attesto che, a

cagione della mia iniquità, sono caduti i frutti dell'albero

della Tua giustizia, e per il fuoco della mia ribellione si

sono consumati i cuori di quelle Tue creature che a Te sono

vicine e sono languite le anime dei sinceri fra i Tuoi

servi. Oh miserabile, me miserabile! Oh le atrocità, le tre-

mende atrocità che ho perpetrato! Guai a me! Guai a me!

per la mia lontananza da Te, per la mia disobbedienza,

per la mia ignoranza, per la mia bassezza, per il mio rifiuto

di Te e per la mia protesta contro di Te! Quanti i giorni

durante i quali hai ordinato ai Tuoi servi e ai Tuoi amati

di proteggermi, mentre io ho comandato loro di far male a

Te e a coloro nei quali hai riposto la fiducia! E quante le

notti durante le quali Ti sei degnato di ricordarmi e mi hai

additato la Tua via, mentre io mi sono allontanato da Te

e dai Tuoi segni! Per la Tua gloria! O Tu Che sei Speranza

di chi ha riconosciuto la Tua unità e Desìo del cuore di

chi si è distaccato da tutto fuorché Te! Non trovo alleato

eccetto Te, né sovrano, porto o rifugio, all'infuori di Te.

Ahimè! ahimè! Poiché da Te mi sono discostato, si è

incenerito il velo della mia integrità e, avendoTi negato, s'è

lacerato lo schermo disteso sul mio onore. Oh, come vorrei

trovarmi nelle profondità abissali della terra, ove le mie

malvagità rimanessero nascoste ai Tuoi servi! O mio

Signore, Tu vedi che questo peccatore si è volto verso

l'oriente del Tuo perdono e della Tua munificenza, e questo

cumulo d'iniquità ha cercato il cielo della Tua grazia e del

Tuo perdono. Ahimè! Ahimè! I miei enormi peccati mi

hanno impedito di avvicinarmi alla corte della Tua grazia e

le mie mostruose azioni mi hanno fatto smarrire lungi dal

santuario della Tua presenza. Io sono, invero, colui che ha

mancato ai suoi doveri verso Te e violato il Tuo Patto e il

Tuo Testamento, e perpetrato ciò che ha fatto gemere gli

abitatori delle città della Tua giustizia e gli orienti della Tua

grazia nei Tuoi regni. Confesso, o mio Dio, che ho

ripudiato i Tuoi comandamenti e mi sono aggrappato ai

dettami delle mie passioni, ho respinto le leggi del Tuo

Libro e afferrato il libro dei miei desideri. O me misero, o

me infelice! Mentre sempre più grandi si facevano le mie

nequizie, la Tua pazienza per me cresceva e, divampando il

fuoco della mia ribellione, il Tuo perdono e la Tua grazia

cercavan vieppiù di soffocarne la fiamma. Per il potere

della Tua possanza! O Tu Che sei il Desìo del mondo e il

Beneamato delle nazioni! La Tua sopportazione mi ha fatto

insuperbire e la Tua tolleranza mi ha reso ardito. Vedi, o

mio Dio, quante lacrime la mia vergogna ha fatto scorrere e

quanti gemiti mi ha strappato la mia incuria. Giuro, per la

grandezza della Tua maestà! Non trovo dimora se non

all'ombra della corte della Tua munificenza, né rifugio

fuorché sotto il baldacchino della Tua misericordia. Seb-

bene Tu mi abbia fatto udire le Tue parole "non disperare",

mi vedi tuttavia immerso in un mare di disperazione

e di sconforto. Per il Tuo potere! La mia grave ingiusti-

zia ha spezzato le corde della mia speranza e la mia ribel-

lione ha oscurato il mio sembiante davanti al trono della

Tua giustizia. Tu vedi, o mio Dio, colui che è caduto come

morto dinanzi alla porta del Tuo favore, vergognoso di

implorare dalla mano del Tuo tenero amore le acque vive

del Tuo perdono. Mi hai donato una lingua per lodarTi e

ricordarTi, e invece essa pronuncia ciò che ha fatto strug-

gere le anime di quei Tuoi eletti che sono a Te vicini e

languire i cuori dei sinceri fra gli abitatori delle magioni

della santità. Mi hai dato occhi per vedere i Tuoi segni,

mirare i Tuoi versetti, contemplare le rivelazioni della Tua

opera, ma io ho respinto la Tua volontà e commesso ciò

che ha fatto gemere i fedeli fra le Tue creature e i distac-

cati fra i Tuoi servi. Mi hai dato orecchi per ascoltare la

Tua lode, la Tua celebrazione e ciò che hai inviato dal cielo

della Tua munificenza e dal firmamento del Tuo volere.

E invece, ahimè! ahimè! ho abbandonato la Tua Causa,

comandato ai Tuoi servi di maledire i Tuoi fiduciari e i

Tuoi amati e agito, innanzi al trono della Tua giustizia,

in tal guisa che coloro fra gli abitatori del Tuo regno che

hanno riconosciuto la Tua unità e sono interamente a Te

votati fecero doglianza e gran lamento. O mio Dio, quando

mi troverò di fronte allo spumeggiante oceano del Tuo

favore, non so qual dei miei misfatti dovrò menzionare e,

quando sarò dinanzi allo splendore del sole dei Tuoi co-

piosi doni e grazie, quale dei miei peccati dovrò con-

fessare.

« T'imploro, in questo istante, per i misteri del Tuo

Libro, e per le cose celate nella Tua sapienza, e per le

perle racchiuse nelle conchiglie dell'oceano della Tua mi-

sericordia, di annoverarmi fra coloro che hai menzionato

nel Tuo Libro e descritto nelle Tue Tavole. O Dio! Hai

decretato per me una gioia che segua questa tribolazione, o

un sollievo dopo questa afflizione, o un conforto che

succeda a questo travaglio? Ahimè! ahimè! Tu hai disposto

che ogni pulpito sia serbato al Tuo ricordo, alla glorifica-

zione del Tuo Verbo e alla rivelazione della Tua Causa,

ma io vi sono salito per proclamare la violazione del Tuo

Patto e ho detto ai Tuoi servi parole tali da far gemere

gli abitatori dei Tabernacoli della Tua maestà e i cittadini

delle Città della Tua saggezza. Quante volte hai inviato

dal cielo della Tua munificenza il nutrimento della Tua

Parola e io l'ho respinto, e in quante occasioni mi hai chia-

mato presso le dolci acque fluenti della Tua misericordia,

ma io ho preferito allontanarmene, avendo inseguito i miei

desideri e il mio volere. Per la Tua gloria! Non so per

quale peccato supplicar la Tua clemenza e implorare il

Tuo perdono, né da quale delle mie iniquità incominciare a

discostarmi per volgermi verso la Corte della Tua munifi-

cenza e il Santuario del Tuo favore. Tali sono i miei pec-

cati e le mie colpe, che non c'è uomo che possa enumerarli

né penna che sia in grado di descriverli. O Tu Che tramuti

l'oscurità in luce e riveli i Tuoi misteri sul Sinai della Tua

Rivelazione! T'imploro di aiutarmi in ogni istante a ri-

porre la mia fiducia in Te e a rimettere tutte le mie cose

alla Tua cura. O mio Dio, rendimi pago di ciò che il dito

del Tuo decreto ha tracciato e la penna della Tua legge

scritto. Il potere Tu hai di far quel che T'aggrada e nel

Tuo pugno sono le redini di tutto quello che è in cielo e

sulla terra. Non v'è altro Dio che Te, l'Onnisciente, il

Sapientissimo. »

O Shaykh! Sappi che né le calunnie sparse dagli uomini,

né le loro negazioni, né i cavilli da essi escogitati possono

nuocere a chi è avvinghiato alla corda della grazia e

aggrappato al manto della misericordia del Signore del

creato. Nel nome di Dio! Egli, la Gloria di Dio (Bahá), non

ha parlato per mero impulso. Chi Gli ha dato voce è Colui

Che ha dato voce a tutte le cose, acché possano lodarLo e

glorificarLo. Non v'è altro Dio che Lui, l'Unico, l'Incom-

parabile, il Signore della forza, l'Incoercibile.

Chi ha vista acuta, orecchie memori, cuore illuminato

e petto dilatato riconosce il vero e il falso e li distingue

l'un dall'altro. Recita questa preghiera, sgorgata dalla lin-

gua di questo Vilipeso, e medita su essa con cuore libero

da ogni attaccamento, con orecchie forbite e pure, attento

al suo significato, sicché tu possa inalare la brezza del di-

stacco e avere pietà di te stesso e degli altri.

« Mio Dio, Oggetto della mia adorazione, Méta del

mio desio, il Più Munifico, il Più Compassionevole! Ogni

vita da Te proviene, ogni potere è nelle mani della Tua

onnipotenza. Chiunque Tu esalti è innalzato al di sopra

degli angeli e giunge allo stadio di " In verità, lo elevam-

mo ad altissimo luogo" ; e chiunque Tu confondi, divien

più vile che polvere, anzi meno che nulla. O Divina Prov-

videnza! Sebbene malvagi, peccatori e intemperanti, pure

ancora Ti chiediamo un "seggio di verità" e aneliamo a

contemplare il volto del Sovrano Onnipotente. È Tuo il

comando e tutta la sovranità Ti appartiene e il regno del

potere s'inchina al Tuo decreto. Tutto quello che fai è pura

giustizia, anzi la quintessenza della grazia. Un barlume

degli splendori del Tuo Nome, il Misericordiosissimo, è

sufficiente a bandire e cancellare ogni traccia di peccabilità

dal mondo, e un solo alito delle brezze del Giorno della Tua

Rivelazione basta per abbigliare di nuova veste l'intera

umanità. Concedi, o Onnipotente, alle Tue fragili creature

la Tua forza e ravviva coloro che sono come morti, acché

possano trovarTi, essere condotti all'Oceano della Tua retta

guida e rimanere saldi nella Tua Causa. Se le fragranze

della Tua lode fossero sparse lontano in quale che sia delle

diverse lingue del mondo dell'Oriente o dell'Occidente, ciò

sarebbe in verità apprezzato e assai gradito. Ma se di tali

fragranze fosser prive, sicuramente quelle lingue sarebbero

indegne di menzione, siano parole o pensieri. T'imploriamo,

o Provvidenza, di mostrare la Tua via a tutti gli uomini e di

ben guidarli. In verità, Tu sei l'Onnipotente, il Più Forte, il

Sapientissimo, l'Onniveggente. »

Invochiamo Iddio che ti assista a essere giusto ed equa-

nime e ti renda edotto delle cose che furono celate agli

occhi umani. In verità, Egli è il Possente, l'Incoercibile. Ti

chiediamo di riflettere su ciò che è stato rivelato e di essere

onesto e giusto nel parlare, acché, per avventura, gli

splendori dell'astro della veracità e della sincerità brillino,

liberandoti dalle tenebre dell'ignoranza e rischiarando il

mondo con la luce del sapere. Questo Vilipeso non ha fre-

quentato alcuna scuola, né partecipato alle discussioni dei

sapienti. Per la Mia vita! Non Mi sono rivelato per Mia

Propria volontà, ma Dio, di Sua scelta, Mi ha manifestato.

Nella Tavola indirizzata a Sua Maestà lo Sciá - possa Dio,

benedetto e glorificato Egli sia, assisterlo - dalla lingua di

questo Vilipeso sono fluite queste parole:

« O Re! Non ero che un uomo come gli altri, addor-

mentato sul Mio giaciglio, quand'ecco, le brezze del Glo-

riosissimo furono alitate su di Me e M'insegnarono la

sapienza di tutto ciò che è stato. Questo non procede da

Me, ma da Uno che è Onnipotente ed Onnisciente. Ed

Egli M'ingiunse di levar la voce fra terra e cielo, e a causa

di ciò Mi accaddero cose che fecero versar lacrime a ogni

uomo perspicace. Non ho studiato le discipline correnti

fra gli uomini né sono entrato nelle loro scuole. Chiedi

nella città in cui ho dimorato, acciocché tu possa ben assi-

curarti che non sono di coloro che mentiscono. Questa non

è che una foglia mossa dai venti della volontà del tuo Si-

gnore, l'Onnipotente, il Lodatissimo. Può essa ferma re-

stare, quando i venti tempestosi soffiano? No, per Colui

Che è il Signore dei Nomi e degli Attributi! Essi la muo-

vono a loro piacimento. Ciò che è perituro è un nulla al

cospetto di Colui Che è il Sempiterno. Il Suo appello sog-

giogatore M'ha raggiunto, inducendoMi a dire fra tutte le

genti le Sue lodi. In verità, ero come morto, quando fu

pronunziato il Suo comando. La mano della volontà del

Tuo Signore, il Compassionevole, il Clemente, M'ha tra-

sformato. »

È ora giunto per te il momento di purificarti con le

acque del distacco, sgorgate dal Calamo Supremo, e di me-

ditare, unicamente per amor di Dio, su quelle cose che sono

state più volte inviate o manifestate e quindi di far ogni

sforzo per soffocare, mediante il potere della saggezza e la

forza della tua parola, il fuoco dell'odio e dell'inimicizia

serpeggiante nei cuori dei popoli del mondo. I Divini

Messaggeri sono stati inviati, e i loro Libri rivelati, allo

scopo di promuovere la conoscenza di Dio e di accrescere

l'unità e la concordia fra gli uomini. Ma ora guarda come la

Legge di Dio sia stata fatta causa e pretesto di malvagità e

di odio. Com'è meschino e deplorevole che la maggior parte

degli uomini si siano attaccati alle cose che posseggono e vi

si siano immersi, mentre sono ignari delle cose che Iddio

possiede, da esse separati come da un velo!

Dì: « O Dio, mio Dio! Adorna la mia testa con la corona

della giustizia e le mie tempie con l'ornamento dell'equità.

Tu, in verità, sei il Possessore di tutti i doni e le

munificenze. »

Giustizia ed equità sono due inseparabili custodi che

vegliano sugli uomini. Da esse appaiono parole limpide e

benedette, apportatrici di benessere per il mondo e di

protezione per le nazioni.

Dalla penna di questo Vilipeso, in una delle Sue Tavole

sono fluite queste parole: « Lo scopo dell'unico vero Dio,

esaltata sia la Sua gloria, è stato quello di portare alla luce,

dalla miniera dell'uomo, le Mistiche Gemme - Coloro Che

sono gli Orienti della Sua Causa e i Depositari delle perle

della Sua sapienza; perché Dio Stesso, glorificato sia, è

l'invisibile, Colui Che è celato e velato a occhi umani.

Considera ciò che il Misericorde ha rivelato nel Corano:

"Non L'afferrano gli sguardi ed Egli tutti gli sguardi afferra.

È di sguardo sottile e di tutto ha notizia!" »

Che alle diverse comunità della terra e agli svariati si-

stemi di credi religiosi non debba essere permesso di ali-

mentare sentimenti di animosità fra gli uomini è, in questo

Giorno, l'essenza della Fede di Dio e della Sua Religione.

Questi principi e leggi, questi potenti sistemi così solida-

mente insediati sono scaturiti da un'unica Sorgente e sono

raggi di una sola Luce: la differenza che si riscontra fra loro

deve attribuirsi alle diverse esigenze delle età in cui furono

promulgati.

Apprestatevi all'azione, o genti di Bahá, acché, per av-

ventura, possiate placare il tumulto dei dissensi e delle lotte

religiose che agitano i popoli della terra e cancellarne

completamente ogni traccia. Per amore di Dio e di coloro

che Lo servono, levatevi a sostenere questa sublime

grandiosa Rivelazione! L'odio e il fanatismo religioso sono

per il mondo un fuoco divoratore la cui violenza nessuno

può placare: soltanto la Mano del potere divino può liberare

l'umanità da questa desolante afflizione. Considera la

guerra che ha coinvolto le due Nazioni: ambo le parti hanno

rinunciato ai beni e alla vita e quanti villaggi sono stati rasi

al suolo!

La favella di Dio è una lampada la cui luce è questa

parola: Siete tutti frutti di un solo albero e foglie di un solo

ramo; comportatevi l'uno verso l'altro con profondo amore e

armonia; con amicizia e fraternità. Colui Che è la Stella

Mattutina della Verità Mi è testimone! Tanto potente è la

luce dell'unità che può illuminare il mondo intero. L'Unico

vero Dio, Colui Che conosce tutte le cose, attesta, Egli

Stesso, la verità di queste parole.

Adoperatevi a raggiungere questo stadio trascendente e

sublime, lo stadio che può assicurare la protezione e la

sicurezza dell'umanità intera. Questa mèta sorpassa ogni

altra mèta e questa aspirazione è la sovrana di tutte le

aspirazioni. Però, fintantoché le dense nubi dell'oppres-

sione che oscurano l'astro della giustizia non saranno

dissipate, difficilmente la gloria di questo stadio si svelerà

agli occhi degli uomini. Queste spesse nubi sono gli espo-

nenti delle oziose fantasie e delle vane immagini, i quali

altri non sono se non i teologi di Persia. Talvolta parlammo

il linguaggio del legislatore, talvolta il linguaggio di chi

cerca la verità e del mistico, ma Nostro sommo intendi-

mento e supremo desiderio è sempre stato di svelare la

gloria e la sublimità di questo stadio. In verità, Mi basta Dio

per testimone!

Associatevi con tutti gli uomini, o genti di Bahá, in

ispirito amichevole e fraterno. Se siete consci di una certa

verità, se possedete un gioiello di cui altri sono privi,

rendetene gli altri partecipi in un linguaggio di grande

gentilezza e cordialità. Se sarà accettata se arriverà al suo

scopo, il vostro intento sarà raggiunto; ma se qualcuno

dovesse respingerla, abbandonatelo a se stesso e supplicate

Dio di guidarlo. Attenti a non comportarvi scortesemente

verso di lui. Una lingua benevola è una calamita per i cuori

degli uomini, è pane per lo spirito, dà significato alle

parole, è la sorgente della luce della saggezza e dell'intel-

ligenza.

Per « teologi », nel passo sopra citato, s'intendono quegli

uomini che in apparenza si abbigliano con la veste del

sapere, ma in realtà ne sono privi. A questo proposito

citiamo, dalla Tavola indirizzata a Sua Maestà lo Sciá,

alcuni passi delle « Parole Celate », rivelate dalla Penna di

Abhá con il nome di « Libro di Fátimih », Iddio la

benedica!

« O voi che siete sciocchi quantunque portiate il nome di

saggi! Perché vi camuffate da pastori, quando internamente

siete divenuti lupi bramosi delle Mie greggi? Siete proprio

come la stella che spunta prima dell'alba, che, pur

sembrando radiosa e lucente, trae i viandanti della Mia città

fuor di strada sui sentieri della perdizione. »

E dice anche: « O voi che sembrate giusti, ma interna-

mente siete corrotti! Siete come l'acqua limpida ma amara,

che all'apparenza è pura e cristallina, ma della quale,

quando sia saggiata dal Divino Saggiatore, non una goccia

e accettabile. Sì, il raggio del sole cade ugualmente sulla

polvere e sullo specchio, eppure essi differiscono nel riflet-

tere la luce così come la stella differisce dalla terra: anzi,

incommensurabile è la differenza! »

E afferma inoltre: « O essenza del desiderio! Più di

un'alba Mi volsi dai regni dell'Infinito verso la tua dimora e

ti trovai sul letto dell'infingardaggine, occupato d'altri

anziché di Me. E allora, rapido come il lampo dello Spirito,

tornai ai regni della gloria celestiale e non ne feci motto nel

Mio ritiro eccelso alle coorti della santità. »

E ancora dice: « O schiavo incatenato del mondo! Più di

un'alba la brezza del Mio tenero amore spirò su te e ti trovò

profondamente addormentato sul letto dell'accidia.

Commiserando allora il tuo stato, essa ritornò donde era

venuta. »

Ma quei teologi che sono veramente adorni dell'orna-

mento del sapere e del buon carattere sono, in verità, come

una testa per il corpo del mondo e occhi per le nazioni: la

retta guida degli uomini è sempre stata ed è subordinata a

quelle anime benedette. Imploriamo Dio che Si degni di

assisterli a compiere il Suo volere e piacere. In verità, Egli è

il Signore di tutti gli uomini, il Signore di questo e dell'altro

mondo.

O Shaykh! Abbiamo appreso che ti sei allontanato da

Noi e che hai protestato contro di Noi, a tal segno che hai

comandato alle genti di maledirMi e decretato che sia ver-

sato il sangue dei servi di Dio. Dio ricompensi colui che

disse: « Di buon grado obbedirò allo stravagante giudice

che ha decretato che il mio sangue sia sparso nello Hill e

nello Haram! » In verità Io dico: Qualunque cosa accada

sulla via di Dio è gioia per l'anima e desio per il cuore. Il

veleno mortale è puro miele sul Suo sentiero, e ogni

tribolazione coppa d'acqua cristallina. Nella Tavola a Sua

Maestà lo Sciá è scritto: « In nome di Colui Che è la

Verità! Non temo tribolazioni sulla Sua via, né amarezze

nel Mio amore per Lui. In verità, Dio ha fatto delle

avversità rugiada mattutina sui Suoi verdi pascoli e luci-

gnolo per la Sua lampada, che rischiara la terra e il cielo. »

Volgi il cuore verso Colui Che è la Kaaba di Dio,

l'Aiuto nel Pericolo, l'Esistente da Sé, e tendi le mani al

cielo con sì ferma convinzione che ogni cosa creata levi le

mani al firmamento della grazia di Dio, Signore di tutti i

mondi. Drizza quindi il volto verso Lui, in tal guisa che i

volti di tutti gli esseri si rivolgano in direzione del Suo

luminoso e limpido orizzonte, e dí: « Mi vedi, o mio Si-

gnore, col viso rivolto verso il cielo della Tua munificenza

e l'oceano del Tuo favore, distaccato da tutto fuorché da Te.

T'imploro, per lo splendore del Sole della Tua rivelazione

sul Sinai e per il fulgore dell'Astro della Tua grazia, che

brilla all'orizzonte del Tuo Nome, il Longanime, di

concedermi il Tuo perdono e di aver pietà di me. Scrivi

adunque per me, col Tuo calamo glorioso, ciò che, tramite

il Tuo Nome, mi esalterà nel mondo del creato. O mio

Signore, aiutami a volgermi verso di Te e a porgere ascolto

alla voce di quei Tuoi amati che le potenze della terra non

hanno indebolito, e il dominio delle nazioni è stato

impotente a tenere lungi da Te, e che, avanzando verso Te,

hanno detto: "Dio è Signore nostro, Signore di tutti coloro

che sono in cielo e sulla terra!" »

O Shaykh! In verità Io dico, il sigillo del Vino Prelibato

è stato infranto nel nome di Colui Che da Sé esiste; non te

ne astenere. Unicamente per amor di Dio parla questo

Vilipeso; tu pure per amor di Dio devi meditare su ciò che è

stato inviato e manifestato, acché, per avventura, in questo

Giorno benedetto tu possa ricevere la tua porzione delle

munifiche effusioni di Colui Che è veracemente il

Generosissimo, invece di rimanerne privo. Invero non

sarebbe ciò difficile per Dio. Creato dalla polvere, Adamo

venne innalzato, mediante la Parola di Dio, al celeste trono,

e un semplice pescatore fu fatto depositano della divina

saggezza, e Abú-Dhar, il pastore, divenne principe fra le

nazioni!

O Shaykh! Questo Giorno non è mai stato, né è ora,

il Giorno in cui le arti e le scienze umane possano essere

considerate misura valida per gli uomini, giacché si è visto

che Colui Che non era affatto versato in alcuna di esse è

asceso al trono d'oro purissimo e ha occupato il seggio

d'onore nel consesso del sapere, mentre gli esponenti e i

depositari riconosciuti di tali arti e scienze ne sono rimasti

affatto privi. S'intende qui parlare di quelle « arti e scienze

» che s'iniziano con parole e con parole terminano, mentre

quelle arti e scienze che producono buoni risultati, e danno

frutti, e contribuiscono al benessere e alla tranquillità degli

uomini, sono state e rimarranno ben accette innanzi a Dio.

Se porgessi ascolto alla Mia voce, getteresti lungi da te tutto

quello che possiedi e volgeresti il viso verso il Sito ove ha

spumeggiato l'oceano della saggezza e della parola e sono

spirati, soavi, gli aromi del dolce affetto del tuo Signore, il

Compassionevole.

A tal riguardo, pensiamo sia opportuno narrare breve-

mente alcuni eventi del passato, acché, per avventura, siano

essi un mezzo per difendere la causa dell'equità e della giu-

stizia. Al tempo in cui Sua Maestà lo Sciá - possa Dio,

il suo Signore, il Più Misericordioso, assisterlo con la Sua

fortificante grazia - stava progettando un viaggio a Isfáhán,

questo Vilipeso visitò col suo permesso i santi e luminosi

luoghi ove riposano gli Imám - la benedizione di Dio si

posi su di loro! Al ritorno, a causa della gran calura che

opprimeva la capitale, Ci recammo a Lavásán. Dopo la

Nostra partenza sopravvenne l'attentato alla vita di Sua

Maestà - possa Dio, esaltato e glorificato Egli sia, assi-

sterlo. Furono quelli giorni difficili, in cui alto divampò il

fuoco dell'odio. Molti furono arrestati e fra loro questo

Vilipeso. Per la giustizia di Dio! Non avevamo nulla a che

fare con quel misfatto e la Nostra innocenza fu provata

in modo inoppugnabile innanzi ai tribunali; tuttavia fum-

mo arrestati, incatenati e condotti a piedi nudi e a capo

scoperto da Níyávarán, dove allora risiedeva Sua Maestà,

alla prigione di Tihrán; un essere brutale che Ci accom-

pagnava a cavallo Ci strappò il cappello dalla testa, mentre

aguzzini e carnefici Ci spingevano innanzi con furia. Per

quattro mesi fummo posti in un luogo di cui non s'è mai

visto l'uguale. Un pozzo stretto e oscuro sarebbe stato molto

meglio del luogo dove questo Perseguitato e i Suoi

compagni furono ingiustamente confinati. Quando entram-

mo nell'edificio delle prigioni, fummo condotti attraverso

un corridoio buio come pece e discendemmo tre fughe di

ripide scale, giungendo alla prigione sotterranea che Ci era

stata destinata. Il luogo era tenebroso e gli occupanti erano

circa centocinquanta: ladri, assassini e briganti. Sebbene

fosse gremito, non aveva altra apertura all'infuori del pas-

saggio attraverso il quale eravamo entrati. La penna è

impotente a descrivere un simile luogo ed il suo putrido

lezzo. La maggior parte di questi uomini non aveva abiti né

giacigli per sdraiarsi. Dio solo sa quel che soffrimmo in

quel tetro e ripugnante luogo!

Giorno e notte, confinati in quella prigione sotterranea,

riflettevamo sugli atti, sullo stato e sulla condotta dei Bábí,

chiedendoCi stupiti cosa potesse avere spinto persone così

magnanime, nobili e intelligenti, a perpetrare un atto tanto

audace e oltraggioso contro la persona di Sua Maestà.

Allora questo Perseguitato decise che, dopo la liberazione,

Si sarebbe dedicato col più grande zelo al compito di

rigenerare quella gente.

Una notte, in sogno, s'udirono da ogni parte queste

grandiose parole: « In verità Noi Ti daremo la vittoria

con l'ausilio Tuo e della Tua Penna. Non addolorarTi di ciò

che T'è accaduto e non temere, perché sei salvo. Fra non

molto Dio susciterà i tesori della terra: uomini che Ti

aiuteranno mediante Te stesso ed il Tuo Nome col quale il

Signore ha vivificato il cuore di coloro che Lo hanno

riconosciuto. »

Uscito di prigione, questo Vilipeso secondo gli ordini

di Sua Maestà lo Sciá - possa Dio, esaltato Egli sia, pro-

teggerlo Si recò in Iráq, scortato da ufficiali al servizio

degli onorati e stimati governi di Persia e Russia. Ivi giunto,

con l'aiuto di Dio e della Sua divina Grazia e misericordia,

rivelammo come pioggia copiosa i Nostri versetti e li

inviammo in varie parti del mondo. Con i Nostri saggi

consigli e amorevoli ammonimenti esortammo tutti gli

uomini, e in particolare queste genti, e proibimmo loro di

suscitare sedizioni, dissensi, dispute e conflitti. Perciò e per

grazia di Dio, ostinazione e follia si tramutarono in

devozione e comprensione e le armi divennero strumenti di

pace.

Durante i giorni in cui giacevo nella prigione di Tihrán,

sebbene il tormentoso peso delle catene e l'aria impregnata

di fetore Mi permettessero ben poco riposo, pure nei rari

momenti di assopimento sentivo come se qualcosa fluisse

dal sommo del Mio capo sul Mio petto, proprio come un

impetuoso torrente che si precipitasse sulla terra dall'alto di

un eccelso monte. Ogni membro del Mio corpo era, in

seguito a ciò, tutto un fuoco. In tali momenti la Mia lingua

declamava cose che nessun uomo potrebbe sopportare di

udire.

Citeremo ora alcuni passi da Tavole specificamente rive-

late per questa gente, onde ciascuno possa sapere con cer-

tezza che questo Vilipeso ha agito in modo gradito e ben

accetto agli uomini illuminati e a coloro che sono gli espo-

nenti della giustizia e dell'equità:

« O amici di Dio nelle Sue città e Suoi amati nelle Sue

terre! Questo Vilipeso vi ingiunge l'onestà e la devozione.

Benedetta la città che risplende della loro luce. Per loro

mezzo l'uomo si eleva e la porta della sicurezza si dischiude

innanzi al volto dell'intera creazione. Felice l'uomo che ad

esse si aggrappa e ne riconosce le virtù e mal incolga a

colui che nega il loro stadio. »

E in un'altra circostanza furono rivelate queste parole:

« Comandiamo ai servi e alle ancelle di Dio di essere puri

e di temere Iddio, affinché si scuotano dal torpore dei loro

corrotti desideri e si rivolgano a Lui, il Creatore del cielo

e della terra. Ciò abbiamo ingiunto ai fedeli, quando l'Astro

del mondo rifulse all'orizzonte dell'Iráq. La Mia prigionia

non Mi fa alcun male, né le tribolazioni che ho sofferto, né

le cose che Mi sono capitate per mano del nemico. Ciò che

Mi offende è la condotta di coloro i quali, benché portino il

Mio nome, commettono cose che fanno gemere il Mio

cuore e la Mia penna. Coloro che spargono disordine sulla

terra, e pongono mano sulle cose altrui, ed entrano nelle

case senza il permesso del proprietario, in verità Ci sono

estranei, a meno che non ritornino pentiti a Dio, il

Longanime, il Più Misericordioso. »

E un'altra volta: « O popoli della terra! Affrettatevi a fare

la volontà di Dio e battetevi da prodi, come v'incombe, al

fine di proclamare la Sua irresistibile ed eterna Causa.

Abbiamo decretato che, sulla via di Dio, la guerra debba

combattersi con gli eserciti della saggezza e della parola, di

un buon carattere e di azioni lodevoli. Così ha deciso Colui

Che è il Forte, l'Onnipotente. Non v'è gloria per chi crea

disordine sulla terra, dopo che essa è stata fatta così bene.

Temete Dio, o genti, e non siate di coloro che agiscono

iniquamente. »

E ancora in un'altra circostanza: « Non ingiuriatevi l'un

l'altro. Siamo in verità venuti per unire e fondere tutto ciò

che dimora sulla terra. Ne fa fede quello che l'oceano della

Mia parola ha rivelato fra gli uomini, eppure la maggior

parte di loro si son traviati. Se qualcuno vi insulta o se

incontrate afflizioni sulla via di Dio, siate pazienti e ripo-

nete la vostra fiducia in Colui Che ascolta e vede. In verità,

Egli vede, osserva e fa quel che Gli aggrada, mediante il

potere della Sua sovranità. In verità, Egli è forte e possente

Signore. Nel Libro di Dio, il Grande, il Possente, vi è stato

proibito di ingaggiare conflitti e contese. Afferratevi a ciò

che sarà di giovamento a voi e ai popoli del mondo. Così vi

comanda il Sovrano dell'Eternità, Colui Che è manifesto

nel Suo Più Grande Nome. In verità, Egli è l'Ordinatore, il

Sapientissimo. »

E ancora in un'altra circostanza: « Attenti a non spargere

alcun sangue. Sguainate la spada della vostra lingua dal

fodero della favella, perché con essa potrete conquistare le

cittadelle dei cuori umani. Abbiamo abrogato la legge della

guerra santa. In verità, la misericordia di Dio ha pervaso

tutte le cose create, se lo comprendeste! »

E ancora in un'altra occasione: « O genti! Non create

disordine sulla terra, non spargete sangue e non consumate

iniquamente le sostanze altrui né seguite ogni scellerato

parolaio. »

E ancora in un'altra circostanza: « Mai tramonterà il

Sole della Divina Parola, mai se ne spegnerà il fulgore. In

questo giorno, dall'Albero di Loto oltre il quale non si

passa, si udirono queste sublimi parole: "Io appartengo a

chi Mi ama, a chi si tiene avvinto ai Miei comandamenti e

getta lungi da sé ciò che gli è proibito nel Mio Libro." »

E ancora in un altro passo: « Questo è giorno per

menzionare Dio, celebrare la Sua lode e servirLo: non ve

ne private. Siete lettere delle parole e parole del Libro,

virgulti che la mano del Tenero Amore ha piantato nel

suolo della misericordia e che le piogge della munificenza

hanno fatto fiorire. Egli vi ha protetti dai forti venti della

miscredenza e dalle tempestose bufere dell'empietà e nu-

triti con le mani della Sua amorosa provvidenza. È il mo-

mento che mettiate foglie e produciate frutti. Frutti dell'al-

bero umano sono sempre stati e ancora sono azioni vir-

tuose e un lodevole carattere. Non negateli agl'incuranti: se

saranno ben accetti, avrete raggiunto il vostro intento e

realizzato il fine della vostra vita: se così non fosse, lascia-

te che si gingillino nelle loro vane dispute. O genti di Dio,

adopratevi acché, per avventura, mercé le acque della vo-

stra pazienza e amorevolezza, i cuori dei vari popoli della

terra siano forbiti e santificati da odi e animosità e diven-

gano degni e lodevoli ricettacoli degli splendori del Sole

della Verità. »

Nel quarto Ishráq (splendore) degli Ishráqát (Tavola

degli Splendori) abbiamo detto: « A ogni causa abbisogna

un protettore. Gli eserciti che possono rendere vittoriosa

questa Rivelazione sono le schiere delle azioni lodevoli e

del buon carattere. Loro duce e condottiero è sempre stato il

timor di Dio, timore che pervade tutte le cose e sovra tutte

le cose regna. »

Nel terzo Tajallí (fulgore) del Libro dei Tajallíyát (Libro

dei Fulgori) abbiamo detto: « Arti, mestieri e scienza

elevano il mondo dell'essere e conducono alla sua

esaltazione. Il sapere è come un ala per la vita dell'uomo e

una scala per la sua ascesa. Acquisirlo è un obbligo per

tutti. Ma si devono imparare quelle scienze che possano

giovare ai popoli della terra e non quelle che s'iniziano con

parole e con parole finiscono. Grandi sono in verità i diritti

degli scienziati e degli artigiani sulle genti del mondo. Ne

fa fede il Libro Primigenio in questo cospicuo stadio. »

In verità, il sapere è un vero tesoro per l'uomo, fonte di

gloria, munificenza, gioia, esaltazione, consolazione e

gaudio. Felice colui che vi si aggrappa e mal incolga

agl'incuranti.

T'incombe d'invitare le genti, in ogni condizione, a ciò

che farà loro manifestare qualità spirituali e lodevoli azioni,

si che tutti abbiano contezza di ciò che è causa di eleva-

zione per gli uomini e si volgano, con massimo impegno,

verso lo Stadio più eccelso e il Pinnacolo della Gloria. Il

timor di Dio è sempre stato il primo fattore nell'educa-

zione delle Sue creature. Felici coloro che vi sono per-

venuti!

La prima parola che la Penna di Abhá ha rivelato e

inciso sulla prima foglia del Paradiso è questa: « In verità vi

dico: Il timor di Dio è sempre stato sicura difesa e valido

baluardo per tutti i popoli del mondo; è causa prima della

protezione dell'umanità e strumento supremo per la sua

preservazione. In verità, esiste nell'uomo una facoltà che lo

tiene lontano e lo tutela da tutto ciò che è indegno e scon-

veniente, facoltà nota come senso del pudore. Ma essa è

limitata soltanto a pochi; non tutti l'hanno posseduta e la

posseggono. Incombe ai re e ai capi spirituali del mondo di

tenersi strettamente alla religione, poiché, per suo mezzo, il

timor di Dio è istillato in tutti fuorché Lui. »

La seconda parola che abbiamo vergato sulla seconda

foglia del Paradiso è la seguente: « La Penna del Divino

Espositore esorta ora le manifestazioni dell'autorità e le

sorgenti del potere, cioè i sovrani e i governanti del mondo

- Iddio li assista - e ingiunge loro di appoggiare la causa

della religione e di esserle devoti. La religione è, per certo,

lo strumento principe apportatore di ordine nel mondo e di

tranquillità fra le genti. L'indebolimento delle colonne della

religione ha rafforzato e incoraggiato gli stolti, che si son

fatti più arroganti. In verità vi dico: Maggiore il declino

della religione, più puntigliosa la caparbietà degli empi; ciò

non potrà che sfociare nel caos e nella confusione.

AscoltateMi, o uomini illuminati, e state accorti, o voi che

siete perspicaci! »

È Nostra speranza che ascolterai con orecchie attente le

cose che ti abbiamo ricordato, affinché tu possa distogliere

gli uomini dalle cose che posseggono e sospingerli verso

quelle che possiede Dio. Supplichiamo Dio che liberi la

luce dell'equità e il sole della giustizia dalle dense nubi

dell'oppressione sì che brillino sugli uomini. Nessuna luce

può paragonarsi alla luce della giustizia: da essa dipendono

l'instaurazione dell'ordine nel mondo e la tranquillità delle

nazioni.

Nel Libro della Parola sono state scritte e incise queste

sublimi parole: « Dite, o amici! Sforzatevi acché, per

avventura, le tribolazioni da questo Vilipeso e da voi sop-

portate sulla via di Dio non si appalesino vane. Aggrappa-

tevi all'orlo della virtù e afferratevi alla corda della fida-

tezza e della devozione. Occupatevi delle cose che son di

beneficio all'umanità e non dei vostri desideri corrotti ed

egoistici. O seguaci di questo Vilipeso! Siete i pastori

dell'umanità: liberate il vostro gregge dai lupi delle turpi

passioni e dei perversi desideri e adornatelo con l'orna-

mento del timor di Dio. È questo l'inderogabile comanda-

mento scaturito in questo istante dalla Penna di Colui

Che è l'Antico dei Giorni. Per la giustizia di Dio! La

spada di un carattere virtuoso e di una condotta retta è

più tagliente di una lama d'acciaio. In questo istante, la

voce della vera Fede esclama: O genti! In verità, il Gior-

no è venuto e il Mio Signore Mi ha fatta risplendere di

una luce il cui splendore ha eclissato i soli della parola.

Temete il Misericorde e non siate di coloro che hanno

tralignato. »

La terza parola che abbiamo scritto sulla terza foglia del

Paradiso è questa: « O figlio dell'uomo! Se i tuoi occhi sono

rivolti verso la misericordia, dimentica le cose che tornano

a tuo vantaggio e attieniti a ciò che giova all'umanità. E se i

tuoi occhi sono rivolti verso la giustizia, scegli per il

prossimo tuo ciò che vuoi per te stesso. L'umiltà innalza

l'uomo al firmamento della gloria e del potere, mentre

l'orgoglio lo sommerge negli abissi della spregevolezza e

della degradazione. Grande è il Giorno e possente

l'Appello! In una delle Nostre Tavole abbiamo rivelato

queste eccelse parole: "Se il mondo dello spirito fosse tutto

trasformato nel senso dell'udito, potrebbe allora affermare

d'esser degno di ascoltare la Voce che chiama

dall'Orizzonte Supremo; altrimenti, orecchie contaminate

da favole mendaci mai sono state né sono ora degne di

udirla." Prosperi chi ascolta e mal incolga agli ostinati. »

Preghiamo Dio - sia esaltata la Sua gloria - e nutria-

mo speranza che Si degni di assistere le manifestazioni

dell'opulenza e del potere e le albe della sovranità e della

gloria, i re della terra - possa Dio assisterli con la Sua

corroborante grazia - a instaurare la Pace Minore. In

verità, essa è il mezzo più importante per assicurare la

tranquillità delle nazioni. Incombe ai Sovrani del mondo

- possa Dio assisterli - di aggrapparsi uniti a questa Pace,

che è lo strumento principe a protezione dell'intera umanità.

È nostra speranza che essi si levino a conseguire quel che

apporti benessere all'uomo. È loro dovere convocare

un'assemblea plenaria, alla quale parteciperanno essi stessi

o i loro ministri, ove sanciranno tutte le misure necessarie

per portare unità e concordia tra gli uomini. Devono de-

porre le armi della guerra e volgersi verso i mezzi della

ricostruzione universale. Se un re insorge contro un altro,

tutti gli altri sovrani devono levarsi per fermarlo. Quindi,

oltre al necessario per garantire la sicurezza interna dei ri-

spettivi Paesi, non occorreranno altre armi o armamenti. Se

otterranno questo dono impareggiabile, le genti di ciascun

Paese potranno dedicarsi, tranquille e appagate, alle loro

occupazioni e verranno placati i gemiti e i lamenti della

maggior parte degli uomini. Invochiamo Iddio di aiutarli a

compiere il Suo volere e piacere. In verità, Egli è il Signore

del Trono in alto e della terra quaggiù, il Signore di questo

mondo e di quello a venire. Sarebbe preferibile e più

opportuno che gli stimati sovrani partecipassero a tale

assemblea e ne proclamassero gli editti di persona. Invero,

il re che si leverà a svolgere questa missione diverrà, al

cospetto di Dio, stella di tutti i monarchi. Felice lui e grande

la sua benedizione!

In questo Paese, ad ogni chiamata alle armi, il popolo è

colto da gran terrore. Tutte le nazioni potenziano anno dopo

anno gli armamenti, poiché i ministri della guerra sono

insaziabili nel loro desiderio di aggiungere nuove reclute ai

propri battaglioni. Abbiamo saputo che anche il governo

persiano - possa Dio assisterlo - ha deciso di rafforzare il

proprio esercito. È opinione di questo Vilipeso che una

forza di circa centomila uomini bene armati e addestrati sia

sufficiente. Speriamo che tu faccia splendere più luminosa

la luce della giustizia. Per la rettitudine di Dio! La giustizia

è una forza immensa. Essa è, più di ogni altra cosa,

conquistatrice delle cittadelle dei cuori e delle anime degli

uomini, rivelatrice dei segreti del mondo dell'esistenza, e

alfiere di amore e generosità.

Nei tesori della scienza divina è celata una conoscenza

che, quando sarà applicata, eliminerà in gran parte, anche se

non del tutto, la paura. Questa conoscenza, però, dovrà

essere insegnata sin dall'infanzia, poiché contribuirà am-

piamente alla sua eliminazione [della paura]. Ciò che fa

diminuire il timore, fa crescere il coraggio. Se la Volontà di

Dio Ci assisterà, dalla Penna del Divino Espositore fluirà

una lunga spiegazione di ciò che è stato menzionato, e nel

campo delle arti e delle scienze sarà rivelato ciò che

rigenererà il mondo e le nazioni. Inoltre la Penna

dell'Altissimo ha scritto e vergato sul Libro Cremisi una

parola capace di svelare appieno la forza celata nell'uomo,

anzi di raddoppiarne la potenza. Supplichiamo Dio -

esaltato e glorificato Egli sia - di assistere benevolmente i

Suoi servi in ciò che Gli sia gradito e ben accetto.

In questi giorni i nemici Ci hanno assediati e il fuoco

dell'odio divampa. O popoli della terra! Per la Mia vita e

per la vostra! Questo Vilipeso non ha mai avuto né ha ora

alcun desiderio di comando: Mio intendimento è sempre

stato, e ancora è, quello di eliminare tutto ciò che sia fonte

di discordia fra i popoli del mondo e di divisione fra le

nazioni, in tal guisa che tutti gli uomini siano purificati da

ogni attaccamento terreno e lasciati liberi di occuparsi dei

loro interessi. Supplichiamo i Nostri amati di non im-

brattare l'orlo del Nostro manto con la polvere della falsità e

di non permettere che allusioni a ciò che essi hanno

considerato miracoli e prodigi degradino il Nostro rango e

stadio e offuschino la purezza e la santità del Nostro nome.

O benevolo Iddio! In questo giorno incombe al saggio

di cercare il consiglio di questo Vilipeso e di chiedere a

Colui Che è la Verità quali cose possano conferire gloria e

tranquillità agli uomini. Invece tutti si sforzano ostinata-

mente di spegnere questa gloriosa e fulgida luce e cercano

caparbiamente di attribuirCi colpe o di dar voce alle loro

proteste contro di Noi. A tal segno sono giunte le cose, che

il comportamento di questo Vilipeso è stato grossola-

namente e in ogni modo travisato, in tal guisa che sarebbe

sconveniente farne menzione. Uno dei Nostri amici ha

riferito che, con suo sommo rammarico, ha udito uno degli

abitanti della Grande Città (Costantinopoli) affermare che

dalla sua terra natale veniva inviata ogni anno ad 'Akká una

somma di cinquantamila tuman! Non è stato però spiegato

chi avesse sborsato una tal somma, né tramite quali mani

fosse passata!

In breve, ad onta di ciò che Gli è accaduto dalle loro

mani e delle cose dette di Lui, questo Vilipeso ha soppor-

tato tutto con pazienza e in perfetto silenzio, giacché

Nostro scopo è cancellare dalla faccia della terra ogni di-

sputa, guerra e spargimento di sangue, mercé l'amorevole

provvidenza di Dio - sia esaltata la Sua gloria e la Sua

incomparabile misericordia. Malgrado ciò che è stato detto,

abbiamo sempre accettato tutto con dignitosa pazienza e

li abbiamo affidati a Dio. A questa particolare imputazione

abbiamo, tuttavia, replicato che, se quanto egli afferma

fosse vero, dovrebbe essere grato a Colui Che è Signore di

tutti gli esseri e Re del visibile e dell'invisibile, per aver

suscitato in Persia Uno Che, sebbene prigioniero e privo di

alleati e protettori, è riuscito a imporre la Sua influenza in

quella terra e a ricavarne anche una rendita annua! Tale

risultato dovrebbe essere lodato, piuttosto che criticato, se

egli è di coloro che giudicano equamente. A chi dovesse in-

dagare sulla condizione di questo Vilipeso si dica che que-

sti prigionieri, perseguitati dal mondo e maltrattati dalle na-

zioni, sono stati privati per giorni e giorni del minimo mez-

zo di sostentamento. Siamo restii a menzionare queste cose

e non abbiamo mai avuto, né abbiamo ora alcun desiderio

di protestare contro il Nostro accusatore. Fra le mura di

questa prigione un uomo molto stimato fu, per qualche tem-

po, obbligato a far lo spaccapietre per guadagnarsi da vive-

re, mentre altri a volte dovettero nutrirsi di quel divino cibo

che è la fame! Invochiamo Dio - esaltato e glorificato Egli

sia di aiutare tutti gli uomini a essere giusti e imparziali e

di assisterli benignamente a ritornare a Lui contriti. In

verità Egli ascolta ed è pronto a rispondere.

Glorificato sei Tu, o Signore mio Dio! Tu vedi cos'è

accaduto a questo Vilipeso, per mano di coloro che non si

sono associati a Me e che si sono levati per ferirMi e

umiliarMi, in tal guisa che nessuna penna può descriverlo,

né lingua narrarlo, né Tavola reggerne il peso! Tu odi il

grido del Mio cuore e i gemiti del Mio intimo essere e

conosci ciò che è occorso ai Tuoi fedeli nelle Tue città

e ai Tuoi eletti nella Tua terra, per mano di coloro che

hanno violato il Tuo Patto e il Tuo Testamento. T'implo-

ro, o mio Signore, per i sospiri dei Tuoi amanti sparsi nel

mondo, per i gemiti che traggono nella loro lontananza

dalla corte della Tua presenza, per il sangue versato pel

Tuo amore e per lo struggimento dei cuori sul Tuo cam-

mino, di proteggere i Tuoi amati dalla crudeltà di coloro

che sono rimasti ignari dei misteri del Tuo Nome, l'In-

coercibile. O mio Signore, assistili col Tuo potere che ha

prevalso su tutte le cose e aiutali a essere pazienti e lon-

ganimi nella sofferenza. Tu sei il Forte, l'Onnipossente, il

Generosissimo! Non v'è altro Dio che Te, il Munifico, il

Signore dalle sovrabbondanti grazie.

In questi giorni alcuni, lungi dall'essere giusti e im-

parziali, Mi hanno assalito con spade di odio e dardi di

inimicizia, dimentichi che ad ogni persona equanime in-

combe di soccorrere Colui Che il mondo ha respinto e le

nazioni hanno abbandonato e di aggrapparsi alla devozione

e alla giustizia. La maggior parte degli uomini non ha

ancora scoperto i disegni di questo Vilipeso, né appreso la

ragione per cui Egli è stato disposto a sopportare innu-

merevoli afflizioni. Nondimeno la voce del Mio cuore pro-

clama queste parole: « Oh, se il Mio popolo sapesse! »

Libero da ogni attaccamento a qualsiasi cosa, questo Vili-

peso pronunzia queste sublimi parole: « L'Arca di Dio,

l'Aiuto nel Pericolo, Colui Che da Sé esiste, è circondata

dai marosi. Non temere le impetuose bufere, o Marinaio!

In verità, Colui Che fa spuntare l'alba è con Te, in queste

tenebre che hanno infuso il terrore nel cuore di tutti gli

uomini, eccetto quelli che Dio, l'Onnipotente, l'Incoercibile,

Si è compiaciuto di risparmiare. »

O Shaykh! Lo giuro per il Sole della Verità, che è

sorto e ha brillato all'orizzonte di questa Prigione! Il mi-

glioramento del mondo è stato la sola aspirazione di questo

Vilipeso; ne fa fede ogni uomo dotato di giudizio, discer-

nimento, intuito e comprensione. Pur assalito dalle

avversità, Egli Si è tenuto saldamente alla corda della

pazienza e della fortezza, pago delle cose che Gli sono

accadute per mano dei nemici, e ha esclamato a gran voce:

« O mio Dio, ho rinunziato al Mio desiderio per il Tuo

desiderio e al Mio volere per la rivelazione del Tuo Volere.

In nome della Tua gloria! Non desidero né Me Stesso né

la Mia vita per altro intendimento che servire la Tua

Causa e amo il Mio essere solo per sacrificarlo sulla Tua

via. Tu vedi e sai, o Mio Signore, che coloro ai quali

abbiamo chiesto di essere equi e giusti sono ingiustamente e

crudelmente insorti contro di Noi. Apparentemente erano

con Me, ma di nascosto aiutavano i Miei nemici, coloro che

si son levati per disonorarMi. O Dio, mio Dio! Attesto

che hai creato i Tuoi servi per assistere la Tua Causa ed

esaltar la Tua Parola, e invece essi hanno aiutato i Tuoi

nemici. T'imploro, per la Tua Causa che ha pervaso il

mondo dell'essere e per il Tuo Nome mediante il quale hai

soggiogato il visibile e l'invisibile, di adornare le genti

della terra con la luce della Tua giustizia e di illuminare i

loro cuori con il fulgore della Tua sapienza. O mio Signore,

sono Tuo servo e figlio del Tuo servo. Attesto la Tua unità

e unicità, la santità del Tuo essere e la purezza della Tua

Essenza. O mio Signore! Tu vedi i Tuoi fedeli alla mercé

dei perfidi fra le Tue creature e dei diffamatori fra le

Tue genti. Sai che cosa Ci è accaduto per mano di coloro

che Tu conosci meglio di quanto li conosciamo Noi. Essi

hanno perpetrato ciò che ha strappato il velo a quelle Tue

creature che sono a Te vicine. T'imploro di assisterli ad

ottenere ciò che hanno perduto nei giorni dell'Oriente della

Tua Rivelazione e dell'Alba della Tua Ispirazione. Il potere

Tu hai di fare quel che T'aggrada e nel Tuo pugno sono le

redini di tutto ciò che è nei cieli e di tutto quello che è sulla

terra. » La vera Fede, levando voci di lamento, esclama:

« O genti! Per la giustizia di Dio! Sono pervenuta a Colui

Che mi ha manifestata e inviata. Questo è il Giorno in cui

ha sorriso il Sinai a Colui Che ivi conversò, e il Carmelo al

suo Rivelatore, e il Sadrah a Quei Che lo istruì. Temete Dio

e non siate di coloro che L'hanno smentito. Non vi private

di ciò che è stato rivelato mediante la Sua grazia. Cogliete

le vive acque dell'immortalità nel nome del vostro Signore,

il Signore di tutti i nomi, e assaporatele nel ricordo di Colui

Che è il Possente, l'Ineguagliabile. »

Abbiamo sempre ingiunto agli uomini ciò che è giusto e

proibito ciò che è sbagliato. Colui Che è il Signore del-

l'Essere attesta che questo Vilipeso ha invocato da Dio per

le Sue creature quel che conduce all'unità, all'armonia, alla

fratellanza e alla concordia. Per la giustizia di Dio! Questo

Vilipeso è incapace di dissimulazione. In verità, Egli ha

rivelato ciò che desiderò: per certo, è il Signore della Forza,

l'Incoercibile.

Ancora una volta citiamo alcune delle sublimi parole

rivelate nella Tavola a Sua Maestà lo Sciá, così che tu

sappia con certezza che tutto quello che è stato menzio-

nato è venuto da Dio: « O Re! Non ero che un uomo come

gli altri, addormentato sul Mio giaciglio, quand'ecco, le

brezze del Gloriosissimo furono alitate su di Me e M'inse-

gnarono la sapienza di tutto ciò che è stato. Questo non

procede da Me, ma da Uno Che è Onnipotente e Onni-

sciente. Ed Egli M'ingiunse di levar la voce fra la terra

e il cielo, e a causa di ciò Mi accaddero cose che fecero

versar lacrime ad ogni uomo perspicace. Non ho studiato

le discipline correnti fra gli uomini; non sono entrato nelle

loro scuole. Chiedi nelle città in cui ho dimorato, accioc-

ché tu possa ben assicurarti che non sono di coloro che

mentono. Questa non è che una foglia mossa dai venti della

volontà del tuo Signore, l'Onnipotente, il Lodatissimo.

Può essa ferma restare, quando i venti tempestosi soffia-

no? No, per Colui Che è il Signore di tutti i Nomi e gli

Attributi! Essi la muovono a loro piacimento. Ciò che è

perituro è un nulla al cospetto di Colui Che è il Sem-

piterno. Il Suo appello soggiogatore M'ha raggiunto, indu-

cendoMi a dire fra tutte le genti le Sue lodi. In verità, ero

come morto, quando fu pronunziato il Suo comando. La

mano della volontà del tuo Signore, il Compassionevole, il

Clemente, M'ha trasformato. È possibile che qualcuno da se

stesso proferisca cose per cui tutti gli uomini, siano essi

umili o potenti, lo perseguiteranno? No, per Colui Che

insegnò alla Penna gli eterni arcani; nessuno può farlo,

eccetto colui che la grazia dell'Onnipotente, del Forte, ha

rafforzato.

« Guarda questo Vilipeso, o Re, con occhi di giustizia;

giudica di poi secondo verità riguardo a ciò che Gli è acca-

duto. Invero, Dio ha fatto di te Sua ombra fra gli uomini e

segno del Suo potere per tutto ciò che dimora sulla terra.

Giudica tu fra Noi e quelli che Ci hanno perseguitati senza

prove e senza un Libro chiarificatore. Coloro che ti cir-

condano ti amano per amore di se stessi, mentre questo

Giovane ti ama per te stesso e non ha altro desiderio eccetto

quello di attrarti vicino al seggio della grazia e di dirigerti

verso la mano destra della giustizia. Il tuo Signore reca

testimonianza di quello che dichiaro.

« O Re! Se porgessi ascolto al fruscio della Penna

della Gloria e al tubare della Colomba dell'Eternità, che

sui rami dell'Albero di Loto, oltre il quale non si passa,

rende lode a Dio, Artefice di tutti i nomi e Creatore della

terra e del cielo, giungeresti a uno stadio dal quale, nel

mondo dell'essere, null'altro vedresti se non il fulgore del-

l'Adorato e considereresti la tua sovranità come il più

insignificante dei tuoi beni, abbandonandola a chiunque la

desideri e volgendo il viso verso l'Orizzonte illuminato

dalla luce del Suo sembiante. Né mai saresti incline a por-

tare il peso del dominio se non al fine d'aiutare il tuo

Signore, l'Altissimo, l'Eccelso. Allora le Schiere Celesti ti

benedirebbero. Oh, eccelso è tal sublime stadio: potessi tu

ascendervi in forza di una sovranità che si riconosca

derivata dal Nome di Dio! »

O tu o qualcun altro avete detto: « Si traduca la Sura

di Tawhíd, così che tutti sappiano e siano pienamente per-

suasi che l'unico vero Dio non genera né è generato. Inol-

tre i Bábí credono nella sua (di Bahá'u'lláh) Divinità e

Deità. »

O Shaykh! È questo lo stadio del morire a se stessi e del

vivere in Dio. Divinità, ogni qual volta la menziono,

significa la mia completa e assoluta rinunzia. È lo stadio in

cui non ho controllo né sulla mia felicità, né sulla mia

sventura, né sulla mia vita, né sulla mia resurrezione.

O Shaykh! Come considerano i moderni teologi la ful-

gida gloria che il Sadrah del Verbo ha irradiato sul Figlio

di 'Imrán (Mosè) sul Sinai della divina sapienza? Egli

(Mosè) ascoltò la Parola che il Roveto Ardente aveva pro-

ferito e l'accettò; eppure la maggior parte degli uomini, af-

faccendati come sono nelle loro occupazioni e ignari delle

cose che appartengono a Dio, non sono in grado di com-

prenderlo. A questo riguardo il Siyyid di Findirisk ha

giustamente detto: « Nessuna mente umana può pene-

trare questo tema, fosse pure quella di Abú-Nasr o Abú-

'Alí Síná (Avicenna). » Quale spiegazione possono essi

dare di ciò che disse il Suggello dei Profeti (Muhammad)

- possano tutte le anime, eccetto la Sua, essere sacrificate

per amor Suo: « In verità, vedrete il vostro Signore,

come vedete il plenilunio la quattordicesima notte.» Inol-

tre, nel Khutbiy-i-Tutujíyyih, il Comandante dei Fedeli

(l'Imám 'Alí) la pace sia con lui dice: « Aspettatevi la

Rivelazione di Colui Che sul Sinai conversò con Mosè dal

Roveto Ardente. » E anche Husayn, figlio di 'Alí – la

pace sia con lui - dice: « Sarà concessa ad altri che a Te una

Rivelazione che non è stata concessa a Te - Rivelazione il

Cui Rivelatore sarà Colui Che rivelò Te. Cieco l'occhio che

non Ti vede! »

Tutti conoscono analoghi detti degli Imám - la bene-

dizione divina sia su loro - annotati e raccolti in libri degni

di fiducia. Benedetto chi comprende e dice la pura verità.

Felice chi - con l'ausilio delle vive acque della Parola di

Colui Che è il Desio di tutti gli uomini - si è purificato dalle

oziose fantasie e dal vano immaginare, ha lacerato, nel

nome di Colui Che tutto possiede, l'Eccelso, i veli del

dubbio, ha rinunciato al mondo e a tutto ciò che in esso si

trova e si è rivolto verso la Più Grande Prigione.

O Shaykh! Nessuna brezza può paragonarsi alle brezze

della Divina Rivelazione, mentre il Verbo proferito da

Dio risplende sfolgorante come il sole fra i libri degli

uomini. Felice chi lo ha scoperto, e lo ha riconosciuto, e ha

detto: « Lodato sii Tu, Che sei il Desío del mondo e siano

rese grazie a Te, o Diletto del cuore di coloro che Ti son

devoti! »

Gli uomini non hanno compreso cosa intendevamo

nei Nostri accenni alla Divinità e alla Deità. Se lo capis-

sero, si leverebbero dalle loro dimore gridando: « In ve-

rità, chiediamo perdono a Dio! » Il Suggello dei Profeti

- le anime di tutti, eccetto la Sua, possano essere offerte

per amor Suo - dice: « Molteplici sono i Nostri rapporti

con Dio. A volte Noi siamo Lui Stesso ed Egli è Noi

Stesso. Altre volte Egli è ciò che è, e Noi siamo ciò che

siamo. »

A parte ciò, come mai non menzionasti gli altri stadi

che la Penna di Abhá ha disvelato? Giorno e notte la

lingua di questo Vilipeso ha dato voce a queste sublimi

parole: « O Dio, mio Dio! Attesto la Tua unità e unicità,

che Tu sei Dio e che non v'è altro Dio all'infuori di Te.

Per l'eternità, sei stato santificato di là dalla menzione di

chiunque fuorché Te e dalla lode di tutti tranne Te Stesso e

per l'eternità continuerai a essere tale qual eri in principio e

quale sei sempre stato. T'imploro, o Re dell'Eternità, per il

Più Grande Nome e per il fulgore dell'Astro della Tua

Rivelazione sul Sinai della Parola e per i flutti dell'Oceano

del Tuo sapere fra tutte le cose create, di assisterMi

benevolmente in ciò che Mi avvicinerà a Te e Mi

distaccherà da tutto fuorché Te. Per la Tua gloria, o Signore

di tutti gli esseri e Desío del creato intero! Vorrei poter

posare il viso su ogni lembo del Tuo suolo, caso mai potessi

aver l'onore di toccare un luogo nobilitato dalle orme dei

Tuoi amati! »

Per la giustizia di Dio! Oziose fantasie hanno trattenuto

gli uomini lungi dall'Orizzonte della Certezza e vane

illusioni li hanno privati del Vino Prelibato e Sigillato. In

verità Io dico e, per amor di Dio, dichiaro: Questo Servo,

questo Vilipeso, Si vergogna di pretendere per Sé una

qualsiasi forma di esistenza e tanto più quegli eccelsi gradi

dell'essere. Per certo, ogni uomo sagace, quando cammina

sulla terra, si sente umile, essendo pienamente consapevole

che la sorgente della sua prosperità, ricchezza, forza,

esaltazione, progresso e potere è, come Dio ha ordinato,

quella stessa terra che i piedi di tutti gli uomini calpestano.

Senza dubbio chiunque riconosca questa verità è purificato

e santificato da ogni orgoglio, arroganza e vanagloria. Da

Dio proviene tutto ciò che è stato detto. In verità, Egli ne ha

fatto e ne fa ora fede; in verità, Egli è l'Onnisciente, Colui

Che di tutto è accorto.

Invoca Dio di concedere agli uomini orecchie che odano,

vista acuta, petti dilatati e cuori ricettivi, acché, per

avventura, i Suoi servi possano giungere al Desío del loro

cuore e drizzare il volto verso il loro Beneamato. Tribola-

zioni, quali mai occhio ha veduto, hanno colpito questo Vi-

lipeso. Nel proclamare la Sua Causa Egli non ebbe alcuna

esitazione: rivolgendoSi ai sovrani e ai governanti della

terra possa Dio, esaltato Egli sia, assisterli - ha svelato

loro ciò che apporterà benessere, unità, armonia, ricostru-

zione al mondo e tranquillità alle nazioni. Fra loro vi fu

Napoleone III, che si dice abbia fatto una certa dichiara-

zione, per cui gli inviammo da Adrianopoli la Nostra Ta-

vola. Ma egli non rispose. Giunti nella Più Grande Prigione,

Ci pervenne una lettera del suo Ministro, la prima parte

della quale era in persiano e il resto scritto di suo pugno. Il

tono era cordiale e questo il contenuto: « Come mi avete

richiesto, ho consegnato la vostra lettera, ma fino ad ora

non ho ricevuto risposta. Pertanto, abbiamo impartito le

necessarie raccomandazioni al nostro Ministro a

Costantinopoli e ai nostri consoli in quelle regioni. Se v'è

qualcosa che desideriate venga fatto, informateci e

provvederemo. »

Dalle sue parole appariva chiaramente aver egli inteso

che questo Servo mirasse a sollecitare un aiuto materiale,

Perciò rivelammo in suo (di Napoleone III) nome alcuni

versetti nella Súratu'l-Haykal, alcuni dei quali vogliamo ora

citare, perché tu sappia che la Causa di questo Vilipeso è

stata rivelata per amor di Dio e che da Lui proviene:

« O Re di Parigi! Dì ai sacerdoti che smettano di suonare

le campane. Nel nome di Dio, l'Unico Vero! La Più Potente

Campana è apparsa nella forma di Colui Che è il Più

Grande Nome e le dita del volere del tuo Signore, l'Eccelso,

l'Altissimo, la fanno suonare nel cielo dell'Immortalità nel

Suo Nome, il Gloriosissimo. Così ti sono stati ancora inviati

i potenti versetti del tuo Signore, sì che tu possa levarti a

ricordare Dio, Creatore della terra e del cielo, in questi

giorni in cui le tribù della terra hanno fatto lutto, e le

fondamenta delle città hanno tremato, e la polvere

dell'irreligiosità ha avviluppato tutti gli uomini, eccetto

quelli che Dio, l'Onnisciente, il Saggio, S'è compiaciuto ri-

sparmiare. Dì: Colui Che è l'Incondizionato è giunto in

nuvole di luce, per vivificare tutte le cose create con le

brezze del Suo Nome, il Misericordiosissimo, e unificare il

mondo, e riunire tutti gli uomini attorno a questa Tavola

che è stata inviata dal cielo. Attenti a non negare il favore

di Dio, dopo che vi è stato concesso. Meglio è questo per

voi di tutto quanto possedete, poiché quel che è vostro

perisce, mentre ciò che è di Dio rimane. Egli, per certo,

ordina quel che Gli piace. In verità, dal vostro Signore il

Dio di Misericordia, hanno soffiato le brezze del perdono:

chiunque vi si volgerà sarà purificato dai suoi peccati, e da

ogni dolore e infermità. Felice l'uomo che si è volto ad esse

e mal incolga a colui che se ne è allontanato.

« Se tu porgessi l'orecchio interiore a tutte le cose create,

udresti queste parole: "L'Antico dei Giorni è giunto nella

Sua grande gloria!" Ogni cosa celebra la lode del Signore.

Alcuni hanno conosciuto Iddio e Lo ricordano; altri Lo

ricordano, eppur non Lo conoscono. Così abbiamo scritto il

Nostro decreto in una chiara Tavola.

« Presta ascolto, o Re, alla Voce che, dal Fuoco acceso

in quest'Albero verdeggiante, su questo Sinai che è stato

innalzato sopra il sacro e candido Luogo, oltre la Città

Imperitura, proclama: "In verità, non v'è altro Dio che Me,

il Longanime, il Misericordiosissimo!" Abbiamo, per certo,

inviato Colui Che aiutammo con lo Spirito Santo (Gesù

Cristo), perché vi annunciasse questa Luce, che è brillata

dall'orizzonte del volere del vostro Signore, l'Eccelso, il

Gloriosissimo e i cui segni sono stati rivelati in occidente.

Volgete il viso verso di Lui (Bahá'u'lláh) in questo Giorno

che Dio ha esaltato al di sopra di tutti gli altri giorni e nel

quale il Misericordiosissimo ha riversato lo splendore della

Sua fulgente gloria su tutti coloro che sono in cielo e tutti

coloro che sono sulla terra. Lèvati a servire Dio e ad aiutare

la Sua Causa. Egli, certo, ti assisterà con le schiere del

visibile e dell'invisibile e ti farà re sopra tutto ciò su cui si

leva il sole. In verità, il tuo Signore è il Potentissimo,

l'Onnipotente.

« Le brezze del Misericordiosissimo hanno alitato su

tutte le cose create; felice l'uomo che, scopertane la fra-

granza, con cuore sincero ad esse si è rivolto. Adòrnati le

tempie con l'ornamento del Mio Nome, e la lingua col

ricordo di Me e il cuore con l'amore per Me, l'Onnipo-

tente, l'Altissimo. Abbiamo per te desiderato soltanto ciò

che ti gioverà più di tutto quello che possiedi e di tutti

i tesori della terra. In verità, il tuo Signore tutto sa e di

tutto è accorto. Sorgi nel Mio Nome fra i Miei servi e dì:

"O popoli della terra! Volgetevi verso Colui Che Si è volto

a voi. In verità, Egli è il Sembiante di Dio fra voi e Sua

Testimonianza e Guida ed è venuto a voi con segni che

nessuno può portare." La Voce del Roveto Ardente si leva

nell'intimo cuore del mondo e lo Spirito Santo a gran voce

esclama fra le nazioni: "Ecco! Il Desiato è giunto con

dominio manifesto!"

« O Re! Sono cadute le stelle del cielo del sapere, coloro

che cercano di provare la verità della Mia Causa per mezzo

delle cose che posseggono e che fanno menzione di Dio nel

Mio Nome. Eppure, quando li sopravvenni nella Mia gloria,

volsero le terga. In verità, sono fra i caduti. Questo è, per

certo, ciò che ha annunciato quando venne a voi con verità

lo Spirito di Dio (Gesù Cristo), Colui col Quale i dottori

ebrei disputarono, finché alfine perpetrarono cose che

fecero lamentare lo Spirito Santo e versar lacrime a coloro

che a Dio sono vicini.

« Dì: O accolta di monaci! Non vi segregate nei chiostri

e nelle chiese. Uscitene col Mio permesso ed occupatevi di

ciò che sarà di profitto a voi e agli altri. Così vi comanda

Colui Che è il Signore del Giorno del Giudizio.

Rinchiudetevi nella fortezza del Mio amore: questa è, in-

vero, una clausura degna di voi, se solo lo sapeste. Chi si

rinchiude in una casa è, infatti, come un morto. Si conviene

che gli uomini producano ciò che giova all'umanità; chi

non produce frutto è da dare al fuoco. Così vi ammonisce il

vostro Signore, ed Egli, invero, è il Munifico, il Possente.

Sposatevi, sì che dopo di voi qualcuno possa levarsi in vece

vostra. Vi abbiamo, invero, proibito la lascivia e non ciò

che conduce alla fedeltà. Vi siete voi aggrappati agli

impulsi della vostra natura, gettandovi dietro le spalle le

regole di Dio? Temete Iddio e non siate sciocchi. Se non

ci fosse l'uomo, chi farebbe menzione di Me sulla Mia terra

e come potrebbero rivelarsi i Miei nomi ed attributi?

Ponderate e non siate di coloro che si sono tagliati via da

Lui, come con un velo, e che erano profondamente addor-

mentati. Colui Che non Si sposò (Gesù Cristo) non trovò

luogo ove dimorare o posare il capo, a cagione di ciò che le

mani dei traditori avevan perpetrato. La Sua santità non

consiste in ciò che avete creduto o immaginato voi, ma

piuttosto nelle cose che Ci appartengono. Chiedete, sì che

possiate apprendere quale fosse il Suo stadio che è stato

esaltato di là dalle vane illusioni di tutti i popoli della terra.

Benedetti coloro che comprendono.

« O Re ! Udimmo le parole che pronunciasti in rispo-

sta allo Zar di Russia, riguardo alla decisione presa sulla

guerra ( la guerra di Crimea ). In verità, il tuo Signore sa

e di tutto è informato. Dicesti: "Giacevo addormentato sul

mio letto, quando il grido degli oppressi, che venivano

annegati nel Mar Nero, mi svegliò." Questo è ciò che ti

udimmo dire e, in verità, il tuo Signore di quel che dico

è testimone. Noi attestiamo che non fu il loro grido quel

che ti svegliò, bensì la sollecitazione delle tue passioni,

giacché ti abbiamo saggiato e trovato manchevole. Com-

prendi il significato delle Mie parole e sii dei perspicaci.

Non è Nostro desiderio rivolgerti parole di condanna, per

riguardo alla dignità che ti abbiamo conferita in questa

vita mortale. In verità, abbiamo scelto la cortesia facen-

done il segno che contraddistingue coloro che a Lui sono

vicini. La cortesia è, certo, vestimento conveniente a tutti

gli uomini, giovani o vecchi. Prosperi colui che se ne ador-

na le tempie e mal incolga a chi si priva di sì grande dono.

Se fossi stato sincero nelle tue parole, non ti saresti gettato

dietro le spalle il Libro di Dio, quando ti fu inviato da

Colui Che è l'Onnipotente, l'Onnisciente. Con esso ti

abbiam provato, trovandoti diverso da quello che professi

d'essere. Lèvati e fa ammenda per ciò che ti è sfuggito.

Fra non molto il mondo e tutto quello che possiedi peri-

ranno e il regno rimarrà a Dio, tuo Signore e Signore dei

tuoi antichi padri. Fa d'uopo che tu non conduca i tuoi affari

secondo i dettami dei tuoi desideri. Temi i sospiri di

quest'Oppresso e riparaLo dai dardi di coloro che agiscono

ingiustamente.

« Per ciò che hai fatto, sarà gettato nel disordine il tuo

regno e l'impero sfuggirà dalle tue mani, come punizione

per quel che hai operato. Allora saprai d'avere chiara-

mente errato. Sommosse sconvolgeranno il popolo tutto in

quella terra, a meno che tu non ti levi ad aiutare questa

Causa e non segua Colui Che è lo Spirito di Dio (Gesù

Cristo) su questa Retta Via. T'ha fatto inorgoglire la tua

pompa? Per la Mia vita! Non durerà, anzi ben presto

svanirà, a meno che tu non ti tenga stretto a questa salda

Corda. Vediamo l'umiliazione inseguirti, mentre sei incu-

rante. Quando odi la Sua Voce chiamarti dal seggio della

gloria, t'incombe gettare via tutto quello che possiedi e

gridare: "Eccomi, o Signore di tutto ciò che è in cielo e

sulla terra!

« O Re! Eravamo in 'Iráq quando giunse l'ora della

partenza; secondo gli ordini del Re dell'Islám (il Sultano di

Turchia) volgemmo i passi verso di lui. Al Nostro arrivo Ci

accadde per mano dei malvagi ciò che i libri del mondo non

potranno mai degnamente raccontare. Al che gli abitatori

del Paradiso e coloro che dimorano entro i recessi della

santità si lamentarono; eppure i popoli sono avviluppati da

uno spesso velo! »

E inoltre abbiamo detto: « E più crudele si fece la

Nostra sorte di giorno in giorno, anzi di ora in ora, finché

Ci trassero dalla prigione ov'eravamo e, con palese ingiu-

stizia, Ci rinchiusero nella Più Grande Prigione. E se

qualcuno chiedesse loro: "Per quali crimini sono stati im-

prigionati?" risponderebbero dicendo: " In verità, cerca-

rono di sostituire alla Fede una nuova Religione! " Se pre-

ferite quel che è antico, perché mai allora avete accanto-

nato ciò che vi era stato inviato nella Torah e nel Vangelo?

Spiegatelo, o uomini! Per la Mia vita! Non v'è luogo ove

possiate rifugiarvi in questo giorno. Se questo è il Mio

crimine, allora Muhammad, l'Apostolo di Dio, l'ha com-

messo prima di Me, e prima di Lui lo commise Colui Che

era lo Spirito di Dio (Gesù Cristo) e prima ancora Colui

Che conversò con Dio (Mosè). E se questo è il Mio peccato,

aver esaltato la Parola di Dio e rivelato la Sua Causa,

ebbene son Io davvero il più grande peccatore. E un tale

peccato non baratterò con i regni del cielo e della terra. »

E ancora abbiamo detto: « Come si moltiplicarono le

Mie tribolazioni, così crebbe il Mio amore per Dio e per la

Sua Causa, in tal guisa che tutto quel che Mi accadde per

mano degli eserciti dei caparbi non ebbe il potere di

distoglierMi dal Mio intento. Dovessero nasconderMi negli

abissi della terra, Mi ritroverebbero ritto sulle nubi, a

invocare Dio, il Signore della forza e del potere. Mi sono

offerto sulla via di Dio e bramo le tribolazioni, a causa del

Mio amore per Lui e per ottenere il Suo compiacimento. Ne

fanno fede i dolori che ora Mi affliggono, quali mai altro

uomo ha sofferto. Ogni capello del Mio capo grida a gran

voce quel che il Roveto Ardente pronunciò sul Sinai ed

ogni vena del Mio corpo invoca Dio dicendo: "Oh, foss'io

stata sacrificata sulla Tua via, acché il mondo ne fosse

vivificato e tutti i suoi popoli riuniti!" Così ha decretato

Quei Che è l'Onnisciente, Colui Che di tutto è accorto.

« Sappiate, in verità, che i vostri sudditi sono il pegno di

Dio fra voi. Vegliate perciò su loro, come vegliate su voi

stessi. Attenti a non permettere che i lupi si facciano pastori

del gregge, ovvero che orgoglio e alterigia vi impediscano

di volgervi verso il povero e l'infelice. Sorgi nel Mio nome

all'orizzonte della rinuncia, indi volgi il viso verso il Regno,

al comando del tuo Signore, il Signore della potenza e della

forza. »

Abbiamo inoltre detto: « Adorna il corpo del tuo re-

gno con la veste del Mio nome e lèvati ad insegnare la

Mia Causa: meglio è questo per te, di tutto quello che

possiedi. Dio, in tal modo, esalterà il tuo nome fra

tutti i sovrani. Potente Egli è sopra tutte le cose. Cammi-

na fra gli uomini nel nome di Dio e in forza del Suo potere,

sì che tu possa manifestare i Suoi segni fra i popoli della

terra. »

Abbiamo anche detto: « Si conviene forse che vi ap-

parentiate a Colui Che è il Dio della misericordia e tuttavia

commettiate le cose che il Maligno ha commesso ? No,

per la Beltà di Colui Che è il Più Glorificato, se poteste

saperlo! Purificate il cuore dall'amore per il mondo, la

lingua dalla calunnia e le membra da tutto ciò che v'impe-

disce di avvicinarvi a Dio, il Possente, il Lodatissimo. Dì:

Per mondo s'intende ciò che vi allontana da Colui Che è

l'Oriente della Rivelazione e vi sospinge a ciò che non vi è

di giovamento alcuno. Invero quel che in questo giorno vi

distoglie da Dio è tutto ciò che nella sua essenza è

mondano; rifuggitene e avvicinatevi alla Più Sublime Vi-

sione, a questo radioso e risplendente Sito. Non spargete

alcun sangue, o genti, e non giudicate alcuno ingiustamente.

Così vi ha comandato Colui Che sa, Colui Che di tutto ha

contezza. Coloro che creano disordini sulla terra, dopo che

essa è stata posta bene in ordine, hanno indubbiamente

travalicato i limiti fissati nel Libro. Orrenda sarà la dimora

dei trasgressori! ».

E ancora abbiamo detto: « Non usate frode nell'occu-

parvi dei beni del prossimo vostro. Siate degni di fiducia

sulla terra e non rifiutate ai poveri quelle cose che vi sono

state concesse per grazia di Dio. In verità, Egli vi elargirà

il doppio di quanto possedete, Egli è, invero, il Genero-

sissimo, il Munificentissimo. O genti di Bahá! Conquistate

le cittadelle dei cuori umani con le spade della saggezza e

della parola. Coloro che discutono, sospinti dai loro desi-

deri, sono in verità avvolti da un tangibile velo. Dì: la

spada della saggezza è più rovente della calura estiva e più

affilata di una lama d'acciaio, se solo lo capiste! Sguaina-

tela nel Mio nome e in forza del Mio potere, indi con essa

espugnate le città dei cuori di coloro che si sono asser-

ragliati entro la fortezza dei loro corrotti desideri. Così vi

comanda la Penna del Gloriosissimo, mentre si trova sotto

le spade dei perversi. Se venite a conoscenza di un peccato

che altri abbia commesso, celatelo, così che Dio nasconda i

vostri. In verità, Egli è Colui Che cela, il Signore dalle

abbondanti grazie. O voi ricchi della terra! Se incontrate un

povero, non trattatelo sdegnosamente. Riflettete su come

siete stati creati: ognuno di voi è stato generato da un

misero seme. »

E inoltre abbiamo detto: « Considerate il mondo come

un corpo umano afflitto da diverse malattie, la cui gua-

rigione dipende dall'armonizzarsi di tutti gli elementi che lo

costituiscono. Raccoglietevi attorno a ciò che vi abbiamo

prescritto e non calcate le vie di coloro che creano discor-

dia. Meditate sul mondo e sullo stato dei suoi abitanti.

Colui per amore del quale il mondo è stato chiamato al-

l'esistenza è stato imprigionato nella più desolata delle città

('Akká), a causa di ciò che le mani dei caparbi hanno

operato. Dall'orizzonte della Sua città-prigione Egli invita

l'umanità all'Alba di Dio, l'Eccelso, il Grande. Esulti dei

tesori che possiedi, pur conscio che essi periranno? Ti

rallegri di governare un palmo di terra, quando l'intero

mondo, agli occhi della gente di Bahá, vale quanto il nero

dell'occhio di una formica morta? Abbandonalo a coloro

che su di esso han riposto i loro affetti e tu volgiti a Colui

Che è il Desio del mondo. Dove sono finiti gli orgogliosi e i

loro palazzi? Guarda nelle tombe, sì che tu possa

approfittare di questo esempio, poiché ne abbiamo fatto un

monito per ogni osservatore attento. Se le brezze della

Rivelazione ti afferrassero, fuggiresti il mondo e ti

volgeresti al Regno, e spenderesti tutto quello che possiedi

per avvicinarti a questa sublime visione. »

Chiedemmo a un cristiano di recapitare questa Tavola

ed egli Ci informò di averne trasmesso sia l'originale sia la

traduzione. Dio, l'Onnipotente, l'Onnisciente, tutto sa.

La Tavola indirizzata a Sua Maestà lo Zar di Russia

- possa Dio, esaltato e glorificato sia, assisterlo - fa parte

della Súratu'l-Haykal:

« O Zar di Russia! Porgi orecchio alla voce di Dio, il Re,

il Santo, e volgiti al Paradiso, il Luogo ove dimora Colui

Che, fra le Celesti Schiere, è insignito dei più eccellenti

titoli e Che, nel regno della creazione, è chiamato col nome

di Dio, il Radioso, il Gloriosissimo. Attento che nulla

t'impedisca di volgere il viso verso il tuo Signore, il

Compassionevole, il Misericordiosissimo. Noi, in verità,

abbiamo udito la cosa per la quale hai supplicato il tuo

Signore, mentre segretamente a Lui lo spirito volgevi.

Perciò la brezza della Mia amorosa benevolenza ha alitato,

e il mare della Mia misericordia s'è gonfiato, e ti abbiamo

risposto, in ispirito di verità. Il tuo Signore, invero, è il

Saggio, l'Onnisciente. Mentre giacevo costretto ai ceppi e

alle catene nella prigione di Tihrán, uno dei tuoi ministri Mi

ha offerto aiuto. Per questo Dio ha per te ordinato un rango

che nessuna sapienza, tranne la Sua, può comprendere.

Attento a non barattare questo sublime rango. »

Inoltre abbiamo detto: « Colui Che è il Padre è ve-

nuto, e il Figlio Gesù Cristo nella valle santa esclama:

"Eccomi, eccomi, o Signore mio Dio!", mentre il Sinai

gravita adorante attorno alla Casa, e il Roveto Ardente

proclama: "Il Munifico è giunto assiso sulle nubi! Bene-

detto chi Gli si avvicina e mal incolga a coloro che son

lontani."

« Lèvati fra gli uomini nel nome di questa Causa sog-

giogatrice e invita le nazioni a Dio, il Possente, il Grande.

Non essere di coloro che invocarono Dio con uno dei Suoi

nomi, ma che, quando Colui Che è l'Oggetto di tutti i

nomi apparve, Lo negarono e se Ne allontanarono e, alla

fine, contro di Lui pronunziarono sentenza di palese

iniquità. Considera e rammenta i giorni in cui lo Spirito di

Dio (Gesù Cristo) apparve ed Erode pronunziò giudizio

contro di Lui. Ma Dio L'aiutò con le schiere dell'invisibile,

e Lo protesse con la verità, e Lo inviò in un'altra terra,

secondo la Sua promessa. In verità, Egli ordina quel che Gli

piace. Il tuo Signore, per certo, preserva chiunque voglia,

sia egli in mezzo ai mari, o nelle spire del serpente, o sotto

la spada dell'oppressore. »

Inoltre abbiamo detto: « Io dico ancora: Ascolta la Mia

voce che chiama dalla Mia prigione, sì che essa ti renda

edotto delle cose che sono accadute alla Mia Bellezza per

mano di coloro che sono le manifestazioni della Mia gloria,

e tu comprenda quanto grande è stata la Mia pazienza

malgrado la Mia potenza, e quanto immensa la Mia

tolleranza nonostante il Mio potere. Per la Mia vita! Se solo

potessi conoscere le cose rivelate dalla Mia Penna e

scoprire i tesori della Mia Causa e le perle dei Miei misteri

celate nei mari dei Miei nomi e nei calici delle Mie parole,

tu, nel tuo desiderio per il Suo glorioso e sublime Regno,

offriresti la vita sulla via di Dio. Sappi che, sebbene il Mio

corpo si trovi sotto le spade del nemico e le Mie membra

siano oppresse da incalcolabili afflizioni, pure il Mio spirito

è colmo di una felicità alla quale tutte le gioie della terra

non potranno mai paragonarsi. »

Citiamo anche alcuni versetti della Tavola a Sua Maestà

la Regina (Vittoria) possa Dio, esaltato e glorificato Egli

sia, assisterla. Il Nostro intento è di far sì che le brezze della

Rivelazione ti avvolgano spingendoti a sorgere, unicamente

per amor di Dio, al servizio della Sua Causa e a far

pervenire ai re qualcuna di quelle Tavole che non fossero

ancora state recapitate. È questa una grande missione e un

grande servigio. In codeste terre vi sono numerosi insigni

teologi, fra cui alcuni siyyid rinomati per eccellenza e

distinzione. Conferisci con loro e mostra loro ciò che è

sgorgato dalla Penna della Gloria, acché, per avventura,

siano benignamente aiutati a migliorare le condizioni del

mondo e a perfezionare il carattere dei popoli delle

differenti nazioni e, mercé le vive acque dei divini consigli,

spengano l'odio e animosità nascosti e serpeggianti nei

cuori degli uomini. Preghiamo Dio di aiutarti in questo. E

ciò, in verità, non Gli sarà gravoso.

« O Regina di Londra! Porgi l'orecchio alla voce del tuo

Signore, il Signore di tutta l'umanità, Che dal Divino

Albero di Loto esclama: In verità, non v'è altro Dio che Me,

l'Onnipotente, l'Onnisciente! Getta via tutto ciò che è sulla

terra e cingi il capo del tuo regno con la corona del ricordo

del tuo Signore, il Gloriosissimo. Egli, in verità, è venuto al

mondo nella Sua massima gloria e tutto ciò che è stato

menzionato nel Vangelo si è adempiuto. La terra di Siria è

stata onorata dalle orme del suo Signore, Signore di tutti gli

uomini, e Nord e Sud sono ebbri del vino della Sua

presenza. Benedetto l'uomo che ha aspirato la fragranza del

Misericordiosissimo e s'è volto verso l'Oriente della Sua

Bellezza, in questa risplendente Aurora. La Moschea di

Aqsá vibra per le brezze del suo Signore, il Gloriosissimo,

mentre Bathá (la Mecca) trema alla voce di Dio,

l'Altissimo, l'Eccelso. Ogni loro pietra celebra la lode del

Signore, tramite questo Grande Nome. »

E inoltre abbiamo detto: « Facciamo menzione di te

per amore di Dio e desideriamo che il tuo nome sia esal-

tato per aver tu ricordato Dio, Creatore della terra e del

cielo. Egli, per certo, di quel che dico è testimone. Siamo

stati informati che hai proibito la tratta degli schiavi, sia

uomini sia donne. Questo è, in verità, ciò che Dio ha

comandato in questa meravigliosa Rivelazione. Per questo,

invero, Dio t'ha destinata una ricompensa. In verità, Egli

pagherà la giusta mercede ai bene operanti, uomini e don-

ne, se segui quello che ti è stato inviato da Colui Che è

l'Onnisciente, Colui Che di tutto è informato. E chi si è

volto altrove e si è gonfiato d'orgoglio, dopo aver rice-

vuto chiari pegni dal Rivelatore dei segni, Dio vanificherà

le sue opere. Egli in verità, ha potere su tutte le cose. Le

azioni degli uomini sono accettabili solo dopo che essi

hanno riconosciuto (la Manifestazione). Chi si è allontanato

dall'Unico Vero è, per certo, la più velata fra le Sue crea-

ture. Così è stato decretato da Colui Che è l'Onnipotente, il

Potentissimo.

« Abbiamo anche sentito che hai rimesso le redini del

consiglio nelle mani dei rappresentanti del popolo: hai

veramente ben operato, perché ne saranno rafforzate le

fondamenta dell'edificio dei tuoi affari e rasserenati i cuori

di tutti coloro che, nobili e umili, sono sotto la tua ombra.

Ma incombe loro di essere sinceri fra i Suoi servi e di

considerar se stessi quali rappresentanti di tutti coloro che

dimoran sulla terra. Questo è ciò che consiglia loro in

questa Tavola Colui Che è il Sovrano, l'Onnisciente. E chi

di loro si dirige verso l'Assemblea volga gli occhi al Su-

premo Orizzonte e dica: "O mio Dio! Ti supplico per il Tuo

Nome più glorioso di assistermi in ciò che farà prosperare

gli affari dei Tuoi servi e fiorire le Tue città. In verità,

potere Tu hai sovra tutte le cose." Benedetto colui che entra

in Assemblea per amor di Dio e giudica fra gli uomini con

pura giustizia. Egli è, certo, fra i beati.

« O voi membri delle Assemblee in quella terra e in

altri Paesi! Nel consultarvi occupatevi solo di ciò che giova

all'umanità e ne migliora le sorti, se siete di coloro che

esaminano con attenzione. Paragonate il mondo al corpo

umano che, per quanto sano e perfetto al momento della

creazione, è stato afflitto, per cause diverse, da gravi di-

sturbi e malanni. Neppure per un solo giorno ha trovato

pace, anzi la sua malattia s'è sempre più aggravata perché

è caduto sotto le cure di medici ignoranti, che dando li-

bero sfogo ai loro desideri personali hanno commesso ma-

dornali errori. E se, una volta, in seguito alle cure di un

abile medico, un membro di quel corpo fu risanato, gli altri

rimasero affetti dal male come prima. Questo vi rivela

l'Onnisciente, il Sapientissimo. Noi lo vediamo, oggi, al-

la mercé di governanti così ebbri d'orgoglio che non rie-

scono a scorgere chiaramente il loro vero tornaconto e

tanto meno a riconoscere una Rivelazione così sbalorditiva

e ardita. »

E ancora abbiamo detto: « Ciò che Dio ha ordinato quale

sovrano rimedio e come il più possente istrumento per la

guarigione del mondo è l'unione di tutti i suoi popoli in una

Causa universale e in una Fede comune. Ciò può ottenersi

soltanto per mezzo di un Medico abile, potentissimo e

ispirato. Per la Mia vita! Questa è la verità e tutto il resto

non è altro che errore. Ogni volta che quel Più Possente

Strumento è venuto e quella Luce ha brillato dall'Antico

Oriente, L'hanno ostacolato medici ignoranti, i quali, come

nubi, si sono interposti fra Lui e il mondo. Esso non è

quindi guarito e la sua malattia permane ancor oggi; in

verità, costoro non furono in grado di proteggerlo e curarlo,

mentre Colui Che è stato Manifestazione del Potere fra gli

uomini fu impedito nel Suo intento, a cagione di ciò che le

mani di medici ignoranti hanno perpetrato.

« Considera questi giorni: Colui Che è l'Antica Bellezza

è apparso nel Più Grande Nome, per vivificare il mondo e

unirne i popoli; ma essi insorsero contro dl Lui con affilate

spade e commisero ciò che fece gemere lo Spirito Fedele,

finché Lo imprigionarono nella più desolata delle città e

strapparono via i fedeli aggrappati all'orlo del Suo manto. E

a colui che dicesse: "Il Riformatore del mondo è giunto",

risponderebbero: "In verità, è dimostrato che Costui è un

fomentatore di discordie" e ciò farebbero sebbene non si

siano mai associati a Lui, ed abbiano constatato come Egli

non abbia mai cercato, neppure per un istante, di proteggere

Se Stesso. Egli fu sempre alla mercé dei malfattori: una

volta Lo gettarono in prigione, un'altra Lo esiliarono e poi

di nuovo Lo scacciarono di terra in terra. In tal guisa hanno

pronunciato giudizio contro di Noi e Dio, in verità, ha

contezza di ciò che affermo. »

Questa accusa di fomentare discordie è la stessa che

un tempo i Faraoni d'Egitto imputarono a Colui Che con-

versò con Dio (Mosè). Leggi ciò che il Misericordiosissimo

ha rivelato nel Corano. Egli - benedetto e glorificato sia -

dice: « E già mandammo Mosè coi Nostri Segni e potenza

evidente a Faraone, a Hámán e Qárún; e dissero: "È un

incantatore bugiardo!" E allorché portò loro la Verità da

Noi inviata dissero: "Uccidete i figli di coloro che han cre-

duto assieme a Lui e lasciate vive solo le donne!" Ma la

fine delle insidie degli empi non fu che perdizione. E disse

(il) Faraone: "Lasciatemi solo, che io uccida Mosè. Invochi

egli pure il suo Signore: io temo che egli abbia a cambiare

la vostra religione o che abbia a portar corruzione sulla

terra!" E disse Mosè: "Io mi rifugio nel mio Signore e

Signor vostro contro ogni superbo che non crede nel Dì

della Resa dei Conti!" »

Gli uomini hanno reputato in ogni tempo i Riformatori

del mondo quali fomentatori di discordie e Ne hanno

parlato in termini ben noti a tutti. Ogni qual volta l'Astro

della Divina Rivelazione irradiò il Suo fulgore dall'Oriz-

zonte del Divino Volere, molti Lo negarono, altri se Ne

allontanarono, altri ancora Lo calunniarono, tenendo così i

servi di Dio lungi dal fiume dell'amorevole Provvidenza di

Colui Che è il Sovrano del creato. Similmente, persone che

in questo giorno non hanno mai incontrato questo Vilipeso,

né si sono a Lui associate, hanno detto, e ancora oggi

continuano a dire, le cose che hai sentito e che tuttora senti.

Dì: « O genti! Il Sole della Favella dardeggia in questo

giorno all'orizzonte della munificenza, e la radiosità della

Rivelazione di Colui Che parlò sul Sinai sfolgora e riluce al

cospetto di tutte le religioni. Purificatevi e santificatevi i

petti, i cuori, le orecchie e gli occhi con le vive acque della

parola del Misericordiosissimo, indi verso Lui volgete il

viso. Per la giustizia di Dio! Udirete tutte le cose

proclamare: "In verità, Egli, l'Unico Vero, è venuto.

Benedetto chi giudica equamente, benedetto chi a Lui si

volge." »

Fra le cose che hanno imputato al Divino Albero di

Loto (Mosè) vi sono accuse la cui falsità ogni sapiente av-

veduto e ogni cuore saggio e perspicace attestano. Hai sen-

za dubbio letto e considerato i versetti che sono stati inviati

riguardo a Colui Che conversò con Dio. Egli - benedetto e

glorificato sia - dice: « E rispose: " Non ti allevammo

fra noi mentre eri un piccolo bimbo, e non sei rimasto fra

noi della tua vita lunghi anni? Eppure hai fatto quel che

hai fatto, e sei un ingrato!" Rispose Mosè: "Sì, commisi,

quell'errore quand'ero dei traviati e fuggii da voi, di voi

timoroso, ma ora m'ha dato il Signore la sapienza e m'ha

fatto Suo Messaggero." » E altrove Egli - benedetto ed

esaltato sia dice: « Ed entrò nella città in un momento

in cui gli abitanti trascuravano la sorveglianza, e vi trovò

due uomini che si battevano, uno del Suo partito e l'altro

del partito nemico; e quello ch'era del Suo partito Gli chie-

se aiuto contro quello che era del partito avverso, e Mosè

lo colpi e lo uccise. Ma poi disse: " Questo è certo avve-

nuto per opera di Satana, ché per vero egli è un nemico, un

seduttore manifesto! " E disse: " Signore! Ho fatto torto a

me stesso, perdonami!" E Iddio Lo perdonò, perché Egli è

l'Indulgente Clemente. E disse ancora Mosè: "Signore!

Perciocché Tu mi hai dato la Tua grazia io mai più aiu-

terò i peccatori!" E vagò nella città al meriggio, pieno di

paura e sempre guardandosi attorno, ed ecco che colui che

il giorno prima Gli aveva chiesto aiuto gridò ancora al

soccorso E allora Mosè gli disse: "Certo tu sei un provo-

catore manifesto! " Tuttavia, allorché stava per saltare ad-

dosso a quello che era nemico di ambedue, questi Gli

disse: "O Mosé! Vuoi Tu dunque uccidermi, come hai

ucciso, ieri, un altro uomo? Ma davvero Tu vuoi solo fare il

prepotente in questa terra e non vuoi essere un uomo

pacifico!" » Devi ora purificarti e santificarti gli occhi e

le orecchie, sì che tu possa giudicare con equità e giustizia.

Lo Stesso Mosè, d'altronde, riconobbe la Propria ingiustizia

e perversità e attestò di essere stato colto dal timore, di aver

peccato e d'esser fuggito via. Egli supplicò Dio - sia esaltata

la Sua gloria - di perdonarLo e fu perdonato.

O Shaykh! Ogni qual volta Dio, il Vero sia esaltata la

Sua gloria - Si rivelò nella persona della Sua Manifesta-

zione, venne agli uomini all'insegna di: « Egli fa ciò che

vuole e ordina quel che Gli aggrada. » Nessuno ha il diritto

di chiedere come e perché, e chi lo fa si è certo allontanato

da Dio, il Signore dei Signori. Queste cose sono tangibili ed

evidenti nei giorni di ogni Manifestazione. Lo hanno detto

anche di questo Vilipeso e della falsità di questa [accusa]

coloro che sono vicini e devoti a Dio hanno reso e ancora

rendono testimonianza. Per la giustizia di Dio! L'Orlo del

Suo Manto è sempre stato e ancora resta immacolato,

sebbene in questi tempi molti abbiano cercato di imbrattarlo

con le loro falsità e indecenti calunnie. Dio, però, sa ed essi

non sanno. Hanno ripudiato Colui Che, mercé la forza e il

potere di Dio, Si è levato al cospetto di tutte le razze della

terra e ha invitato le moltitudini al Supremo Orizzonte,

aggrappandosi invece a quegli uomini che si sono

invariabilmente riparati dietro cortine e veli, intenti solo

alla propria incolumità. E inoltre molti ora si danno un gran

daffare per spargere menzogne e calunnie e non hanno altra

intenzione che insinuare la sfiducia nei cuori e nelle anime

degli uomini. Non appena qualcuno lascia la Grande Città

(Costantinopoli) per visitare questo paese, si precipitano a

telegrafare e a proclamare che, rubato del denaro, costui se

n'è fuggito ad 'Akká. Un uomo molto istruito, colto e

distinto, già sulla china degli anni, ha visitato la Terra Santa

in cerca di pace e di isolamento e di lui hanno scritto cose

da far gemere coloro che sono vicini e devoti a Dio.

Sua Eccellenza il defunto Mirza Husayn Khán, Mu-

shíru'd-Dawlih, possa Dio perdonarlo - ha conosciuto

questo Vilipeso. Senza dubbio, egli deve aver fornito alle

Autorità un circostanziato resoconto sull'arrivo di questo

Vilipeso presso la Porta Sublime e sulle cose che disse e

fece. Il giorno del Nostro arrivo, il funzionario governativo

incaricato di ricevere e intrattenere i visitatori ufficiali

venne a riceverCi e Ci scortò al luogo ove gli era stato

comandato di condurCi. In verità, il Governo mostrò verso

questi perseguitati la massima cortesia e considerazione. Il

giorno seguente, vennero a visitarCi il principe Shujá'u'd-

Dawlih, accompagnato da Mirza Safá, quale rappresentante

del defunto Mushíru'd-Dawlih, il Ministro (accreditato alla

Corte Imperiale). Ci fecero visita anche altri, fra i quali

parecchi ministri del Governo Imperiale, compreso il

defunto Kamál Páshá. Completamente fiducioso in Dio e

affatto incurante dei Propri bisogni personali e di ogni altra

considerazione materiale, questo Vilipeso soggiornò in

quella città per un periodo di quattro mesi. Tutti conoscono

e videro le Sue azioni e nessuno può negarle eccetto coloro

che Lo odiano e non dicono il vero. Chi ha riconosciuto Dio

non riconosce altri che Lui. Non abbiamo mai gradito - né

Ci aggrada ora menzionare queste cose.

Tutti gli alti dignitari persiani che arrivavano nella città

(Costantinopoli) si adoperavano con il massimo zelo per

sollecitare presso ogni porta quante più concessioni e doni

possibile. Ma questo Vilipeso, se non ha fatto nulla che

torni a gloria della Persia, ha almeno agito in modo tale da

non arrecarle infamia. Il defunto Eccellentissimo

(Mushíru'd-Dawlih) - possa Dio esaltare il suo stadio - non

fu mosso, nel suo agire, da amicizia verso questo Vilipeso,

fu piuttosto guidato dal proprio sagace discernimento e dal

desiderio di compiere quel servizio che intimamente divi-

sava di rendere al suo Governo. Io attesto che egli fu sì

fedele nel servire il Governo, che nella sua sfera di attività

non vi fu frode e la disonestà fu tenuta in non cale.

Fu lui il responsabile dell'arrivo di questi perseguitati nella

Più Grande Prigione ('Akká) e, dacché fu ligio al dovere,

merita il Nostro encomio. Questo Vilipeso ha sempre aspi-

rato non a elevare il Proprio rango, bensì ad esaltare e pro-

muovere gli interessi del Governo e del popolo, e per que-

sto ha operato. Certe persone hanno ora raccolto altre at-

torno a sé e si sono levate per disonorare questo Persegui-

tato. Ma Egli supplica Dio - santificato e glorificato sia - di

aiutarle a tornare a Lui e di assisterle, sì che facciano

ammenda per ciò che hanno perduto e si pentano innanzi

alla porta della Sua generosità. In verità, Egli è il Clemente,

il Perdonatore.

O Shaykh! In verità, la Mia Penna commisera il Mio

Essere e la Mia Tavola piange amaramente a cagione di ciò

che Mi è accaduto per mano di colui (Mirza Yahyá) su cui

vegliammo durante lunghi anni e che, notte e dì, servì alla

Mia presenza, finché non fu indotto a errare da uno dei

Miei servi di nome Siyyid Muhammad. Lo testimoniano i

Miei fidi servitori che da Baghdád Mi accompagnarono nel-

l'esilio in questa Più Grande Prigione. E ivi per mano di

ambedue, Mi accaddero cose che han fatto lamentare ognun

che intende, e gemere gli illuminati, e scorrere lacrime ai

giusti.

Preghiamo Dio di aiutare benevolmente coloro che sono

stati fuorviati ad essere giusti ed equanimi e di farli accorti

di ciò che hanno trascurato. In verità, Egli è il Generosis-

simo, il Più Benefico. O mio Signore, non interdire ai Tuoi

servi l'accesso alla porta della Tua grazia e non scacciarli

lungi dalla corte della Tua presenza. Aiutali a dissipare le

nebbie delle oziose fantasie e a squarciare i veli delle vane

illusioni e speranze. In verità, Tu sei Colui Che tutto pos-

siede, l'Eccelso. Non vi è altro Dio che Te, l'Onnipotente, il

Benigno.

Giuro per l'Astro della Testimonianza di Dio che ha

brillato all'orizzonte della certezza! Giorno e notte Si è

prodigato questo Vilipeso in ciò che potesse edificare le

anime degli uomini, finché la luce della conoscenza pre-

valse sulle tenebre dell'ignoranza.

O Shaykh! Più volte ho dichiarato, e ancora oggi affer-

mo, che per ben otto lustri, mercé la grazia di Dio e la Sua

irresistibile e potente Volontà, abbiamo dato aiuto a Sua

Maestà lo Sciá - possa Dio assisterlo - cosa che gli espo-

nenti della giustizia e equità reputeranno incontestabile e

assoluta. Nessuno può negarlo, a meno che non sia un

trasgressore e un peccatore, o uno che Ci odi o dubiti della

Nostra verità. È molto strano che finora sia i Ministri di

Stato sia i rappresentanti del popolo siano rimasti ignari di

tale cospicuo e innegabile servizio e, se informati, abbiano

per motivi personali preferito ignorarlo! Prima di questi

quarant'anni, imperavano conflitti e controversie che

perturbavano i servi di Dio. Ma poi, sorretti dagli eserciti

della saggezza, della parola, delle esortazioni e della com-

prensione, tutti si sono saldamente aggrappati alla robusta

corda della pazienza e al lembo luminoso della fortezza, in

tal guisa che questi perseguitati sopportarono incrollabili

tutto ciò che loro accadde, rimettendo ogni cosa a Dio,

nonostante che nel Mázindarán e a Rasht moltissimi siano

stati barbaramente tormentati. Fra loro vi fu l'onoratissimo

Hájí Nasír, il quale fu indiscutibilmente una splendida luce

che brillò sull'orizzonte della rassegnazione. Dopo il

martirio, gli strapparono gli occhi, gli amputarono il naso e

perpetrarono tali oltraggi che gli stranieri piansero, si

dolsero e rammaricarono e segretamente raccolsero fondi

per soccorrere la moglie e i figli.

O Shaykh! La Mia Penna si sgomenta nel raccontare

ciò che realmente avvenne. Nella terra di Sád (Isfáhán) il

fuoco della tirannia divampò con tale veemenza che ogni

persona equanime fece gran doglianza. Per la tua vita! Le

città del sapere e dell'intendimento proruppero in un tale

pianto da far struggere le anime dei pii e dei timorati di

Dio. In quella città, le due fulgide luci inseparabili, Ha-

san e Husayn (il Re dei Martiri e l'Amato dei Martiri),

offrirono spontaneamente la vita. Non vi fu nulla che li

potesse trattenere, né fortune né glorie né ricchezze! Dio sa

cosa accadde loro, eppure i più l'ignorano!

Prima di loro bevvero con sommo fervore e brama la

pozione del martirio, affrettandosi incontro al Supremo

Compagno, un uomo chiamato Kázim e coloro che erano

con lui e, dopo di loro, l'onoratissimo Ashraf. Nello stesso

modo, al tempo di Sardár 'Azíz Khán, furono arrestati e

spediti all'Amico Supremo nel Gloriosissimo Orizzonte

quel pio uomo di Mirza Mustafá e i suoi compagni di

martirio. In breve, in ogni città apparvero chiari e palesi

segni di una tirannia, pari a questa o ancor più grave,

eppure nessuno di quei martiri si levò in difesa di se stesso!

Rammenta l'onoratissimo Badi', latore della Tavola a Sua

Maestà lo Sciá e pensa a come sacrificò la vita! Per amore

di Colui Che è l'Amico Incomparabile, quel cavaliere

spronò il suo destriero nell'arena della rinuncia e gettò via il

prezioso diadema della vita.

O Shaykh! Se si negano cose come queste, cosa mai si

reputerà degno di fede? Proclama la verità, per amor di Dio,

e non essere di coloro che mantengono il silenzio.

Arrestarono l'onoratissimo Najaf-'Alí ed egli, in estasi e con

ardente brama, corse al luogo del martirio, pronunciando

queste parole: « Abbiamo conservato sia Bahá sia il khún-

Bahá (il prezzo del sangue)! » e con queste parole rese

l'anima a Dio. Medita sullo splendore e sulla gloria irradiati

dalla luce della rinuncia che rifulse dall'intimo cuore di

Mullá 'Alí-ján. Egli fu così trasportato dalle brezze della

Parola Più Sublime e dal potere della Penna della Gloria,

che per lui il sito del martirio eguagliò, anzi superò i luoghi

di delizia della terra. Pondera sulla condotta di 'Abá-Basír e

di Siyyid Ashraf-i-Zanjání. Mandarono a chiamare la

madre di Ashraf, perché dissuadesse il figlio dal suo

intento: ella, invece, lo spronò, finché il figlio non affrontò

un gloriosissimo martirio.

O Shaykh ! Queste persone hanno oltrepassato le an-

guste strettezze dei nomi e rizzato le loro tende sui lidi del

mare della rinuncia. Di buon grado avrebbero offerto una

miriade di vite, piuttosto che sussurrare la parola bramata

dal nemico; si sono aggrappati al compiacimento di Dio,

interamente distaccati e liberi dalle cose che son retaggio

degli uomini. Hanno preferito lasciarsi mozzare la testa

piuttosto che pronunciare una sola parola disdicevole. Pon-

dera ciò nel tuo cuore. Pare che si siano dissetati all'oceano

della rinuncia: la vita di questo mondo non è riuscita a

trattenerli dall'offrirsi al martirio sulla via di Dio.

Nel Mázindarán fu sterminato un gran numero di servi.

Istigato da malelingue, il Governatore depredò buona parte

delle loro proprietà: fra le accuse che egli imputò loro vi fu

quella di aver accumulato armi, mentre un'indagine appurò

che avevano solo un fucile scarico. Benevolo Iddio! Questi

uomini non hanno bisogno di armi distruttive, ché anzi si

sono accinti a ricostruire il mondo. Loro eserciti sono gli

eserciti delle buone azioni, loro armi le armi della retta

condotta e il timor di Dio è loro condottiero. Benedetto

colui che giudica equamente. Per la giustizia di Dio! Tale è

stata la pazienza, la calma, la rassegnazione e la temperanza

di queste persone, da farle divenire esempi di giustizia e

tale è stata la loro sopportazione, che preferirono essere

uccisi piuttosto che uccidere; e tutto ciò nonostante che

questi ingiustamente oppressi dal mondo siano stati

sottoposti a tribolazioni che non hanno eguali negli annali

della storia del mondo e che gli occhi delle nazioni non

hanno mai veduto. Cosa mai può averli indotti ad accettare

queste dolorose prove e a rifiutarsi di alzare anche solo una

mano per allontanarle? Quale sarà stata la causa di tale

rassegnazione e serenità? La vera causa va trovata

nell'interdizione che la Penna della Gloria ha, notte e dì,

deciso di imporre e nell'aver Noi impugnato le redini

dell'autorità, mediante la forza e il potere di Colui Che è il

Signore di tutta l'umanità.

Ricorda il padre di Badí'. Dopo averlo arrestato, ingiun-

sero a quel perseguitato di maledire e ingiuriare la propria

Fede. Ma egli, mercé la grazia di Dio e la misericordia del

suo Signore, preferì il martirio e l'affrontò. Se voleste enu-

merare i mártiri sulla via di Dio, non vi riuscirebbe di

contarli. Pensa all'onoratissimo Siyyid Ismá'íl - a lui la pace

e il tenero amore di Dio; egli era solito, sul far dell'alba,

spazzare col suo turbante la soglia della Mia dimora, finché

un giorno, sulle rive del fiume, gli occhi fissi su quella casa,

immolò la vita con le sue stesse mani.

Medita sulla penetrante influenza della Parola di Dio. A

ciascuna di queste anime fu dapprima ingiunto di be-

stemmiare e maledire la propria fede, eppure non vi fu

nessuno che antepose il proprio al Volere di Dio.

O Shaykh! Nei tempi passati una sola era la persona

prescelta per il sacrificio, ma ora questo Vilipeso ti ha

palesato ciò che sbalordirebbe ogni uomo equo. Ti scon-

giuro, giudica con equità e lèvati a servire il tuo Signore.

Egli ti premierà di certo con una ricompensa che né i tesori

della terra né tutti i possedimenti dei sovrani e degli uomini

di stato possono eguagliare. Confida in Dio in tutti i tuoi

affari e a Lui rimettili. Egli ti concederà un premio che il

Libro ha ordinato sia grande. Durante i fugaci giorni della

vita, impègnati in azioni che esalino la fragranza del divino

compiacimento e siano abbellite con l'ornamento della Sua

accettazione. Le azioni dell'onoratissimo Balál, l'etiope,

furono così ben accette al cospetto di Dio, che il « sin »

della sua bocca balbuziente fu preferito allo « shín » che

tutti pronunciavano. Questo è il giorno in cui tutte le genti

son tenute a diffondere luce di unità e di concordia. In

breve, l'orgoglio e la vanità di alcuni popoli del mondo

hanno fatto strage della vera comprensione e devastato la

dimora della giustizia e equità.

O Shaykh! Ciò che è successo a questo Vilipeso tra-

scende ogni paragone e somiglianza. Abbiamo sopportato

tutto con massima buona volontà e rassegnazione, affinché

le anime degli uomini possano essere edificate e la Parola

di Dio esaltata. Un giorno, mentre eravamo confinati in

prigione nella Terra di Mím (Mázindarán), fummo conse-

gnati nelle mani dei teologi: puoi ben immaginare quel che

Ci accadde. Se ti dovesse mai capitare di visitare la pri-

gione di Sua Maestà lo Sciá, chiedi al direttore e al capo

carceriere di mostrarti le due catene, note l'una come

Qará-Guhar e l'altra come Salásil. Giuro per la Stella Mat-

tutina della Giustizia che per quattro mesi questo Vilipeso

fu tormentato e incatenato dall'una o dall'altra delle due.

« Il Mio dolore sorpassa tutte le sciagure alle quali Gia-

cobbe dette sfogo e tutte le afflizioni di Giobbe non sono

che una parte delle Mie calamità! »

Pondera altresì sul martirio di Hájí Muhammad-Ridá

nella Città dell'Amore ('Ishqábád). I tiranni della terra

hanno inflitto a quel perseguitato tali tribolazioni da far

piangere e gemere molti stranieri, giacché, come è stato

detto ed accertato, non meno di trentadue furono le ferite

inferte sul suo corpo benedetto. Tuttavia nessuno dei fe-

deli trasgredì il Mio comandamento, o alzò la mano per

resistere. Qualsiasi cosa accadde, si rifiutarono di lasciare

che le loro inclinazioni si sostituissero a ciò che il Libro

ha decretato, sebbene considerevole fosse il numero di co-

loro che risiedevano e tuttora risiedono in quella città.

Supplichiamo Sua Maestà lo Sciá - possa Dio, glorifi-

cato e santificato Egli sia, assisterlo - di riflettere su

queste cose e di giudicare con equità e giustizia. Sebbene

nella maggior parte delle città della Persia numerosi fedeli

abbiano, negli ultimi anni, preferito essere uccisi piut-

tosto che uccidere, tuttavia il fuoco dell'odio, serpeggiante

in certi cuori, divampò più intenso di prima. Che le vit-

time dell'oppressione intercedano a favore dei propri ne-

mici è, a giudizio dei sovrani, azione principesca. Alcuni

hanno certamente saputo che, in quella città ('Ishqábád),

questi oppressi intercedettero presso il Governatore a fa-

vore dei loro assassini, chiedendo una mitigazione della

sentenza. Prendetene quindi buona nota, o voi che siete

illuminati!

O Shaykh! La Penna di Abhá ha inviato in una delle

Tavole questi chiari versetti: « O servo, ascolta la voce di

questo Vilipeso che ha sopportato dolorose prove e ves-

sazioni sulla via di Dio, il Signore di tutti i Nomi, finché

non fu gettato in prigione nella terra di Tá (Tihrán).Egli ha

convocato gli uomini al Sublime Paradiso, eppure fu preso

e trascinato attraverso città e contadi. Quante sono state le

notti durante le quali il sonno si dileguò dagli occhi dei

Miei amati a causa del loro amore per Me e quanti i giorni

in cui dovetti affrontare gli attacchi della gente! Una volta

Mi trovai in cima ai monti, un'altra in fondo alla prigione di

Tá (Tihrán) costretto ai ceppi e alle catene. Per la giustizia

di Dio! In ogni condizione Gli rimasi grato, intento a

lodarLo e a ricordarLo, a Lui rivolto, pago del Suo

compiacimento, umile e sottomesso al Suo cospetto. Così

trascorsero i Miei giorni, finché non finii in questa Prigione

('Akká), che ha fatto tremare la terra e sospirare i cieli.

Felice chi si è liberato dei propri stolti deliri, allorché, con i

vessilli dei Suoi segni, giunse Colui Che era celato. In

verità, abbiamo annunciato agli uomini quest'eccelsa

Rivelazione, tuttavia le genti si trovano in uno strano stato

di torpore. »

Al che, dalla parte dell'Hijáz, si levò una voce che gridò:

« Grande è la tua benedizione, o 'Akká, perché Dio ti ha

fatta oriente della Sua Dolcissima Voce e alba dei Suoi più

possenti segni. Felice te, poiché su te è stato insediato il

Trono della Giustizia e l'Astro del tenero amore e della

munificenza di Dio ha brillato al tuo orizzonte. Prosperi

ogni persona equanime che ha giudicato onestamente Colui

Che è la Più Grande Rimembranza e mal incolga ai traviati

e ai dubbiosi. »

Dopo la morte di alcuni mártiri, dal cielo della Rivela-

zione di Colui Che è il Signore delle Religioni fu inviata la

Lawh-i-Burtán (Tavola della Prova):

« Egli è l'Onnipotente, l'Onnisciente, il Saggio! A ca-

gione di quello che le mani degli oppressori hanno perpe-

trato, i venti dell'odio hanno infuriato tutt'attorno all'Arca di

Bathá (la Mecca). O tu che sei rinomato per la tua dottrina!

Hai condannato coloro per i quali i libri del mondo hanno

pianto, in favore dei quali le scritture di tutte le religioni

hanno deposto. Tu, che hai smarrito la via, sei davvero

avviluppato in uno spesso velo. In nome di Dio! Hai

pronunziato giudizio contro coloro pei quali l'orizzonte

della fede è stato rischiarato. Ne sono testimoni Coloro Che

sono gli Orienti della Rivelazione e le Manifestazioni della

Causa del tuo Signore, il Più Misericordioso, i Quali hanno

sacrificato la loro anima e tutto ciò che possedevano sulla

Sua retta Via. A causa della tua tirannia in ogni luogo ha

sparso lacrime la Fede di Dio e tu ancora ti trastulli e sei tra

gli esultanti. Non v'è odio nel Mio cuore, né per te né per

alcuno. Ognun che intende vede te e quelli come te travolti

in abissi di tangibile follia. Se tu avessi compreso quello

che hai fatto, ti saresti gettato nel fuoco e avresti

abbandonato la tua casa, fuggendo su per le montagne, o

urlando finché non fossi ritornato nel luogo per te disposto

da Colui Che è il Signore della forza e del potere. O tu che

sei come un nulla! Strappa i veli delle oziose fantasie e del

vano immaginare, sì che tu possa mirare l'Astro del sapere

sfolgorante su questo limpido Orizzonte. Hai sbranato un

rampollo del Profeta, illudendoti d'aver servito la Fede di

Dio. Così ti ha suggerito la tua anima e sei, in verità, fra i

negligenti. Il tuo atto ha esacerbato i cuori delle Superne

Schiere e di coloro che hanno gravitato adoranti attorno alla

Causa dl Dio, Signore dei mondi. A cagione della tua

ferocia, l'anima della Pura (Fátimih) fu turbata e gli

abitatori del Paradiso piansero amaramente in quel

benedetto Sito. »

Giudica equamente, ti scongiuro in nome di Dio.

Quali prove addussero i dottori ebrei per condannare Co-

lui Che era lo Spirito di Dio, quand'Egli li sopravvenne

con la verità? Quali prove allegarono i Farisei e i preti

idolatri per giustificare il loro diniego di Muhammad,

l'Apostolo di Dio, quand'Egli andò fra loro portando un

Libro che giudicava fra il vero e il falso con una giustizia

che trasformò in luce le tenebre del mondo e rapì in estasi i

cuori di quanti L'avevan conosciuto? In verità, tu hai citato

oggi le stesse prove prodotte dagli stolti teologi d'allora. Lo

attesta Colui Che è il Sovrano del reame della grazia in

questa grande Prigione. Hai, invero, percorso le loro vie,

anzi li hai sopravanzati in crudeltà e ti sei stimato paladino

della Fede e difensore della Legge di Dio, l'Onnisciente, il

Saggio. Per Colui Che è la Verità! La tua nequizia ha fatto

gemere Gabriele e strappato lacrime alla Legge di Dio, per

la quale le brezze della giustizia hanno alitato su tutto ciò

che è in cielo e sulla terra. Ti sei scioccamente illuso che il

giudizio da te pronunziato t'abbia recato giovamento? No,

per Colui Che è il Re di tutti i Nomi! Del tuo discapito fa

testimonianza Colui presso il Quale è il sapere d'ogni cosa,

inciso nella Tavola preservata.

O tu che hai tralignato! Non Mi hai mai visto, né ti

sei associato con Me, né sei stato Mio compagno, sia pure

per la frazione di un istante. Come hai potuto quindi or-

dinare agli uomini di maledirMi? Hai seguito in ciò gl'im-

pulsi delle tue brame o hai obbedito al tuo Signore? Mostra

un segno, se sei uomo veritiero! Attestiamo che ti sei

gettato alle spalle la legge di Dio abbandonandoti ai det-

tami delle tue passioni. In verità nulla sfugge alla Sua

scienza; in verità, Egli è l'Incomparabile, Colui Che di

tutto ha contezza. O infingardo! Ascolta ciò che il Mise-

ricorde ha rivelato nel Corano: « Non dite a chi vi porge il

saluto di "Pace", "Tu non sei credente".» Così ha decre-

tato Colui nelle Cui mani sono i regni della Rivelazione e

del creato, se sei tra coloro che danno ascolto. Hai accan-

tonato il comandamento di Dio e ti sei aggrappato alle

sollecitazioni del tuo desiderio. Guai a te, dunque, o incu-

rante dubbioso! Se neghi Me, con quale prova puoi tu

suffragare la verità di quello che possiedi? Esibiscila dun-

que, o tu che hai dato pari a Dio e ti sei discostato dalla Sua

sovranità che ha pervaso i mondi!

Sappi che vero sapiente è colui che ha riconosciuto la

Mia Rivelazione, bevuto all'Oceano del Mio sapere, che si è

librato nell'atmosfera del Mio amore, che ha gettato via

tutto tranne Me e tenuto stretto ciò che è stato inviato dal

Regno del Mio meraviglioso Verbo. In verità, costui è come

occhi per l'umanità e spirito di vita nel corpo dell'intera

creazione. Glorificato sia il Misericordiosissimo Che l'ha

illuminato e suscitato a servire la Sua grande e possente

Causa. Un tal uomo è certo benedetto dalle Superne Schiere

e da coloro che dimorano nel Tabernacolo della Grandezza

e hanno libato il Vino Sigillato, nel Mio Nome,

l'Onnipotente, il Più Possente. Se sei fra coloro che occu-

pano un sì sublime stadio, produci allora un segno prove-

niente da Dio, il Creatore dei Cieli. E se invece riconosci la

tua impotenza, imbriglia le passioni e torna al tuo Signore,

chissà mai che non voglia perdonare i tuoi peccati, che

hanno fatto bruciare le foglie del Divino Albero di Loto,

gridare la Roccia e versar lacrime agli occhi degli uomini

che intendono. Per causa tua, s'è lacerato il velo della

Divinità, è affondata l'Arca, è stata azzoppata la Cammella

e lo Spirito (Gesù) S'è lamentato nei Suoi recessi sublimi.

Contrasti Colui Che è venuto a te con le testimonianze di

Dio e con quei Suoi segni, che tu stesso possiedi e che sono

retaggio di tutti coloro che dimoran sulla terra? Apri gli

occhi, onde tu possa vedere questo Vilipeso rifulgere

all'orizzonte della volontà di Dio, il Sovrano, la Verità, il

Risplendente. E poi dischiudi l'orecchio del tuo cuore,

acché tu possa ascoltare la Parola del Divino Albero di Loto

che è stato certo suscitato da Dio, il Benefico,

l'Onnipossente. In verità, malgrado ciò che Gli è accaduto

a cagione della tua efferatezza e dei misfatti di coloro che

sono come te, quest'Albero grida a gran voce e chiama tutti

gli uomini presso il Sadratu'l-Muntahá e l'Orizzonte

Supremo. Benedetta l'anima che ha mirato il Più Possente

Segno e felice l'orecchio che ha udito la Voce Sua

dolcissima. Guai a chiunque abbia volto le terga e agisca

iniquamente.

O tu che ti sei allontanato da Dio! Se guardassi il Divino

Albero di Loto con occhio d'equità, vedresti i segni della

tua spada sui suoi virgulti, sui suoi rami e sulle sue foglie,

ancorché Dio ti abbia creato allo scopo di riconoscere

quell'Albero e servirLo. Rifletti, acché tu possa ravvisar la

tua nequizia ed essere annoverato tra coloro che si son

pentiti. Credi forse che paventiamo la tua barbarie? Sappi e

sii ben certo che fin dal primo giorno in cui la voce del

Calamo Sublime si levò fra terra e cielo, offrimmo anima,

corpo, figli e ricchezze sulla via di Dio, l'Eccelso, il Grande

e Ce ne gloriamo fra tutte le cose create e le Celesti Schiere.

Ne fan fede le cose che Ci sono occorse su questa Retta

Via. In nome di Dio! È stato amareggiato il Nostro cuore,

crocefisso il Nostro corpo e sparso il Nostro sangue, ma gli

occhi erano fissi sull'orizzonte del tenero amore del loro

Signore, il Testimone, l'Onniveggente. Più gravi le scia-

gure, più profondo si fece l'amore delle genti di Bahá. Della

loro sincerità fa fede ciò che il Misericordiosissimo ha

inviato nel Corano. Egli dice: « Auguratevi la morte dunque

se siete sinceri!» Chi è da preferire, chi si è rifugiato

dietro pesanti cortine o chi si è offerto sulla via di Dio?

Giudica imparzialmente e non essere di coloro che

vagolano inquieti nelle lande desolate della falsità. A tal

segno sono stati trascinati dalle vive acque dell'amore del

Misericorde che né le armi del mondo, né le spade delle

nazioni li hanno distolti dal volgere il viso verso l'Oceano

della munificenza del loro Signore, il Donatore, il Ge-

neroso.

In nome di Dio! Le tribolazioni non sono riuscite a

svigorirMi e il ripudio dei teologi è stato incapace di fiac-

carMi. Ho parlato, e ancora parlo, al cospetto degli uomini:

« La porta della grazia è stata disserrata e Colui Che è

l'Alba della giustizia è venuto da Dio, Signore della forza e

del potere, con chiari segni e palesi testimonianze! »

Presèntati al Mio cospetto sì che tu possa ascoltare i misteri

che il figlio di 'Imrán (Mosè) udì sul Sinai della Saggezza.

Così ti comanda, dalla Sua grande Prigione, Quei Che è

l'Oriente della Rivelazione del tuo Signore, il Dio della

Misericordia.

Al che, ancora una volta, si sono levati il grido e il

lamento della vera Fede: « In verità, il Sinai a gran voce

grida: "O genti del Bayán! Temete il Misericorde. In verità,

sono giunto al cospetto di Colui Che conversò su me e

l'estasi della mia gioia s'è trasfusa financo nei ciottoli e

nella polvere". E il Roveto esclama: "O genti del Bayán!

Giudicate equamente ciò che è stato invero appalesato. Per

certo, il Fuoco che Dio ha rivelato a Quei Che conversò con

Lui è ora manifesto. Ne fa fede ognun che ha lume e

intendimento." »

Abbiamo menzionato certi mártiri di questa Rivelazione

e altresì citato alcuni versetti che li riguardano, inviati dal

reame della Nostra parola. Osiamo sperare che, libero da

ogni attaccamento al mondo, tu vorrai meditare sulle cose

che abbiamo ricordato.

T'incombe ora di riflettere sullo stato di Mirza Hádí

Dawlat-Ábádí e di Sad-i-Isfáhání (Sadru'l-'Ulamá), che ri-

siedono nella terra di Tá (Tihrán). Non appena il primo

venne a sapere che l'avevano chiamato Bábí, si turbò fino a

perdere l'equilibrio e la dignità e, dai pulpiti, pronunciò

parole indegne di lui. Da tempo immemorabile, assetati di

potere, gli zotici del mondo hanno perpetrato atti tali da

indurre gli uomini ad errare. Ma non devi immaginarti che

i fedeli siano tutti come questi due individui. Ti abbiamo

descritto la costanza, la fermezza, la risolutezza, la certezza,

l'imperturbabilità e la dignità dei màrtiri di questa Rive-

lazione, sì che tu possa esserne ben informato. Il Mio

intento nel citarti i passi dalle Tavole ai re e altre è stato

quello di darti la certezza che questo Vilipeso non ha tenuto

nascosta la Causa di Dio, anzi ha proclamato e trasmesso

nel linguaggio più eloquente, al cospetto di tutto il mondo,

le cose che è stato incaricato di manifestare. Alcuni

pusillanimi, come Hádí e altri, hanno tuttavia tentato di

falsificare la Causa di Dio e, solleciti di questa vita

effimera, detto e compiuto cose che hanno fatto piangere gli

occhi della giustizia e gemere la Penna della Gloria, no-

nostante che ignorino i concetti essenziali di questa Causa,

mentre questo Vilipeso l'ha rivelata per amor di Dio.

O Hádí! Ti sei recato a visitare Mio fratello e l'hai

veduto. Drizza ora il volto verso la corte di questo Vilipeso,

chissà mai che le brezze della Rivelazione e gli aliti

dell'ispirazione non ti assistano dandoti agio di raggiungere

la mèta. Chiunque oggi mirerà i Miei segni distinguerà il

vero dal falso come il sole dall'ombra e sarà reso edotto

della mèta. Dio sa e Mi è testimone che tutto quello che è

stato ricordato lo fu per amor Suo, acché, per avventura, tu

divenissi guida per gli uomini e liberassi i popoli del mondo

dalle oziose fantasie e vane illusioni. Benevolo Iddio!

Finora coloro che da Me si sono discostati e M'hanno

smentito non hanno riconosciuto Colui Che inviò quel che

fu trasmesso all'Araldo, il Punto Primo! La conoscenza di

ciò è presso Dio, Signore dei mondi.

O Shaykh! Fa' uno sforzo e sorgi a servire questa Causa.

Il Vino Sigillato è in questo giorno reso manifesto al

cospetto degli uomini. Coglilo nel nome del tuo Signore e

bevine a sazietà nel ricordo di Colui Che è il Possente,

l'Incomparabile. Notte e dì, questo Vilipeso Si è prodigato

in ciò che può edificare le anime e unire i cuori degli

uomini. Gli eventi accaduti in Persia durante i primi tempi

hanno veramente rattristato i sinceri e i favoriti. Ogni anno

si rinnovano massacri, saccheggi, rapine e stragi. Una volta

avvennero a Zanján fatti che causarono profonda

costernazione; un'altra volta fu a Nayríz, e un'altra ancora a

Tabarsí; e infine accadde l'episodio della Terra di Tá

(Tihrán). Da allora in poi, sorretto dall'Unico Vero Dio

- esaltata sia la Sua gloria - questo Vilipeso informò questi

oppressi delle cose che loro si addicevano. Purificatisi da

ciò che essi e altri possedevano, si sono avvinghiati tutti

a quel che appartiene a Dio, su esso fissando lo sguardo.

È ora dovere di Sua Maestà lo Sciá - possa Dio, esal-

tato Egli sia, proteggerlo - trattare questa gente con amo-

revole bontà e clemenza. Questo Vilipeso S'impegna, al

cospetto della Divina Kaaba, che, oltre alla sincerità e alla

fidatezza, nulla queste persone mostreranno che possa in

alcun modo contrastare con le fauste opinioni di Sua

Maestà. Ogni nazione deve portare profondo rispetto per il

rango del proprio sovrano, essergli sottomessa, eseguirne

gli ordini e sostenerne l'autorità. I sovrani della terra sono

stati e sono le manifestazioni del potere, della grandezza

e della maestà di Dio. Questo Vilipeso non S'è mai com-

portato slealmente con alcuno. Tutti lo sanno e ne fanno

fede. Il rispetto al rango dei sovrani è ordinato da Dio

come chiaramente attestano le parole dei Profeti di Dio e

dei Suoi eletti. A Colui Che è lo Spirito (Gesù) - la pace

sia con Lui - fu chiesto: « "O Spirito di Dio! È egli lecito

di dare il censo a Cesare, o no?" Ed Egli rispose: "Ren-

dete a Cesare le cose che appartengono a Cesare e a Dio

le cose che appartengono a Dio." » Non lo proibì. Queste

due affermazioni, a giudizio degli illuminati, si equivalgo-

no, perché se ciò che apparteneva a Cesare non fosse prove-

nuto da Dio, Egli l'avrebbe proibito. E similmente è detto

nel sacro versetto: « Ubbidite a Dio, al Suo Apostolo e a

coloro che detengono l'autorità. » Per « coloro che de-

tengono l'autorità » s'intendono prima di tutto e in modo

particolare gli Imám - le benedizioni di Dio siano con loro!

Essi, in verità, sono manifestazioni del potere di Dio,

sorgenti della Sua autorità, forzieri della Sua conoscenza e

albe dei Suoi comandamenti. In secondo luogo, queste

parole si riferiscono ai re e ai governanti, coloro che, con la

radiosità della loro giustizia, conferiscono splendore e lume

agli orizzonti del mondo. Osiamo sperare che Sua Maestà

lo Sciá irradi una luce di giustizia il cui fulgore avvolga

tutte le razze della terra. Fa d'uopo che tutti chiedano per lui

all'unico vero Dio ciò che è adatto e conveniente in questo

giorno.

O Dio, mio Dio, mio Maestro, mia Colonna, mio Desìo,

mio Benamato! Per i misteri che furono occultati nella Tua

sapienza, per i segni che hanno esaltato la fragranza del Tuo

tenero amore, pei flutti dell'oceano della Tua munificenza,

per il firmamento della Tua grazia e della Tua generosità,

pel sangue sparso sulla Tua via e per i cuori consunti

d'amore per Te, Ti chiedo di assistere Sua Maestà lo Sciá

mediante il Tuo potere e la Tua sovranità, affinché da lui si

manifesti ciò che duri in eterno nei Tuoi Libri, Scritture e

Tavole. Tieni la sua mano, o mio Signore, con la mano

della Tua onnipotenza, illuminalo con la luce della Tua

sapienza e adornalo con l'ornamento delle Tue virtù. Il

potere Tu hai di far quel che Ti aggrada e nel Tuo pugno

sono le redini di tutte le cose create. Non v'è altro Dio che

Te, il Longanime, il Generosissimo.

Nell'Epistola ai Romani, san Paolo ha scritto: « Ogni

persona sia sottoposta alla podestà superiore; perciocché

non vi è podestà se non da Dio; e le podestà che sono,

sono da Dio ordinate. Talché chi resiste alla podestà, resi-

ste all'ordine di Dio. » E ancora: « Conciossiaché egli sia

ministro di Dio, vendicatore in ira contro a colui che fa ciò

che è male. » Egli afferma quindi che la comparsa dei re, la

loro maestà e il loro potere provengono da Dio.

Inoltre, nelle antiche tradizioni vi sono riferimenti che i

teologi hanno visto e sentito. O Shaykh! Supplichiamo Dio

benedetto e glorificato Egli sia - che ti aiuti ad aggrapparti a

ciò che è stato inviato dal cielo della generosità di Dio, il

Signore dei mondi. È necessario che i teologi, uniti a Sua

Maestà lo Sciá, si prodighino in ciò che assicuri agli uomini

protezione, sicurezza, benessere e prosperità. Il re giusto è

vicino a Dio più di ogni altro. Lo attesta Colui Che parla

nella Sua Più Grande Prigione. Dio! Non v'è altro Dio che

Lui, l'Uno, l'Incomparabile, l'Onnipossente, l'Onnisciente, il

Più Saggio.

Se tu riflettessi, per amor di Dio, anche solo per un'ora,

su ciò che è accaduto nei tempi passati e più recenti, dalle

cose che possiedi ti volgeresti verso quelle che

appartengono a Dio e ti faresti strumento per l'esaltazione

della Sua Parola. Dalla fondazione del mondo sino ad oggi,

s'è forse mai accesa all'oriente del volere di Dio Luce o

Rivelazione che i popoli della terra abbiano accettata e la

Cui Causa abbiano riconosciuta? Dove si trova e qual'è il

suo nome? Il Suggello dei Profeti (Muhammad) - possa

tutto tranne Lui esserGli sacrificato - e prima di Lui lo

Spirito di Dio (Gesù) e così risalendo fino alla Prima Ma-

nifestazione, al Loro apparire hanno tutti dolorosamente

sofferto. Alcuni Li reputarono indemoniati, altri Li tac-

ciarono d'impostura e tutti Li trattarono in tal guisa che la

Penna si sgomenta a raccontare. Nel nome di Dio! Accadde

Loro ciò che ha fatto piangere tutto il creato e ancora le

genti sono per lo più immerse in una crassa ignoranza.

Invochiamo Dio di assisterle a ritornare a Lui pentite in-

nanzi alla porta della Sua misericordia. Potente Egli è sopra

tutte le cose.

In questo momento la Penna Più Sublime ha levato la

sua squillante voce, rivolgendoMi queste parole: « Ammo-

nisci lo Shaykh così come hai ammonito uno dei Tuoi

Rami (figli), acché per avventura le brezze della Tua

parola lo attraggano e lo avvicinino a Dio, il Signore dei

mondi. »

« Sii generoso nella prosperità e grato nell'avversità.

Sii degno della fiducia del tuo vicino e trattalo con viso sor-

ridente ed amichevole. Sii tesoro per il povero, ammonitore

per il ricco, risposta al grido del bisognoso, custode della

santità della promessa. Sii equo nel giudicare e cauto nel

parlare. Non essere ingiusto con nessuno e sii mansueto con

tutti gli uomini. Sii fiaccola per chi cammina nelle tenebre,

gioia per l'addolorato, mare per l'assetato, rifugio per

l'angosciato, alleato e difensore per la vittima dell'oppres-

sione. Fa' che l'integrità e la rettitudine contraddistinguano

tutti i tuoi atti. Sii asilo per l'estraneo, balsamo per il

sofferente, torre incrollabile per il fuggitivo. Sii occhio per

il cieco e faro che guida i passi dell'errante. Sii ornamento

per il volto della verità, corona per la fronte della fedeltà,

colonna del tempio della rettitudine, alito di vita per il

corpo dell'umanità, vessillo per le schiere della giustizia,

astro sull'orizzonte della virtù, rugiada per il terreno del

cuore umano, arca sull'oceano del sapere, sole nel cielo

della munificenza, gemma sul diadema della saggezza, luce

risplendente nel firmamento della tua generazione, frutto

sull'albero dell'umiltà. Preghiamo Dio che ti protegga

dalla febbre della gelosia e dal gelo dell'odio. in verità,

Egli è vicino, pronto a rispondere. » Questo la Mia lingua

ha detto a uno dei Miei Rami (figli) e questo abbiamo ricor-

dato a quei Nostri amati che, liberi da oziose fantasie, si

sono aggrappati a ciò che è stato loro prescritto nel giorno

in cui l'Astro della Certezza ha brillato all'Orizzonte della

Volontà di Dio, il Signore dei mondi. È questo il giorno in

cui l'Uccello della Favella ha gorgheggiato le sue melodie

sui rami nel nome del suo Signore, il Dio della Misericor-

dia. Benedetto l'uomo che, sulle ali del desiderio, si è libra-

to verso Dio, il Signore del Giorno del Giudizio.

L'unico vero Dio sa e tutta la schiera dei Suoi fedeli

attesta che questo Vilipeso è sempre stato circondato da

terribili pericoli. Ma se non fosse per le afflizioni che Mi

hanno assalito sulla via di Dio, non Mi avrebbe offerto dol-

cezze la Mia vita e a nulla Mi sarebbe valsa l'esistenza. Per

coloro che sono dotati di discernimento e i cui occhi sono

fissi sulla Sublime Visione non è un segreto che per la mag-

gior parte dei Miei giorni sono stato, quale schiavo, seduto

sotto una spada appesa a un filo, ignaro se essa presto o

tardi Gli sarebbe caduta addosso. Eppure, nonostante tutto,

rendiamo grazie a Dio, il Signore dei mondi. Di giorno e

nottetempo, la Mia lingua interiore recita questa preghiera:

« Gloria a Te, o mio Dio! Se non fosse per le tribolazioni

sopportate sul Tuo cammino, come si potrebbero ricono-

scere coloro che veramente Ti amano? E se non fosse per

le prove sopportate per amor Tuo, come potrebbe essere

rivelato il grado di coloro che Ti bramano? La Tua potenza

Mi è testimone! Compagne di coloro che Ti adorano sono

le lacrime che essi versano, e consolatori di coloro che Ti

cercano sono i gemiti che emettono, e cibo di coloro che si

affrettano a incontrarTi sono i frammenti dei loro cuori

spezzati. Com'è dolce per me l'amarezza della morte in-

contrata sul Tuo sentiero e come sono preziosi i dardi dei

Tuoi nemici, affrontati per esaltare il Tuo Verbo! Lascia

ch'io beva per la Tua Causa, o mio Dio e mio Signore, tutto

ciò che desiderasti e fa' discendere su di me, pel Tuo

amore, tutto ciò che disponesti. Per la Tua gloria! Desi-

dero soltanto ciò che Tu desideri e ho caro solo ciò che Ti

è caro. In Te ho sempre riposto tutta la mia fede e la mia

fiducia. In verità, Tu sei Colui Che tutto possiede, l'Altis-

simo. Innalza, T'imploro, o mio Dio, quali aiuti di questa

Rivelazione, coloro che saranno ritenuti degni del Tuo

Nome e della Tua sovranità, sì ch'essi Ti ricordino fra le

Tue creature e issino le insegne della Tua vittoria sulla Tua

terra, e adornali con le Tue virtù e i Tuoi comandamenti.

Non v'è altro Dio che Te, il Soccorritore nel Pericolo, Co-

lui Che esiste da Sé. »

Allora la voce della vera Fede si levò gridando ripe-

tutamente: « O schiere della terra! Nel nome di Dio! Sono

la vera Fede di Dio fra voi. Badate a non ripudiarMi. Dio

Mi ha manifestata con una luce che ha ammantato tutto ciò

che è nei cieli e sulla terra. O genti! Giudicate con equità la

Mia manifestazione, e la rivelazione della Mia gloria, e la

radiosità della Mia luce, e non siate di coloro che agiscono

iniquamente. »

O Shaykh! Questo Vilipeso implora Dio - benedetto e

glorificato Egli sia - di fare di te colui che aprirà la porta

della giustizia e di rivelare per tuo mezzo la Sua Causa fra i

Suoi servi. In verità, Egli è l'Onnipotente, il Più Possente, il

Generosissimo.

O Shaykh! Supplica l'unico vero Dio di santificare le

orecchie, gli occhi e i cuori degli uomini e di proteggerli dai

desideri di corrotte inclinazioni, perché la malizia è una

grave malattia che impedisce all'uomo di riconoscere il

Grande Essere e lo esclude dagli splendori del sole della

certezza. Preghiamo e speriamo che, con la Sua grazia e

misericordia, Dio rimuova questo imponente ostacolo. In

verità, Egli è il Potente, il Soggiogatore, l'Onnipossente.

In questo momento una Voce si levò alla destra del

Luminoso Sito: « Dio! Non v'è altro Dio che Lui, l'Ordi-

natore, il Saggio! Recita allo Shaykh gli altri passi della

Lawh-i-Burhán (Tavola della Prova), acché, per avventura,

da essi guidato verso l'orizzonte della Rivelazione del suo

Signore, il Dio della Misericordia, egli si levi per assistere

la Mia Causa con chiari segni e nobili attestazioni e pro-

clami fra gli uomini ciò che la Lingua della Testimonianza

ha proferito: " Il Regno è di Dio, Signore dei mondi." »

« Studia il Kitáb-i-Íqán (Libro della Certezza) e ciò

che il Misericordiosissimo ha inviato al Re di Parigi (Na-

poleone III) e ai pari suoi, onde tu sappia cos'è accaduto

nel passato e ti convinca che non abbiamo cercato di met-

tere sossopra il paese, dopo che fu ben ordinato. Esortiamo

i Suoi servi solo per amor di Dio. A Lui si volga chi lo

desideri e chi lo desideri si volga altrove. In verità, il Nostro

Signore, il Misericorde, è Colui Che a tutto basta, il

Lodatissimo. O schiere delle tribù della terra! È questo il

giorno in cui nulla di nulla, né cosa fra le cose, né nome fra

i nomi, potrà in alcun modo giovarvi se non mediante

questo Nome, che Dio ha fatto Manifestazione della Sua

Causa e Oriente dei Suoi eccelsi titoli per tutti coloro che

sono nel regno del creato. Benedetto l'uomo che ha

riconosciuto la fragranza del Misericordiosissimo e che è

stato annoverato fra gl'incrollabili. Le vostre scienze non vi

varranno in questo giorno, né arti, né tesori, né gloria.

Gettatevele alle spalle e volgete il viso verso la Parola più

Sublime, mediante la quale le Scritture, i Libri e questa

luminosa Tavola sono stati chiaramente esposti. O genti,

gettate via ciò che avete fabbricato con la penna delle vostre

oziose fantasie e vane illusioni! Nel Nome di Dio! L'Astro

del Sapere ha brillato all'orizzonte della certezza.

O tu che hai tralignato! Se hai qualche dubbio riguardo il

Nostro comportamento, sappi che facciamo fede di ciò di

cui ha fatto fede Dio, avanti che cieli e terra fosser creati:

che non v'è altro Dio che Lui, l'Onnipotente, il

Generosissimo. Attestiamo che Egli è Uno nella Sua essen-

za, Uno nei Suoi attributi: non ha nessuno che L'uguagli

nell'universo intero, né compagno in tutto il creato; ha

inviato i Suoi Messaggeri e i Suoi Libri ad annunciare alle

Sue creature la Via Piana.

È stato informato lo Sciá? e ha preferito chiudere gli

occhi davanti alle tue azioni? O lo ha attanagliato la paura

innanzi agli ululati di un branco di lupi che, senza chiara

prova o libro, si sono lasciati alle spalle la via di Dio,

seguendo la tua via? Abbiamo sentito dire che le provincie

della Persia sono state adornate con l'ornamento della

giustizia. Ma osservandole con cura, abbiamo scoperto che

sono orienti di tirannide e albe d'ingiustizia. Vediamo la

giustizia ghermita dagli artigli della tirannide. Imploriamo

Dio di liberarla mediante il potere della Sua forza e della

Sua sovranità. In verità Egli getta la Sua ombra protet-

trice su tutto ciò che è nei cieli e sulla terra. Nessuno ha

il diritto di protestare contro alcuno per ciò che è accaduto

alla Causa di Dio. Incombe a chiunque abbia volto il viso

verso l'Orizzonte più Sublime di tener stretta la corda

della pazienza e di riporre la propria fiducia in Dio, l'Aiuto

nel Pericolo, l'Incoercibile. O voi amati di Dio! Disse-

tatevi alla fonte perenne della saggezza, libratevi nell'atmo-

sfera della saggezza, e parlate con saggezza ed eloquenza.

Così vi comanda il vostro Signore, l'Onnipossente, l'On-

nisciente.

O infingardo! Non contare sulla tua gloria e sul tuo

potere. Sei come l'ultimo sprazzo di sole in cima ai monti,

che ben presto svanirà secondo il decreto di Dio, Colui Che

tutto possiede, l'Eccelso. La gloria tua e dei tuoi pari è stata

tolta e ciò è invero quello che è stato disposto da Colui

presso il Quale è la Tavola Madre. Dove si trova quei che

repugnò a Dio e dov'è finito chi negò i Suoi segni e si

allontanò dalla Sua sovranità? Dove sono coloro che hanno

massacrato i Suoi eletti e sparso il sangue dei Suoi santi?

Rifletti acché, per avventura, tu possa percepire il soffio dei

tuoi atti, o stolto dubbioso! A causa tua l'Apostolo

(Muhammad) Si lamentò, e la Casta (Fátimih) pianse, e i

paesi furono devastati, e le tenebre sono calate su tutte le

contrade. O schiere di teologi! A causa vostra le genti sono

state umiliate, il vessillo dell'Islám ammainato e il suo

possente trono sovvertito. Ogni qual volta un uomo perspi-

cace cercava di aggrapparsi a ciò che avrebbe esaltato

l'Islám, avete sollevato tale clamore da impedirgli di rag-

giungere il suo intento, mentre il Paese rimaneva immerso

in tangibile rovina.
O Mio Calamo Supremo! Rammenta la Serpe (Imám

Jum'ih di Isfáhán), la cui crudeltà ha fatto piangere tutto

il creato e fremere le membra dei santi. Così ti comanda il

Signore di tutti i Nomi, in questo glorioso Stadio. A cagio-

ne della tua iniquità, la Casta (Fátimih) ha pianto, eppure ti

lusinghi di appartenere alla famiglia dell'Apostolo di Dio!

A ciò ti ha sospinto la tua anima, o tu che ti sei allontanato

da Dio, Signore di tutto ciò che è stato e che sarà. Giudica

equamente, o Serpe! Per quale crimine hai colpito i figli

dell'Apostolo di Dio (il Re dei Martiri e l'Amato dei

Martiri) e depredato le loro proprietà? Hai forse negato

Colui Che t'ha creato col Suo comando: "sii e fu"? Hai

agito coi figli dell'Apostolo di Dio come né 'Ád agì con

Húd né Thamúd con Sálih né gli Ebrei con lo Spirito di

Dio (Gesù), Signore di tutta l'esistenza. Neghi forse i segni

del tuo Signore, davanti ai quali, inviati che furono dal

firmamento della Sua Causa, i libri del mondo s'inchina-

rono? Medita sì che tu possa divenir accorto del tuo atto,

o ignavo reietto! Tra non molto i venti del castigo ti so-

praggiungeranno, come sopraggiunsero altri prima di te.

Aspetta, o tu che hai dato soci a Dio, Signore del visibile

e dell'invisibile. Questo è il giorno che Iddio ha annunziato

per bocca del Suo Apostolo. Rifletti acché tu possa com-

prendere ciò che il Misericorde ha inviato nel Corano e in

questa Tavola vergata. Questo è il giorno in cui Quei Che

è l'Oriente della Rivelazione è giunto con chiari segni che

nessuno può enumerare. Questo è il giorno in cui ogni

uomo illuminato, ha avvertito la fragranza della bellezza del

Misericorde nel mondo della creazione e ognun che intende

si è affrettato verso le vive acque della misericordia del

Suo Signore, il Re dei Re. O negligente! La storia del

Sacrificio (Ismaele) s'è ripetuta e colui che doveva essere

immolato ha volto i passi verso il sito del sacrificio e non

ne è ritornato a cagione di ciò che le tue mani hanno per-

petrato, o perverso esecratore. Ti lusingavi che il martirio

potesse umiliare questa Causa? No, per Colui Che Dio ha

fatto Depositario della Sua Rivelazione, se sei fra coloro

che comprendono. Male t'incolga, o tu che hai dato soci a

Dio e male incolga a coloro che, senza prova esauriente e

chiaro Libro, t'hanno preso a loro guida. Quanti oppressori

prima di te si sono levati a spegnere la luce di Dio e quanti

empi hanno ucciso e depredato, finché i cuori e le anime

degli uomini gemettero a cagione della loro spietatezza! Il

sole della giustizia s'è oscurato, dacché l'incarnazione della

tirannia s'è insediata sul trono del livore, e le genti ancora

non comprendono. O stolto! Hai massacrato i figli del-

l'Apostolo e razziato i loro beni. Dì: a parer tuo furono loro

o il loro patrimonio che negarono Dio? Giudica equa-

mente, o ignorante che sei stato tagliato via da Dio, come

per un velo. Ti sei aggrappato alla sopraffazione e hai

accantonato la giustizia; perciò tutto il creato ha pianto e sei

ancora fra i ribelli. Hai messo a morte vecchi e depredato

giovani. T'illudi forse di poter godere di ciò che la tua

nequizia ha accumulato? No, per Me Stesso! Così t'an-

nunzia Colui Che tutto sa. Nel Nome di Dio! A nulla ti

varranno le cose che possiedi e ciò che hai ammassato con

la crudeltà. Ne fa fede il tuo Signore, l'Onnisciente. Ti sei

levato a spegnere la luce di questa Causa; ma fra non molto,

per Suo decreto, sarà il tuo fuoco ad esser spento. In verità,

Egli è il Signore della forza e del potere. I casi e le vicende

del mondo e le potenze delle nazioni non hanno la forza di

vanificarLo; Egli fa quel che Gli aggrada e ordina ciò che

vuole mediante il potere della Sua sovranità. Pensa alla

cammella: sebbene fosse solo un animale, il Misericor-

diosissimo la innalzò a un sì elevato stadio che le lingue

della terra l'hanno menzionata e ne hanno celebrato le lodi.

In verità, Egli con la Sua ombra protettrice sovrasta a tutto

ciò che è nei cieli e sulla terra. Non v'è altro Dio che Lui,

l'Onnipotente, il Grande. Così abbiamo adornato il cielo

della Nostra Tavola con i soli delle Nostre Parole. Bene-

detto chi vi è pervenuto ed è stato illuminato dalla loro luce

e mal incolga a coloro che si sono discostati, che Lo hanno

negato e che lungi da Lui si son smarriti. Lode a Dio,

Signore dei mondi! »

O Shaykh! Ti abbiamo dato agio di udire le melodie

dell'Usignolo del Paradiso, e abbiamo svelato ai tuoi occhi i

segni che Dio, col Suo inderogabile decreto, ha inviato

nella Più Grande Prigione, così che i tuoi occhi possano

rallegrarsi e la tua anima divenir sicura. In verità, Egli è il

Più Munifico, il Generoso. Sorgi in forza della Sua testi-

monianza e servi la Causa di Dio, tuo Signore, Dio di Mise-

ricordia. Se la tua fede fosse timorosa, afferra la Mia

Tavola e preservala nel seno della fiducia. E allorché

accederai al sito della resurrezione e Dio ti chiederà per

quale prova hai tu creduto in questa Rivelazione, estrarrai la

Tavola e dirai: « Per questo Libro, santo, possente,

incomparabile.» Al che tutti tenderanno le mani verso te,

afferreranno la Tavola, se la premeranno contro gli occhi e

ne aspireranno la fragranza della parola di Dio, Signore dei

mondi. Dovesse Dio tormentarti per aver tu creduto nei

Suoi segni in questa Rivelazione, per quale ragione avrebbe

allora Egli tormentato coloro che non credettero in

Muhammad, l'Apostolo di Dio, e prima di Lui in Gesù,

figlio di Maria, e prima di Lui in Quei Che conversò con

Dio (Mosè), e prima ancora in Colui Che è l'Amico di Dio

(Abramo) e così risalendo fino a Colui Che fu la Prima

Manifestazione, creata dal volere del tuo Signore, il

Possente, Colui Che tutto pervade? Così abbiamo inviato i

Nostri versetti a uno prima di te, e li abbiamo oggi ripetuti a

te, onde tu possa comprendere ed essere di coloro che sono

ben certi. O tu che pretendi di avere la voce del sapere!

Questa Causa è troppo palese per esser oscurata, e troppo

importante per essere celata. Rifulge come il sole nella sua

gloria meridiana. Nessuno può negarla, a meno che non sia

agitato da odi e dubbi.

C'incombe ora di volgerci verso il Desiato e di aggrap-

parci a queste sublimi parole: « O Dio, mio Dio! Hai ac-

ceso la lampada della Tua Causa con l'olio della saggezza;

proteggila dai venti contrari. Tua è la lampada, Tuo il

globo e tutto ciò che si trova nei cieli e sulla terra è nella

stretta del Tuo potere. Dona giustizia ai governanti ed

equità ai teologi. Tu sei l'Onnipotente, Colui Che, muo-

vendo la Tua Penna, ha assistito la Tua Causa irresistibile e

ben guidato i Tuoi amati. Tu sei il Possessore della forza e

il Re della possanza. Non v'è altro Dio che Te, il Forte,

l'Incoercibile. » Dì ancora: « O Dio, mio Dio! Ti rendo

grazie perché, con la mano della generosità del Tuo Nome,

Colui Che da Sé esiste, mi hai fatto bere il Tuo Vino

Sigillato. Io Ti supplico, per lo splendore dell'Alba della

Tua Rivelazione, per la potenza della Tua Più Sublime

Parola e per la forza della Tua Più Eccelsa Penna, Che con

il Suo moto ha rapito in estasi la realtà di tutte le cose

create, di aiutare Sua Maestà lo Sciá a rendere vittoriosa la

Tua Causa, a volgersi verso l'orizzonte della Tua

Rivelazione e a drizzare il viso verso le luci del Tuo sem-

biante. O mio Signore! Aiutalo ad avvicinarsi a Te. Soc-

corrilo, adunque, con gli eserciti dei cieli e della terra.

O Tu Che sei il Signore di tutti i Nomi e l'Artefice dei cieli!

T'imploro, per la luce della Tua Causa e per il fuoco

dell'Albero di Loto del Tuo tenero amore, di aiutare Sua

Maestà a divulgare la Tua Causa fra le Tue creature.

Schiudi, indi, al suo cospetto le porte della Tua Grazia,

della Tua misericordia e della Tua munificenza. Il potere tu

hai di fare quel che T'aggrada per mezzo della Tua parola

"Sii ed è", »

O Shaykh! Avevamo impugnato le redini dell'autorità in

nome della potenza di Dio e della Sua divina forza, come

Egli solo può impugnarle, Egli Che è il Possente, il Forte.

Nessuno aveva il potere di sollevare contese e sedizioni.

Ma ora, non avendo compreso questo tenero amore e questi

favori, essi hanno subìto e subiranno il castigo che le loro

azioni meritano. Visto il progresso segreto della Corda

Tesa, i funzionari dello Stato hanno istigato e aiutato

dappertutto i Miei avversari. Nella Grande Città (Costan-

tinopoli) hanno aizzata molta gente contro questo Vilipeso.

A tal segno sono giunte le cose, che i funzionari della

città hanno agito in modo da infamare popolo e governo.

Un illustre Siyyid, la cui ben nota integrità, correttezza e

reputazione nel commercio la maggior parte dei giusti rico-

noscevano, e che tutti consideravano mercante altamente

onorato, visitò una volta Beirut. Data la sua amicizia con

questo Vilipeso, telegrafarono al Dragomanno persiano

affermando che il Siyyid, con l'aiuto di un suo servo, aveva

rubato una somma di denaro e altre cose, e si era poi recato

ad 'Akká: in tutta questa faccenda, essi miravano a disono-

rare questo Vilipeso. Ma lungi dalla gente di questo paese

il permettere che tali fole inverosimili la discostino dalla

via piana della rettitudine e della verità! In breve, essi Mi

hanno assalito da ogni parte e danno man forte ai Miei

avversari. Ma questo Vilipeso implora l'unico vero Dio che

Si degni di assistere ogni essere in ciò che si addice a

questi giorni. Notte e dì fisso lo sguardo su queste chiare

parole e recito: « O Dio, mio Dio! T'imploro, per il sole

della Tua grazia, per il mare della Tua scienza e per il fir-

mamento della Tua giustizia, di aiutare coloro che Ti hanno

negato a far professione di fede, e coloro che da Te si sono

allontanati a ritornare, e coloro che Ti hanno calunniato

ad essere giusti ed imparziali. Aiutali, o mio Signore, a

ritornare a Te, e a pentirsi dinanzi alla porta della Tua

grazia. Il potere Tu hai di fare quello che vuoi; nel Tuo

pugno sono le redini di tutto ciò che è nei cieli e sulla terra.

Lode sia a Dio, il Signore dei mondi. »

S'avvicina il momento in cui tutto ciò che è nascosto

nell'anima e nel cuore degli uomini sarà reso manifesto.

Questo è il giorno di cui Luqmán parlò al figlio, il giorno

che il Signore della Gloria annunziò e di cui rese edotto

Colui Che era il Suo Amico (Muhammad), con queste Sue

parole esaltato Egli sia: « O figliuol mio! Anche se si

trattasse del peso d'un granello di senape e fosse nascosto

nel profondo di una roccia, o nei cieli o sulla terra, Dio

lo porterebbe alla luce, poiché Dio è Sottile e tutto cono-

sce. » In questo Giorno, chi ha falsità di sguardo e qua-

lunque cosa il petto degli uomini nasconda son rivelati e

messi a nudo innanzi al trono della Sua Rivelazione. Nulla

di nulla può sfuggire alla Sua scienza. Egli ascolta e vede:

in verità è Colui Che tutto ascolta e vede. Com'è strano che

essi non distinguano tra i perfidi e i sinceri!

Se indagasse presso i consoli dell'onorato Governo

persiano che sono stati in questo Paese, Sua Maestà lo Sciá

di Persia - possa Dio perpetuare la sua sovranità - potrebbe

aver contezza delle attività e del comportamento di questo

Perseguitato. In breve, essi hanno istigato molti, come

Akhtar e altri, e si danno un gran daffare a spargere

calunnie. È chiaro ed evidente che assedieranno, con le loro

spade d'odio e i loro dardi d'inimicizia, colui che sapevano

essere proscritto fra gli uomini e scacciato di Paese in

Paese. Non è la prima volta che viene perpetrata siffatta

iniquità, né il primo calice infranto al suolo, né il primo

velo squarciato sulla via di Dio, il Signore dei mondi. Ma

questo Vilipeso, nella Più Grande Prigione, non Si turbò, né

fece motto: Si occupò dei Propri affari, interamente

distaccato da tutto fuorché Dio. Così crudele divenne

l'ingiustizia che le penne del mondo sono incapaci di

descriverla.

A questo proposito è necessario rammentare il seguente

episodio, acché, per avventura, gli uomini si aggrappino

alla corda della giustizia e della veracità. Hájí Shaykh

Muhammad-'Alí - con lui sia la gloria di Dio, il Sempi-

terno - era mercante di chiara fama, ben noto alla mag-

gior parte degli abitanti della Grande Città (Costantino-

poli). Non molto tempo fa, mentre l'Ambasciata persiana

a Costantinopoli era segretamente intenta a seminar ziz-

zania, si notò che quest'anima sincera e pia era profon-

damente conturbata. Alla fine, una notte si gettò nel mare,

ma fu salvato da alcuni passanti che sopraggiunsero per

caso in quel momento; il suo gesto fu ampiamente com-

mentato e gli furono date da diverse persone interpreta-

zioni differenti. In seguito, una sera egli entrò in una

moschea e, come raccontò il custode, vegliò tutta la notte

innalzando, sino al mattino, suppliche e preghiere, con

cuore ardente e abbondanti lacrime. Il custode, notando

che ad un certo punto aveva improvvisamente smesso di

pregare, gli si avvicinò e trovò che aveva già reso l'anima

a Dio. Al suo fianco fu trovata una boccetta vuota, indizio

che s'era avvelenato. In breve, il custode, assai stupito,

dette notizia dell'accaduto. Si scoprì poi ch'egli aveva

lasciato due testamenti: nel primo riconosceva e confes-

sava l'unità di Dio, affermava che il Suo Essere Esaltato

non ha né pari né uguali e che la Sua Essenza è eccelsa al di

sopra di ogni lode, celebrazione e descrizione; attestava

anche la Rivelazione dei Profeti e dei santi e riconosceva

ciò che è stato scritto nei Libri di Dio, Signore di tutti gli

uomini. In un'altra pagina, sulla quale aveva stilato una

preghiera, a mo' di conclusione aveva vergato queste pa-

role: « Questo servo e gli amati di Dio sono perplessi. Da

un lato la Penna dell'Eccelso ha proibito a tutti di parte-

cipare a sedizioni, contese o conflitti, dall'altro quella Stes-

sa Penna ha inviato queste sublimi parole: "Dovesse alcu-

no, al cospetto della Manifestazione, scoprire una cattiva

intenzione da parte di un'anima, non le si deve opporre,

ma deve affidarla a Dio." Considerando che, da una parte,

questo comando perentorio è chiaro e risolutamente con-

fermato e che, dall'altra, sono state pronunciate calunnie

che travalicano l'umana capacità di sopportazione e tolle-

ranza, questo servo ha deciso di commettere questo gra-

vissimo peccato. Mi rivolgo supplice all'oceano della

generosità di Dio e al firmamento della divina

misericordia e ho speranza ch'Egli vorrà cancellare, con la

Penna della Sua grazia e della Sua munificenza, i misfatti di

questo servo. Per quanto molteplici siano le mie colpe e

innumerevoli le mie cattive azioni, tuttavia mi afferro

saldamente alla corda della Sua generosità e mi aggrappo

all'orlo della Sua munificenza. Dio mi è testimone e coloro

che son vicini alla Sua soglia ben sanno che questo servo

non poté sopportare di udire le fole che i perfidi raccontano.

Perciò ho perpetrato questo atto. S'Egli mi castiga, in verità,

per ciò che fa ha da essere lodato; e se mi perdona, sarà

obbedito il Suo comando. »

Rifletti ora, o Shaykh, sull'influenza della Parola di Dio,

acché, per avventura, tu possa volgerti dalla sinistra delle

oziose fantasie alla destra della certezza. Questo Vilipeso

non S'è mai comportato con ipocrisia verso alcuno nella

Causa di Dio, e a gran voce ha proclamato la Parola di Dio

al cospetto delle Sue creature. Chi lo desideri ad essa si

volga e chi lo desideri se ne discosti. Ma se si negheranno

cose così chiare, palesi e indubitabili, che altro potrebbe

essere stimato accettabile e degno di fede, a giudizio di

uomini illuminati? Imploriamo Dio - benedetto e glorificato

Egli sia - di perdonare la persona poc'anzi ricordata (Hájí

Shaykh Muhammad-'Alí) e di tramutare in buone le sue

cattive azioni. In verità, Egli è il Forte, l'Onnipotente, il

Munificentissimo.

In questa Rivelazione sono apparse tali cose che gli

esponenti del sapere e della scienza e le manifestazioni

della giustizia e equità non possono far altro che ricono-

scere. T'incombe, in questo giorno, di levarti con forza

celestiale per dissipare, mediante l'ausilio del sapere, i dub-

bi dei popoli del mondo, così che tutti possano essere santi-

ficati, volgere i passi verso il Più Grande Oceano e attenersi

strettamente a ciò che Dio ha inteso.

Chiunque si sia allontanato da Me si è aggrappato alle

proprie futili parole e con ciò ha vociato le proprie obiezio-

ni a Colui Che è la Verità. Benevolo Iddio! Certi detti

sulla Divinità e Deità, proferiti dai santi e dagli eletti di

Dio, sono stati fatti causa di diniego e di ripudio. L'Imám

Sádiq ha detto: « La servitù è una sostanza la cui essenza

è la Divinità. » A un Arabo che l'aveva interrogato sul-

l'anima, il Comandante dei Fedeli (l'Imám 'Alí) così rispo-

se: « La terza è l'anima che è divina e celestiale. È un 'ener-

gia divina, una sostanza semplice, autosufficiente. » Egli

- la pace di Dio sia con lui - disse inoltre: « Perciò è la

Più Sublime Essenza di Dio, l'Albero della Benedizione,

l'Albero di Loto oltre il quale non si passa, il Giardino

della Quiete.» L'Imám Sádiq ha detto: « Quando il nostro

Qá'im si leverà, la terra rifulgerà della luce del suo Signo-

re.» Ad Abí Abdi'lláh - la pace sia con lui - è attri-

buita una lunga tradizione, nella quale si trovano queste

sublimi parole: « Indi Colui Che tutto soggioga - esaltato

e glorificato Egli sia - scenderà con gli angeli dalle nuvole

del cielo. » E nel possente Corano: « Stan forse attenden-

do altra cosa che un sopravvenire di Dio in ombre di

nubi? » E nella tradizione di Mufaddal è detto: « Il

Qá'im appoggerà il dorso al Santuario, stenderà la mano, ed

ecco essa sarà bianca come neve, e intatta. Ed Egli dirà:

"Ecco la mano di Dio, la mano destra di Dio, che proviene

da Dio, per comando di Dio!" » Comunque queste tradi-

zioni siano interpretate, nello stesso modo interpretino ciò

che è stato inviato dalla Penna Più Sublime. Il Coman-

dante dei Fedeli ( l'Imám 'Alí ) ha detto: « Io sono Colui

Che non può essere né nominato né descritto. » E inoltre

ha detto: « Esteriormente sono un Imám, interiormente

sono l'invisibile, l'Inconsolabile.» Abú-Ja'far-i-Túsí ha

detto: « Dissi ad Abí 'Abdi'lláh: " Tu sei la Via di cui si

fa menzione nel Libro di Dio, sei la Decima e il Pellegri-

naggio." Egli replicò: "O uomo! Noi siamo la Via men-

zionata nel Libro di Dio esaltato e glorificato Egli sia -

siamo la Decima, siamo il Digiuno, siamo il Pellegrinag-

gio, siamo il Mese Sacro, siamo la Sacra Città, siamo la

Kaaba di Dio, siamo la Qiblih di Dio, siamo il Volto di

Dio." » Jabír ha detto che Abú-Ja'far - la pace sia con

lui - così gli parlò: « O Jabír! Attento al Bayán (Esposi-

zione) e ai Ma'ání (Significati) ».Egli - la pace sia con lui -

aggiunse: « In quanto al Bayán, esso consiste nel rico-

noscere Dio glorificato Egli sia - come Colui Che non ha

eguali, e nell'adorarLo, e nel rifiutarsi di darGli compagni.

In quanto ai Ma'ání, Noi ne siamo il significato, il fianco, la

mano, la lingua, la causa, il comando, la conoscenza e il

diritto. Se desideriamo qualcosa, è Dio che la desidera, ed

Egli desidera ciò che desideriamo Noi.» Oltre a ciò, il

Comandante dei Fedeli (l'Imám 'Alí) - la pace sia con lui -

ha detto: « Come posso adorare un Signore che non ho

veduto? » E in un'altra occasione dice: « Nulla ho visto

senza vedere Dio prima di essa, Dio dopo di essa, Dio con

essa. »

O Shaykh! Pondera sulle cose che sono state menzio-

nate, acché, per avventura, mediante il potere del nome di

Colui Che è l'Esistente da Sé, tu possa libare il Vino Sigil-

lato e ottenere ciò che nessuno è capace di comprendere.

Cingiti i lombi dello sforzo e procedi verso il Più Sublime

Regno, chissà che, mentre discendono su Me, tu non possa

percepire e raggiungere le brezze della Rivelazione e del-

l'ispirazione. In verità, Io dico: La Causa di Dio non ha

mai avuto e non ha ora né pari né uguali. Squarcia i veli

delle futili fantasie. In pegno della Sua grazia, Egli certo ti

rafforzerà e assisterà: in verità, è il Forte, Colui Che tutto

soggioga, l'Onnipossente. Finché c'è tempo e il benedetto

Albero di Loto sta ancor gridando a gran voce fra gli

uomini, non privartene. Riponi in Dio la tua fiducia e a Lui

rimetti tutte le tue cose; entra poi nella Più Grande Pri-

gione, onde tu possa udire ciò che mai orecchio ha udito e

contemplare quel che mai occhio ha veduto. Dopo tale spie-

gazione, è ancora possibile aver dubbi? No, in nome di

Dio, Che sovrasta alla Sua Causa! In verità Io dico: In

questo giorno le parole benedette - « Ma Egli è l'Apo-

stolo di Dio e il Suggello dei Profeti » - hanno trovato

adempimento nel versetto - « il giorno in cui gli uomini tutti

staran ritti di fronte al Signore del Creato. » Rendi grazie a

Dio per un si grande dono.

O Shaykh! Le brezze della Rivelazione non si possono

confondere con altre brezze. Ora l'Albero di Loto oltre il

quale non si passa si erge carico d'infiniti frutti innanzi al

tuo viso: non imbrattarti di oziose fantasie, come già le

genti del passato. Queste parole proclamano da se stesse la

vera natura della Fede di Dio. È Lui Che rende testi-

monianza a tutte le cose. Per dimostrare la verità della Sua

Rivelazione, Egli non è mai dipeso né dipende ora da

nessuno. Quasi cento volumi di versetti luminosi e di lim-

pide parole sono già state inviate dal firmamento del volere

di Colui Che è il Rivelatore dei segni e sono a disposizione

di tutti. T'incombe di dirigerti verso l'Ultima Mèta, il

Termine Supremo, la Vetta Più Sublime, onde tu possa

udire e mirare ciò che è stato rivelato da Dio, il Signore dei

mondi.

Soffèrmati a riflettere sui versetti riguardanti la Pre-

senza Divina inviati nel Corano da Colui Che è il Signore

del Regno dei Nomi, acché, per avventura, tu possa sco-

prire la Retta Via e divenir strumento per la retta guida

delle Sue creature. In questo giorno, le persone come te

devono levarsi per servire questa Causa. L'umiliazione di

questo Vilipeso e la tua gloria passeranno: ingegnati, caso

mai tu possa compiere un gesto la cui fragranza non sva-

nisca più dal mondo. In quanto alla Presenza Divina, è stato

inviato ciò che nessun negatore ha potuto o può ora

confutare o rigettare. Egli - sia benedetto ed esaltato -

dice: « È Dio Colui Che ha innalzato i cieli senza pilastri

visibili, e poi S'assise sul trono; e soggiogò il sole e la luna,

e tutto corre verso un termine fisso. Egli governa tutte le

cose. Egli precisa i Suoi segni, a che possiate con ferma

certezza credere che un dì Lo incontrerete. » Dice anche:

« Chi spera di incontrare Iddio sappia che il termine di Dio

sta per scadere, ed Egli è l'Ascoltatore Sapiente. » E inoltre

- esaltato Egli sia - dice: « E coloro che rifiutano i Segni di

Dio e repugnano all'incontrarLo, dispereranno della Mia

misericordia e avranno castigo cocente. » E similmente

dice: « E dicono: "O che forse quando ci sarem sperduti

nella terra rivivremo in creazione novella?" Anzi, l'incontro

col Signore rinnegano. » E dice anche: « Non son essi in

dubbio sull'avvento del Signore? Non abbraccia Egli ampio

le cose tutte? » E dice anche: « E in verità coloro che non

hanno la speranza d'incontrarCi e sono soddisfatti della vita

della terra, e tranquilli ne godono, e coloro che nessun caso

fanno dei Nostri segni - ebbene, avranno per asilo il fuoco,

per quel che hanno operato. » E dice anche: « E quando

vengon recitati loro i segni Nostri chiarissimi, quelli che

non hanno la speranza d'incontrarCi dicono: "Portaci un

Corano diverso da questo, oppure cambialo!" Rispondi:

"Non a Me s'addice cambiarlo, di Mia iniziativa. Io non

seguo che quello che M'è rivelato, e per certo temo, se Mi

ribello a Dio, il castigo di un giorno tremendo." » E dice

inoltre: « E poi demmo la Scrittura a Mosè come

complemento di grazia per chi fa del bene, precisazione

chiara d'ogni cosa, retta guida e misericordia, nella speranza

che essi credano che incontreranno il loro Signore.» E dice

inoltre: « Son dessi coloro che rifiutarono i segni del

Signore, negarono che L'avrebber mai incontrato, sì che

l'opere loro sono vanificate e non avremo bilancia a pesarli

il Dì del Giudizio. Ecco il loro compenso: la gehenna,

perché rifiutaron la Fede, perché presero i Miei segni, i

Miei Messaggeri, a oggetto di scherno. » E dice anche:

« T'è giunta parola della storia di Mosè? Allorché vide un

fuoco, e disse alla Sua gente: "Restate qua! Ho scorto un

fuoco, forse potrò portarvene un tizzone o trovare col fuoco

una guida." E quando fu giunto al fuoco, lo chiamammo:

"Mosè! In verità, Io sono il Tuo Signore! Togliti i calzari,

poiché Tu sei nella valle santa di Towa! Ed Io T'ho pre-

scelto; ora ascolta quel che T'è rivelato: in verità Io, Io

sono Dio, non v'è altro Dio che Me; adoraMi." » E

ancora dice: « O non considerano essi in cuor loro che Dio

ha creato i cieli e la terra e quel che v'è frammezzo con

null'altro che Verità e per un termine fisso? Eppure, molti

degli uomini, l'incontro con Dio rinnegano. » E dice inol-

tre: « Ma non pensano dunque che saranno un dì resusci-

tati per un Giorno Grande, il Giorno in cui gli uomini tutti

staran ritti di fronte al Signore del creato? » E dice anche:

« E già demmo a Mosè il Libro (e tu non essere in dubbio,

dunque, che Egli Ci incontrerà!) » E dice: « No! Quando

la terra sarà stritolata, pezzo a pezzo e verranno il tuo

Signore e gli angeli, schiera a schiera. » E dice anche:

« Vorrebbero spegnere la luce di Dio con gli aliti della loro

bocca, ma Dio nol consente: Egli vuole render perfetta la

Sua luce, anche se vi ripugnino gli empi. » E dice ancora:

« E quando Mosè ebbe compiuto il Suo termine, e Si mise

in viaggio con la Sua famiglia, scorse, da un lato del monte,

un fuoco. Disse allora alla Sua famiglia: "Restate fermi

qui: ho scorto un fuoco. Ora forse andrò colà a prendere

qualche notizia sulla via o a riportarne un tizzone acceso sì

che possiate riscaldarvi." E quando fu giunto presso al

fuoco udì un Grido dal pendio destro della Vallata, nel

Luogo Benedetto, dall'Albero: "Mosè, Io sono Dio, il

Signor del creato!" »

La promessa della Presenza di Dio è stata esplicitamente

scritta in tutti i Libri Divini. Per Presenza s'intende la

Presenza di Colui Che è l'Aurora dei segni del Vero Dio, sia

esaltata la Sua gloria, l'Oriente delle Sue chiare prove, la

Manifestazione dei Suoi Nomi Eccellenti e la Fonte dei

Suoi Attributi. Dio, nella Sua Essenza e nel Suo Essere, è

sempre stato invisibile, inaccessibile e inconoscibile. Per

Presenza s'intende, perciò, la Presenza di Colui Che è il Suo

Vicario fra gli uomini. Egli, inoltre, non ha mai avuto né ha

pari o simili. Perché se avesse pari o simili, come potrebbe

in tal caso dimostrarsi che il Suo Essere è magnificato e la

Sua Essenza santificata di là da ogni paragone o

similitudine? In breve, riguardo alla Presenza e alla

Rivelazione di Dio, è stato rivelato nel Kitáb-i-Íqán (Libro

della Certezza) ciò che basterà agli imparziali. Imploriamo

Dio esaltato Egli sia - che aiuti tutti a divenire essenze di

fedeltà e ad avvicinarsi a Lui. In verità Egli è il Signore

della forza e del potere. Non v'è altro Dio che Lui, Quei

Che tutto ascolta, il Signore della Favella, l'Onnipossente, il

Lodatissimo.

O tu che sei stimato per il tuo sapere! Invita gli uomini a

fare ciò che è lodevole e non esser di coloro che

tentennano. Osserva con occhio vigile. Per comando del

Signore del regno della parola, Sovrano del firmamento

della sapienza, il Sole della Verità fulgido risplende all'oriz-

zonte della città-prigione di 'Akká. Non l'ha velato il

diniego e diecimila eserciti schierati contro di Lui non

hanno avuto la forza d'impedirGli di brillare. Non puoi

giustificarti oltre. RiconosciLo o - Dio non voglia - sorgi e

nega tutti i Profeti!

O Shaykh! Pensa alla setta sciita. Quanti edifici hanno

eretto e quante città hanno costruito, con le mani delle

oziose fantasie e delle vane illusioni. Alla fine queste vane

illusioni sono state trasformate in proiettili e scagliate con-

tro Colui Che è il Principe del mondo. Non uno fra i mag-

giori di questa setta Lo riconobbe il Dì della Sua Rivela-

zione! Ogniqualvolta si faceva menzione del Suo nome be-

nedetto, tutti dicevano: « Possa Dio affrettare la gioia che la

Sua venuta arrecherà! » Ma il giorno della Rivelazione di

quel Sole di Verità tutti, come è stato detto, hanno escla-

mato: « Possa Dio affrettare il Suo castigo! » Essi appesero

Colui Che era l'Essenza dell'essere e il Signore del visibile e

dell'invisibile e perpetrarono ciò che fece piangere la

Tavola, gemere la Penna, gridare i sinceri e versar lacrime

ai prediletti.

Medita, o Shaykh, e sii equo in ciò che dici. I seguaci

di Shaykh-i-Ahsá'í (Shaykh Ahmad) hanno capito, con

l'aiuto di Dio, ciò che era celato alla comprensione di altri

che ne rimasero privi. In breve, in ogni epoca e in ogni

secolo, nei giorni in cui si manifestarono le Albe della

Rivelazione e gli Orienti dell'Ispirazione e i Depositari della

divina sapienza sono sorte divergenze cagionate e

provocate da spiriti bugiardi ed empi. Dilungarsi su ciò non

è permesso. Tu sei meglio informato e meglio conosci le

oziose fantasie dei superstiziosi e le vane illusioni dei

dubbiosi.

Oggi, questo Vilipeso chiede a te e a quei teologi che

hanno bevuto alla coppa della conoscenza di Dio e che sono

illuminati dalle parole risplendenti dell'Astro della giu-

stizia di nominare una persona, senza informarne nessuno,

di inviarla in queste terre e di permetterle di trattenersi

un po' di tempo nell'isola di Cipro per avvicinare Mirza

Yáhyá, acché, per avventura, apprenda gli elementi fonda-

mentali di questa Fede e conosca la fonte delle leggi e dei

comandamenti divini.

Se tu riflettessi un istante, proclameresti la saggezza, la

forza e la sovranità di Dio, sia esaltata la Sua gloria. Alcuni,

che non conoscevano questa Causa e che non Ci avevano

incontrato, hanno così parlato che tutte le cose e quelle

anime che sono sicure, piacenti e piaciute a Dio hanno

attestato l'impostura di questi negligenti. Se tu ora volessi

compiere uno sforzo, la verità di questa Causa sarebbe

appalesata all'umanità e le genti liberate da questa

angosciosa e opprimente oscurità. Chi, oltre a Bahá, può

parlare al cospetto degli uomini e chi, eccetto Lui, può

avere la forza di pronunciare ciò che Dio, Signore degli

Eserciti, ha comandato a Lui?

Questo ignavo si è ora aggrappato alla pratica del

Rawdih-khání (tradizionale lamento per l'Imám Husayn).Il

suo - lo giuro in nome di Dio - è un errore madornale.

Perché secondo quanto crede questa gente, durante la Ri-

velazione del Qá'im, gli Imám - su loro si posi la pace

divina - sono usciti dagli avelli. Questa è, certo, la verità e

non ve n'è alcun dubbio. Invochiamo Iddio di elargire ai

superstiziosi un sorso delle vive acque della certezza, che

sgorgano dalla scaturigine della Penna Più Sublime, sì che

tutti possano conseguire ciò che è confacente a questi

giorni.

O Shaykh! Pur circondato da tribolazioni, questo Vi-

lipeso Si prodiga a scrivere queste parole. Dappertutto si

scorgono le fiamme dell'oppressione e della tirannia. Da un

lato Ci è giunta notizia che, nella Terra di Tá (Tihrán), i

Nostri amati sono stati arrestati, benché il sole, la luna, la

terra e il mare attestino che questa gente è ornata del-

l'ornamento della fedeltà e si è aggrappata e si aggrapperà

solo a ciò che può arrecare prosperità al governo e contri-

buire al mantenimento dell'ordine nel Paese e alla

tranquillità del popolo.

O Shaykh! Più volte abbiamo dichiarato di aver con-

cesso per diversi anni il Nostro aiuto a Sua Maestà lo Sciá.

Per anni la Persia non è stata funestata da sventure. Le

redini dei sobillatori fra le varie sette erano tenute

saldamente nel pugno del potere. Nessuno ha varcato i pro-

pri limiti. In nome di Dio! Questa gente non è mai stata

incline alla discordia, né lo è ora. I loro cuori sono illu-

minati dalla luce del timor di Dio e adorni dell'ornamento

del Suo amore. Loro cura è sempre stata ed è tuttora mi-

gliorare il mondo; loro intendimento, eliminare le diver-

genze e spegnere la fiamma dell'odio e dell'inimicizia, così

che tutta la terra possa essere considerata un unico Paese.

E invece, nella Grande Città (Costantinopoli) i funzio-

nari dell'Ambasciata persiana stanno cercando con assiduo

zelo di sterminare questi perseguitati. Essi vogliono una

cosa e Dio ne vuole un'altra. Pensa poi a ciò che è acca-

duto ai fedeli di Dio in tutte le contrade. Ora sono stati

accusati di furto e ladrocinio, ora calunniati in modo tale

che non v'ha confronto sulla terra. Rispondi equamente.

Quali risultati e conseguenze può sortire, in Paesi stra-

nieri, un'accusa di furto mossa dall'Ambasciata persiana

contro i propri sudditi? Se questo Vilipeso ha sentito ver-

gogna, non è stato per le umiliazioni che sono state inflitte

a questo servo, ma piuttosto per l'onta che gli Ambascia-

tori dei Paesi stranieri venissero a sapere quanto

incompetenti e miopi siano molti alti funzionari

dell'Ambasciata di Persia. « Getti le tue calunnie in faccia a

Coloro Che il vero Dio ha fatto Fiduciari dei tesori del Suo

settimo cielo?» In breve, invece di cercare, come avrebbero

dovuto, di giungere ai ranghi più elevati tramite Colui Che

occupa questo sublime stadio, e di ottenere il Suo con-

siglio, essi si sono dati e si danno un gran daffare per spe-

gnerNe la luce. Ma, secondo quanto è stato riferito, in

quel tempo Sua Eccellenza l'ambasciatore Mu'ínu'l-Mulk,

Mirza Muhsin Khán - possa Dio assisterlo - era assente da

Costantinopoli. Tutto ciò accadde perché si credeva che Sua

Maestà lo Sciá di Persia - possa il Misericordiosissimo assi-

sterlo - fosse in collera con coloro che erano giunti al San-

tuario della Saggezza e vi gravitavano attorno. Dio ben sa e

attesta che questo Vilipeso Si è tenuto sempre stretto a tutto

ciò che può tornare a gloria del governo e del popolo. In

verità, Dio è sufficiente Testimone.

Descrivendo le genti di Bahá, la Penna Più Sublime ha

inviato queste parole: « In verità, sono uomini che, se

giungono a città di puro oro, non le degnano di considera-

zione alcuna e, incontrando la più bella e avvenente delle

donne, si volgono dall'altra parte.» Ciò ha inviato la Penna

Più Sublime per le genti di Bahá, da parte di Colui Che è il

Consigliere, l'Onnisciente. Nella chiusa della Tavola a Sua

Maestà l'Imperatore di Parigi (Napoleone III), sono state

rivelate queste parole eccelse: « Esulti tu dei tesori che

possiedi, sapendo che essi periranno? Ti rallegri di

governare un palmo di terra, quando l'intero mondo, nella

considerazione della gente di Bahá, vale quanto il nero

dell'occhio di una formica morta? Abbandonalo a coloro

che han posto i loro affetti in esso e volgiti a Colui Che è il

Desio del mondo. »

Solo Dio - sia magnificata la Sua gloria - conosce le

cose accadute a questo Vilipeso. Ogni giorno giungono

nuove notizie di voci maligne che circolano sul Nostro

conto presso l'Ambasciata a Costantinopoli. Benevolo Id-

dio! L'unica mira delle loro trame è distruggere questo

Servo: dimenticano, però, che l'umiliazione sulla via di

Dio è la Mia vera gloria. Nei giornali hanno scritto ciò che

segue: « In quanto ai loschi traffici di taluni fra gli esuli di

'Akká e agli eccessi a cui si sono abbandonati contro molta

gente, eccetera... » Per coloro che sono esempi di giustizia

e aurore di equità, è evidente l'intendimento di chi ha

vergato questi scritti e chiaro lo scopo. In breve, costui

si levò e Mi gravò di molte tribolazioni e Mi trattò con

ingiustizia e crudeltà. In nome di Dio! Questo Vilipeso

non baratterebbe questo luogo di confino con la Dimora

Più Sublime. A giudizio degli illuminati tutto ciò che

accade sulla via di Dio è gloria manifesta e conquista su-

prema. Abbiamo già detto: « Gloria a Te, o mio Dio! Se

non fosse per le tribolazioni sopportate sul Tuo cammino,

come si potrebbe riconoscere coloro che veramente Ti ama-

no? e se non fosse per le prove sopportate per amor Tuo,

come potrebbe essere rivelato il grado di coloro che Ti

bramano? »

Tale umiliazione è stata inflitta che ogni giorno si spar-

gono nuove calunnie. Questo Vilipeso, tuttavia, pazienta

dignitosamente. Volesse Sua Maestà lo Sciá di Persia chie-

dere un rapporto su ciò che Ci è accaduto a Costantinopoli,

onde rendersi pienamente conto della verità dei fatti! O

Sciá! Ti scongiuro per il tuo Signore, il Dio della Miseri-

cordia, di esaminare questa faccenda con gli occhi

dell'equità. È forse possibile trovare, oggi, un uomo retto

che giudichi secondo ciò che Dio ha inviato nel Suo Libro?

Dov'è quella persona equanime che vorrà considerare con

giustizia ciò che è stato contro di Noi perpetrato senza

alcun chiaro segno o prova?

O Shaykh! Rifletti sul comportamento degli uomini. Gli

abitanti delle città della saggezza e del sapere sono assai

perplessi e si chiedono come mai la setta sciita che stimava

d'esser la più dotta, la più giusta e la più pia fra tutte le genti

del mondo, abbia tralignato nel Giorno della Sua

Rivelazione, mostrando una crudeltà mai sperimentata

prima. T'incombe di riflettere un momento. Dei pur nume-

rosissimi teologi comparsi dall'inizio di questa setta fino ad

oggi, nessuno seppe riconoscere la natura di questa Rive-

lazione. Quale potrebbe essere stata la causa di questa

riottosità? Se ne facessimo menzione, le loro membra ca-

drebbero a brandelli. È necessario che meditino, sì, che

meditino per migliaia di anni, acché, per avventura, possano

ottenere una gocciolina dell'oceano del sapere e scoprire le

cose di cui oggi sono immemori.

Camminavo nella Terra di Tá (Tihrán) - aurora dei

segni del tuo Signore - quand'ecco sentii il lamento dei

pulpiti e la voce della loro supplica a Dio, sia benedetto e

glorificato. Essi gridavano e dicevano: « O Dio del mondo e

Signore delle nazioni! Tu vedi il nostro stato e che cosa ci è

accaduto a causa della crudeltà dei Tuoi servi. Ci hai creati

e rivelati per Tua lode e glorificazione. Ora senti ciò che i

caparbi proclamano su di noi nei Tuoi giorni. Per la Tua

possanza! Le nostre anime sono turbate, tremanti le nostre

membra. Ahimè! ahimè! Non fossimo mai stati da Te creati

e rivelati! »

I cuori dei vicini a Dio sono consumati da queste parole

e se ne levano le grida di coloro che Gli son devoti. Più

volte, abbiamo ammonito per amor di Dio gli eminenti

teologi invitandoli all'Orizzonte Più Sublime, acché, per

avventura, nei giorni della Sua Rivelazione, ottengano la

loro porzione dell'oceano della parola di Colui Che è il

Desío del mondo e non ne rimangano del tutto privi.

Nella maggior parte delle Nostre Tavole, dal firma-

mento della Sua misericordia onnipresente, è stata inviata

quest'importante esortazione: Dicemmo: « O schiere di

governanti e di teologi! Tendete l'orecchio alla Voce che

chiama dall'Orizzonte di 'Akká. In verità, essa vi aiuta a

procedere nel giusto modo, e vi conduce vicino a Lui, e

volge i vostri passi verso lo stadio che Dio ha fatto aurora

della Sua Rivelazione e Oriente dei Suoi splendori. O

popoli del mondo! Colui Che è il Più Grande Nome è

giunto da parte dell'Antico Re, annunciando agli uomini

questa Rivelazione, celata nella Sua scienza, preservata nei

forzieri della Sua protezione e scritta dalla Penna Più

Sublime nei Libri di Dio, Signore dei Signori. O genti di

Shín (Shíráz)! Avete voi dimenticato il Mio tenero amore e

la Mia misericordia, che hanno sopravanzato tutte le cose

create e provennero da Dio Che piega la cervice degli

uomini? »

Nel Kitáb-i-Aqdas (il Libro Più Santo) è stato rivelato

quanto segue: « Dì: O capi della religione! Non giudi-

cate il Libro di Dio con le misure e le scienze in uso fra

voi poiché il Libro stesso è l'infallibile Bilancia drizzata fra

gli uomini. Su questa perfettissima Bilancia deve essere pe-

sato tutto ciò che posseggono i popoli e le tribù della terra,

mentre la misura del suo peso ha da essere saggiata confor-

me la sua propria qualità, se soltanto lo capiste. L'occhio

della Mia amorosa premura piange amaramente per voi

che non siete riusciti a riconoscere Colui Che invocavate di

giorno e nottetempo, la mattina e al vespro. Avanzate, o

genti, con visi bianchi come neve e cuori radiosi, sino al

purpureo e benedetto Luogo donde l'Albero oltre il quale

non si passa esclama: " In verità non v'è altro Dio che

Me, il Protettore Onnipotente, Colui Che esiste da Sé ."O

capi della religione in Persia! Chi di voi può competere con

Me in visione e chiaroveggenza? Dove può trovarsi colui

che osi pretendere d'esserMi uguale nei detti e nella

saggezza? No, per il Mio Signore, il Misericordiosissimo!

Tutto quello che è sulla terra svanirà, e questo è il volto del

vostro Signore, l'Onnipotente, il Benamato. Abbiamo

decretato, o genti, che sommo ed ultimo fine di ogni dot-

trina sia riconoscere Colui Che è l'Oggetto di ogni sapere;

eppure, vedete, come avete permesso che la vostra dot-

trina vi separasse, quasi un velo, da Colui Che è l'Alba di

questa Luce, Colui per il quale ogni cosa celata è stata

rivelata. Dì: questo è invero, il cielo in cui è custodito il

Libro Primigenio: oh, poteste soltanto comprenderlo. È

Lui che ha fatto gridare la Roccia e levare la voce al Roveto

Ardente sul Monte che s'innalza in Terra Santa per pro-

clamare: "Il Regno è di Dio, il Signore sovrano di tutto,

l'Onnipotente, l'Amoroso!" Non abbiamo frequentato al-

cuna scuola né letto alcuna delle vostre dissertazioni. Por-

gete orecchio alle parole con cui Questo illetterato vi chia-

ma a Dio, l'Eterno. Ciò vi gioverebbe più di tutti i tesori

della terra, se poteste capirlo. Chi interpreta ciò che è stato

fatto discendere dal Cielo della Rivelazione e altera il suo

evidente significato, quegli, in verità, è tra coloro che hanno

pervertito la Sublime Parola di Dio, ed è tra i perduti, nel

Limpido Libro. »

Al che udimmo il lamento della vera Fede e le dicemmo:

« Perché mai, o vera Fede, ti odo gridare nottetempo, e

gemere di giorno, e piangere sul far del mattino? » Essa

rispose: « O Principe del mondo Che sei rivelato nel Più

Grande Nome! Gl'incuranti hanno azzoppato la Tua candida

Cammella e affondato la Tua Arca Cremisi e desiderano

spegner la Tua Luce e velare il volto della Tua Causa.

Perciò s'è levata la voce del Mio lamento, e quella del

lamento di tutte le cose create, ma le genti, per lo più, non

sanno! » La vera Fede si è oggi aggrappata saldamente

all'orlo della Nostra munificenza e ruota adorante attorno

alla Persona Nostra.

O Shaykh! Vieni alla Mia presenza, onde poter vedere

ciò che mai l'occhio dell'universo ha veduto e udire ciò che

mai ha udito l'orecchio dell'intera creazione, acché, per

avventura, tu possa liberarti dalla melma delle vaghe fan-

tasie e volgere il viso verso lo Stadio Più Sublime, ove

questo Vilipeso a gran voce proclama: « Il Regno è di Dio,

l'Onnipossente, il Più Lodato! » Osiamo sperare che, grazie

alla tua opera, le ali degli uomini possano detergersi dal

fango dell'io e del desiderio e divenire degne di librarsi

nell'atmosfera dell'amor di Dio. Ali infangate non potranno

mai levarsi in volo. Ne fanno fede coloro che sono esempi

di equità e giustizia e pur nondimeno le genti sono in

evidente dubbio.

O Shaykh! Da ogni parte si son levate contro di Noi voci

di protesta, tali che la Nostra Penna chiede venia di narrare.

Ciononostante, spinti dalla Nostra grande misericordia,

abbiamo risposto secondo la comprensione degli uomini,

acché, per avventura, essi possano liberarsi dal fuoco della

negazione e del rifiuto ed essere illuminati dalla luce

dell'affermazione e dell'accettazione. L'equità si trova

raramente e ha cessato di esister la giustizia.

Fra gli altri, dal Regno della divina sapienza, sono stati

inviati, in risposta a certe persone, questi chiari versetti:

« O tu che hai drizzato il volto verso gli splendori del Mio

Sembiante! Vaghe fantasie sono dilagate fra gli abitatori

della terra e hanno loro precluso di volgersi verso l'Oriz-

zonte della Certezza, e la sua radiosità, e le sue manifesta-

zioni, e le sue luci. Vane chimere li hanno trattenuti lungi

da Colui Che da Sé esiste. Essi parlano sospinti dai loro

capricci e non comprendono. Alcuni di loro han detto:

"Sono stati inviati i versetti?" Di: "Sì, per Colui Che è il

Signore dei cieli!" "È sopravvenuta l'Ora?" "Sì, anzi è

trascorsa, per Colui Che è il Rivelatore di chiari segni! In

verità, l'Inevitabile è giunto ed Egli, l'Unico Vero, è ap-

parso con testimonianza e prova. Palesata è la Piana e

l'umanità è grandemente afflitta e spaventata. Si sono sca-

tenati terremoti e le tribù hanno fatto doglianza per timor

di Dio, Signore della Forza Irresistibile." Dì: "Alto s'è

levato l'assordante squillo di tromba e il Giorno è di Dio,

l'Unico, l'Incoercibile." "È sopraggiunta la Catastrofe?"

Dì: "Sì, per il Signore dei Signori!" "È venuta la Resur-

rezione?" "Sì, anzi Colui Che da Sé esiste è apparso con il

Regno dei Suoi segni." "Vedi gli uomini piegati?" "Sì,

per il mio Signore, l'Eccelso, il Sommo!" "Sono stati sra-

dicati i tronchi?" "Sì, anzi sono state sgretolate le mon-

tagne, per Colui Che è il Signore degli attributi!" Soggiun-

gono: "Dov'è il Paradiso? dov'è l'Inferno?" Dì: "Il primo

è l'unione con Me, l'altro il tuo stesso io, o tu che dubiti e

dái compagni a Dio!" Esclamano: "Non vediamo la Bi-

lancia." Dì: "Certamente, per il mio Signore, il Dio della

Misericordia! Niuno può vederla, fuorché coloro che sono

illuminati." "Sono cadute le stelle!" Dì: "Sì, quando

Colui Che da Sé esiste dimorava nella Terra del Mistero

(Adrianopoli). State accorti, o voi che siete perspicaci!"

Tutti i segni apparvero, allorché dal grembo della maestà e

della possanza traemmo la Mano della Forza. In verità, al

cadere del tempo promesso, ha gridato il Banditore e co-

loro che hanno riconosciuto gli splendori del Sinai sono

venuti meno nelle desolate plaghe dell'esitazione, innanzi

alla terribile maestà del tuo Signore, Signore del creato.

Chiede la tromba: " È stato suonato il Corno? " Dì: " Sì,

per il Re della Rivelazione, quand'Egli ascese al trono del

Suo Nome, il Misericordioso! " Sono state fugate le tene-

bre dall'albeggiante luce della grazia del tuo Signore, Sor-

gente d'ogni luce. Ha spirato la brezza del Misericorde e le

anime sono state risvegliate negli avelli dei loro corpi.

Così Dio, il Possente, il Benefico, ha adempiuto il decreto.

Coloro che hanno tralignato hanno chiesto: "Quando si

sono spaccati i cieli?" Dì: "Mentre giacevate nei sepolcri

dell'errore e della caparbietà." Fra gl'incuranti v'è chi si

stropiccia gli occhi e lancia sguardi a dritta e a manca. Dì:

" Cieco sei tu! Non hai rifugio ove fuggire." E fra loro

v'è chi dice: "Sono stati radunati gli uomini?" Dì: "Sì, pel

mio Signore! mentre giacevi nella cuna delle vane fan-

tasie." E fra loro v'è chi chiede: " È stato inviato il Libro

in forza della vera Fede?" Dì: "La vera Fede è essa stessa

attonita. Temete, o uomini dal cuore che comprende! " E

fra loro v'è chi dice: "Sono stato io, cieco, messo assieme

ad altri? " Dì: " Sì, per Colui Che cavalca sulle nuvole! "

Il Paradiso è inghirlandato di mistiche rose e all'inferno

sono state aggiunte le vampe di fuoco degli empi. Dì: "La

luce ha brillato dall'oriente della Rivelazione e, al soprag-

giungere di Quei Che è il Signore del Giorno del Patto,

la terra intera è stata illuminata." Sono periti i dubbiosi

mentre ha prosperato colui che, guidato dalla luce della

fiducia, s'è volto verso l'Oriente della Certezza. Te bene-

detto, che su Me hai fissato lo sguardo, per questa Tavola

che ti è stata inviata - Tavola che ha spinto in volo le

anime degli uomini. Mandala a mente e recitala. Per la

Mia vita! Essa è una porta verso la misericordia del tuo

Signore. Prosperi chi la recita all'alba e all'imbrunire. In

verità, udiamo il tuo lodare questa Causa, per la quale fu

sgretolato il monte della scienza e agli uomini è mancato

il piede. Con te sia la Mia gloria e con chiunque si sia volto

verso l'Onnipotente, il Munificentissimo. La Tavola è finita,

ma non può esaurirsi il tema. Sii paziente, perché paziente è

il tuo Signore. »

Questi sono versetti che rivelammo tempo addietro,

subito dopo il Nostro arrivo nella città-prigione di 'Akká,

e che ti abbiamo inviato, onde tu possa aver contezza di ciò

che le loro lingue bugiarde han proferito, allorché con

sovrana possanza li sopravvenne la Nostra Causa. Hanno

tremato le fondamenta delle oziose fantasie e s'è spaccato il

cielo delle vane chimere, e ancora le genti son dubbiose

e cavillano con Lui. Hanno smentito la testimonianza di

Dio e la Sua prova, dopo ch'Egli discese dal cielo del

potere, con il regno dei Suoi segni. Hanno gettato via ciò

che era prescritto e perpetrato quello che era stato loro

proibito nel Libro. Hanno negletto Dio e si sono avvinti ai

loro desideri: si sono invero smarriti e sono nell'errore.

Leggono i versetti e li smentiscono; vedono i chiari segni,

eppur se ne discostano; sono davvero sperduti in stravaganti

dubbi.

Abbiamo ammonito i Nostri amati a temere Iddio; tale

timore è scaturigine di ogni buona azione e santa virtù,

condottiero degli eserciti della giustizia nella città di Bahá.

Felice l'uomo che s'è posto all'ombra della sua luminosa

insegna e l'ha saldamente afferrata. In verità, egli è fra i

compagni dell'Arca Cremisi, di cui è stata fatta menzione

nel Qayyúm-i-Asmá.

Dì: O genti di Dio! Cingetevi le tempie con l'ornamento

della fidatezza e della devozione. Aiutate di poi il vostro

Signore con gli eserciti delle buone azioni e con un

lodevole carattere. Nei Miei Libri, nelle Mie Scritture, nelle

Mie Pergamene e nelle Mie Tavole vi abbiamo interdetto

discordie e conflitti e con ciò non abbiamo per voi

desiderato altro che progresso e elevazione. Ne fanno fede i

cieli e le loro stelle, il sole e la sua radiosità, gli alberi e le

loro foglie, i mari e i loro flutti, la terra e i suoi tesori.

Preghiamo Dio di assistere i Suoi amati e di aiutarli in ciò

che loro si addice in questo benedetto, possente e mera-

viglioso stadio.

Inoltre in un'altra Tavola, abbiamo detto: « O tu che hai

fissato lo sguardo sul Mio volto! Ammonisci gli uomini a

temere Dio. In nome di Dio! Questo timore è il supremo

condottiero dell'esercito del tuo Signore. Le sue milizie

sono un carattere lodevole e rette azioni. Per suo mezzo, nel

corso dei secoli e delle ere, sono state espugnate le

cittadelle dei cuori umani e le insegne del trionfo e del

potere alte levate sopra tutte le altre insegne. »

« Ti menzioneremo ora la Fidatezza e il suo stadio agli

occhi di Dio, tuo Signore, Signore del Possente Trono. Un

giorno dei giorni Ci recammo nella Nostra Verde Isola. Ivi

giunti, vedemmo rivoli scorrenti, e alberi lussureggianti, e

la luce del sole che giocava frammezzo. Volgendo il viso a

destra, scorgemmo ciò che la penna è incapace di descri-

vere; né è possibile esprimere ciò che gli occhi del Signore

dell'umanità videro in quel Sito santificato, benedetto ed

esaltato. Indi, volgendoCi verso sinistra, ponemmo lo

sguardo su una delle Bellezze del Paradiso Più Sublime

che, ritta su colonna di luce, diceva a gran voce: "O

abitatori della terra e del cielo! Ammirate la Mia bellezza e

la Mia radiosità e la Mia rivelazione e il Mio fulgore. In

nome di Dio, l'Unico Vero! Sono la Fidatezza e la sua

rivelazione e la sua bellezza. Ricompenserò chiunque a Me

si afferri e Mi riconosca rango e stadio e si aggrappi all'orlo

del Mio manto. Sono sommo ornamento delle genti di Bahá

e veste gloriosa per tutti coloro che si trovano nel regno del

creato. Sono strumento supremo per la prosperità del

mondo e orizzonte di certezza per tutti gli esseri." Così

abbiamo inviato per te ciò che sospingerà gli uomini presso

il Signore del creato. »

Questo Vilipeso ha sempre invitato i popoli del mon-

do a ciò che li esalterà e li avvicinerà a Dio. Dall'Orizzonte

Più Sublime ha sfolgorato ciò che non lascia adito a in-

certezze, ripudi o negazioni. Gli iniqui però non se ne

sono valsi, anzi ciò non farà che accrescerne il discapito.

O Shaykh! Incombe ai teologi di unirsi a Sua Maestà lo

Sciá - possa Dio assisterlo - e di aggrapparsi, notte e dì, a

ciò che innalzerà il rango del governo e della nazione.

Questa gente si prodiga assiduamente per illuminare le

anime degli uomini e risollevarne le sorti. Ne fa fede ciò

che la Penna Più Sublime ha inviato in questa limpida

Tavola. Quante volte le cose sono state di semplice e facile

attuazione, ma gli uomini non se ne son curati, dandosi

invece un gran daffare in perditempi!

Un giorno Kamál Páshá, mentre si trovava a Costan-

tinopoli, fece visita a questo Vilipeso. La conversazione

volse sul tema di ciò che è proficuo all'uomo. Dicendo egli

di aver imparato molte lingue, Noi gli facemmo notare:

« Avete sprecato la vita. Voi e gli altri funzionari del

Governo dovete indire una riunione e scegliere una delle

varie lingue e anche una delle scritture esistenti, oppure

creare un nuovo idioma e una nuova grafia, da insegnare ai

bambini nelle scuole di tutto il mondo. Così essi ne impa-

rerebbero solo due, quella materna e l'altra che tutti i popoli

del mondo parlerebbero. Se gli uomini si attenessero

rigorosamente a ciò che è stato detto, tutta la terra sarebbe

considerata un unico Paese e la gente alleggerita e liberata

dalla necessità di imparare e insegnare diverse lingue. »

Davanti a Noi fu d'accordo e dimostrò perfino grande gioia

e piena soddisfazione. Gli dicemmo allora di sottoporre

questo progetto all'attenzione dei funzionari e dei ministri

del Governo, al fine di poterlo mettere in atto nei vari Paesi.

Ma, sebbene sia tornato spesso a visitarCi dopo questo

incontro, tuttavia mai più egli toccò quell'argomento,

eppure ciò che avevamo suggerito avrebbe portato
concordia e unità fra i popoli del mondo.

Osiamo sperare che il Governo persiano adotti e ponga

in atto quel progetto. Al presente sono state inventate una

nuova lingua e una nuova scrittura. Se lo desideri, te le

comunicheremo. Il Nostro scopo è che tutti gli uomini pos-

sano attenersi a ciò che ridurrà fatiche e sforzi inutili, sì che

i loro giorni possano trascorrere e concludersi in modo

conveniente. In verità, Dio è il Soccorritore, il Sapiente,

l'Ordinatore, l'Onnisciente.

A Dio piacendo, la Persia potrà conseguire ciò di cui

è stata finora priva e adornarsene. Dì: « O Sciá! Ado-

prati sì che il fulgido splendore del sole della tua giustizia

illumini tutti i popoli del mondo. Gli occhi di questo Vili-

peso sono rivolti solamente verso la fidatezza, la sincerità,

la purezza e tutto ciò che giova agli uomini. » Non consi-

derarLo un traditore. Glorificato sii Tu, o mio Dio, mio

Maestro, mio Sostegno! Aiuta Sua Maestà lo Sciá a porre

in atto le Tue leggi e i Tuoi comandamenti e a mostrar la

Tua giustizia fra i Tuoi servi. Tu sei, in verità, il Più Ge-

neroso, il Signor dalle abbondanti grazie, l'Onnipossente, il

Forte. La Causa di Dio è venuta quale segno della Sua

grazia. Felici coloro che agiscono; felici coloro che com-

prendono; felice l'uomo che si è aggrappato alla verità e si è

distaccato da tutto ciò che è nei cieli e tutto ciò che è sulla

terra.

O Shaykh! Cerca le rive del Più Grande Oceano, entra

poi nell'Arca Cremisi che Dio ha decretato nel Qayyúm-i-

Asmá per le genti di Bahá. In verità, essa valica terra e

mare. Colui che vi entra è salvo, perisce chi se ne allontana.

Dovessi tu giungervi ed entrarvi, volgi il viso verso la

Kaaba di Dio, l'Aiuto nel Pericolo, Colui Che da Sé esiste,

e dì: « O mio Dio! T'imploro per la Tua Luce Più Glo-

riosa, e tutte le Tue luci sono in verità gloriose.» Al che le

porte del Regno si spalancheranno al tuo cospetto e vedrai

ciò che mai occhio ha veduto e udrai ciò che mai orecchio

ha udito. Questo Vilipeso ti esorta, come già ti ha esortato

prima, e nulla ha mai per te desiderato se non che tu

entrassi nell'oceano dell'unità di Dio, il Signore dei mondi.

Questo è il giorno in cui tutte le cose create gridano e

annunciano agli uomini questa Rivelazione, mediante la

quale è apparso ciò che era celato e preservato nella sapien-

za di Dio, il Possente, il Lodatissimo.

O Shaykh! Hai udito le dolci melodie delle Colombe del

Verbo, che tubano sui rami dell'Albero di Loto della

conoscenza. Ascolta ora le note degli Uccelli della Saggez-

za, gorgheggiate nel Paradiso Più Sublime. Esse, certo, ti

renderanno edotto di quelle cose di cui eri completamente

ignaro. Porgi orecchio a ciò che la Lingua della Forza e del

Potere ha rivelato nei Libri di Dio, Desio d'ogni cuore che

comprende. Or ora, nel cuore del Paradiso Più Sublime,

dall'Albero di Loto oltre il quale non si passa s'è levata una

Voce che Mi ha ordinato di recitarti ciò che è stato inviato

nei Libri e nelle Tavole e ciò che fu rivelato dal Mio

Araldo, Che immolò la vita per questo Grande Annuncio,

questa Retta Via. Egli ha detto - e, certo, dice il vero:

« Nella Mia menzione di Lui ho scritto queste parole quali

preziose gemme: " Nessun Mio cenno e nulla di ciò che è

menzionato nel Bayán può alludere a Lui." Inoltre, di

questa potentissima Rivelazione, di questo Grande

Annuncio, Egli - esaltato e glorificato sia - dice: « Esaltato

e glorificato Egli è e, fuorché Lui, tra le Sue creature,

nessuno ha il potere di rivelarLo o di descriverLo. Io non

sono altro che il primo servo che crede in Lui e nei Suoi

segni e gusta i dolci aromi delle Sue parole dalle primizie

del Paradiso della Sua scienza. Sì, per la Sua gloria! Egli è

la Verità. Non v'è altro Dio che Lui. Tutti si sono levati al

Suo comando.» Queste sono le parole che la Colomba della

Verità cantò sui rami del divino Albero di Loto. Prosperi

colui che ha ascoltato la sua Voce e s'è dissetato agli oceani

della favella divina, racchiusi in ciascuna di queste parole.

In altra occasione, dai più eccelsi rami si levò alta la voce

del Bayán. Egli - benedetto e glorificato sia - dice:

« Nell'anno nove raggiungerete ogni bene. » Altrove dice:

« Nell'anno nove giungerete alla Presenza di Dio. »

Queste melodie, intonate dagli Uccelli delle città del Sa-

pere, concordano con ciò che il Misericordiosissimo ha in-

viato nel Corano. Benedetti gli illuminati; benedetti coloro

che vi pervengono.

O Shaykh! Giuro su Dio! Il Fiume della Misericordia

scorre, e spumeggia l'Oceano della Parola, e il Sole della

Rivelazione fulgido risplende. Con cuore distaccato, petto

dilatato e lingua affatto veritiera, recita queste sublimi

parole, che il Mio Araldo - il Punto Primo - ha rive-

lato. RivolgendoSi all'onoratissimo 'Azím, Egli – glorifi-

cata sia la Sua parola - dice: « Ecco, in verità, quel che ti

promettemmo, fin da quando rispondemmo al tuo richia-

mo. Attendi finché nove sia trascorso dal tempo del Bayán,

poi esclama: " Sia, per questo, benedetto Dio, il Migliore

dei Creatori!" Dì: In verità, è questo un annuncio che

nessuno ha compreso eccetto Dio. Ma voi, quel giorno, ne

sarete ignari. » Nell'anno nove questa somma Rivelazione

si levò e brillò all'orizzonte del Volere di Dio. Nessuno

può negarlo, tranne i dubbiosi e i negligenti. Preghiamo

Dio di aiutare i Suoi servi a tornare a Lui e ad implorare

perdono per le cose che perpetrarono in questa vana vita.

In verità, Egli è il Perdonatore, il Misericordiosissimo, l'In-

dulgente. In un altro passo dice: « Sono il primo servo che

crede in Lui e nei Suoi segni. » Similmente nel Bayán

Persiano dice: « In verità, Egli è Colui Che in ogni condi-

zione proclama: "In verità, sono Dio!" » e così via - bene-

detto e glorificato Egli sia. Ciò che s'intende per Divinità e

Deità è stato poc'anzi specificato. In verità, abbiamo squar-

ciato i veli e svelato ciò che trarrà gli uomini presso Dio,

Colui Che piega la cervice degli uomini. Felice chi con-

segue equità e giustizia in questa Grazia, che ha pervaso

tutto ciò che è nei cieli e sulla terra, come comanda Dio, il

Signore dei mondi.

O Shaykh! Ascolta le melodie del Vangelo con l'orec-

chio dell'imparzialità. Profetizzando le cose che sarebbero

avvenute, Egli - glorificata sia la Sua parola - dice: « Ma

quant'è a quel giorno, e a quell'ora, niuno lo sa, non pur gli

angeli dei cieli, né il Figlio; ma il Mio Padre solo.» Per

Padre, in questo passo, s'intende Dio - esaltata sia la Sua

gloria. In verità, Egli è il Vero Educatore e il Maestro dello

Spirito.

Gioele dice: « perciocché il Giorno del Signore sarà

grande, e grandemente spaventevole; e chi lo potrà soste-

nere? » Prima, con la sublime parola proferita nel Van-

gelo, Egli dice che nessuno conosce il tempo della Rivela-

zione, eccetto Dio, l'Onnisciente, Colui Che di tutto ha

contezza. Poi, esprime la grandezza della Rivelazione. Dice

inoltre nel Corano: « Di che cosa l'un l'altro si domandano?

Dell'Annuncio Massimo. » Questo è l'Annuncio la cui

grandezza è stata menzionata nella maggior parte dei Libri

dei tempi antichi e più recenti. È l'Annuncio che ha fatto

tremare le membra dell'umanità, eccetto coloro che Dio, il

Protettore, l'Aiuto, il Soccorritore, S'è compiaciuto di

esentare. Gli uomini, infatti, hanno visto con i loro stessi

occhi che tutti gli esseri umani e tutte le cose sono stati

gettati nella confusione e nella perplessità, eccetto coloro

che Dio ha deciso di dispensare.
O Shaykh! Grande è la Causa e grande l'Annuncio!

Soppesa, calmo e paziente, i fulgidi segni, e le sublimi pa-

role, e tutto ciò che è stato rivelato in questi giorni, acché,

per avventura, tu possa sondare i misteri riposti nei Libri e

sforzati di guidare i Suoi servi. Ascolta con l'orecchio

interiore la voce di Geremia che dice: « Ohimè lasso!

quant'è pur grande quel giorno! non ne fu giammai alcun

pari. » Se tu osservassi con occhio d'equità, comprendere-

sti la grandezza del Giorno. Porgi ascolto alla Voce di

questo Onnisciente Consigliere e non privarti della grazia

che ha pervaso tutte le cose create, visibili e invisibili.

Ascolta il salmo di Davide, che dice: « Chi mi condurrà

nella città della fortezza?» La Città della Fortezza è

'Akká, che è stata soprannominata la Più Grande Prigione e

che possiede una fortezza e possenti bastioni.

O Shaykh! Studia ciò che Isaia ha scritto nel Suo Libro.

Dice: « O Sion che rechi le buone novelle, sali sopra un alto

monte; o Gerusalemme che rechi le buone novelle, alza di

forza la tua voce; alzala, non temere; dì alle città di Giuda:

"Ecco l'Iddio vostro; ecco il Signore Iddio verrà con mano

forte e il Suo braccio signoreggerà per Lui." » In questo

Giorno sono apparsi tutti i segni. Una Grande Città è

discesa dal cielo, e Sion freme ed esulta di gioia alla

Rivelazione di Dio, perché da ogni parte ha udito la Sua

Voce. In questo Giorno, Gerusalemme è pervenuta a un

nuovo Vangelo, perché in luogo del sicomoro si trova il

cedro. Gerusalemme è centro di pellegrinaggio per tutti i

popoli del mondo ed è stata chiamata Città Santa. Insieme

con Sion e la Palestina, sono tutti compresi in queste terre.

Perciò è stato detto: « Benedetto l'uomo che è emigrato ad

'Akká. »

Amos dice: « Il Signore ruggirà da Sion, e darà fuori la

Sua voce da Gerusalemme; e i paschi dei pastori faranno

cordoglio, e la sommità di Carmel si seccherà. » Nel

Libro di Dio, il Carmelo è stato detto Collina di Dio e Sua

Vigna. È qui che, per grazia del Signore della Rivelazione,

è stato eretto il Tabernacolo della Gloria. Felici coloro che

vi giungono; felici coloro che ad esso volgono il viso. E

inoltre dice: « Verrà l'Iddio nostro, e non resterà silente. »

O Shaykh! Rifletti su queste parole, rivolte ad Amos da

Colui Che è il Desìo del mondo. Dice: « Preparati allo

scontro dell'Iddio tuo, o Israele. Perciocché ecco Colui

Che ha formati i monti, e che crea il vento, e che dichiara

all'uomo qual sia il Suo pensiero; che fa dell'alba oscurità, e

che cammina sopra gli alti luoghi della terra; il cui nome è:

Il Signore Iddio degli Eserciti. » Egli dice che fa dell'alba

oscurità. Ciò significa che, al tempo della Manifestazione di

Colui Che conversò sul Sinai, chi si considerasse vero

mattino sarebbe, mediante la forza ed il potere di Dio,

trasformato in tenebre. Egli è certo la falsa alba, nonostante

che si consideri la vera. Guai a lui e a coloro che lo seguono

senza chiara prova da parte di Dio, Signore dei mondi.

Isaia dice: « E il Signore solo sarà esaltato in quel

Giorno. » In quanto alla grandezza della Rivelazione,

dice: « Entra nella roccia, e nasconditi nella polvere, per lo

spavento del Signore, e per la gloria della Sua altezza. » E

in un'altra circostanza dice: « Il deserto e il luogo asciutto si

rallegreranno di queste cose; e la solitudine festeggerà, e

fiorirà come una rosa. Fiorirà largamente, e festeggerà,

eziandio con giubilo, e grida di allegrezza; la gloria del

Libano, la magnificenza di Carmel, e di Saron, le sarà data;

quei luoghi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza

del nostro Dio. »

Questi passi non richiedono commento. Sono fulgidi e

palesi come il sole, radiosi e luminosi come la luce stessa.

Guidata dalla fragranza di queste parole al giardino della

comprensione, ogni persona equa giunge a ciò da cui la

maggior parte degli uomini sono velati ed esclusi. Dì:

Temete Dio, o genti, e non seguite i dubbi di coloro che

blaterano, che hanno violato il Patto e il Testamento di Dio

e negata la Sua grazia, che ha preceduto tutto ciò che è nei

cieli e sulla terra.

E inoltre dice: « A coloro che hanno cuore pavido, dì:

siate forti, non temete, guardate il vostro Dio. » Questo

versetto benedetto è una prova della grandezza della Rive-

lazione e della grandezza della Causa, perché lo squillo di

tromba deve necessariamente portare confusione in tutto il

mondo e paura e tremore fra gli uomini. Felice colui che la

Luce della fiducia e del distacco ha illuminato. Le

tribolazioni di quel Giorno non lo ostacoleranno né lo

allarmeranno. Così ha parlato la Lingua della Favella, come

comanda Colui Che è il Misericordiosissimo. In verità, Egli

è il Forte, l'Onnipotente, Colui Che tutto soggioga,

l'Onnipossente. Incombe ora a coloro che hanno orecchie

attente e occhi veggenti, di meditare su queste sublimi

parole, in ognuna delle quali sono celati gli oceani dell'in-

timo significato e della spiegazione, acché, per avventura,

le parole pronunciate da Colui Che è il Signore della Rive-

lazione diano ai Suoi servi potestà di raggiungere, in per-

fetta gioia e radiosità, la Mèta Suprema e la Più Eccelsa

Vetta - l'Oriente di questa Voce.

O Shaykh! Se tu percepissi, sia pure in misura minore di

una cruna d'ago, le brezze della Mia Parola, abbandoneresti

il mondo e tutto ciò che è in esso e volgeresti il viso verso

le Luci del sembiante del Desiderato. In breve, nei detti di

Colui Che è lo Spirito (Gesù), innumerevoli significati si

trovano celati. A molte cose Egli accennò, ma non trovando

nessuno che avesse orecchie attente o occhi veggenti,

decise di nasconderne la maggior parte, per cui disse: « Ma

voi non le potete ora portare.» Quell'Oriente della

Rivelazione dice che quel Giorno Colui Che è il Promesso

avrebbe rivelato le cose che dovevano venire. Epperciò nel

Kitáb-i-Aqdas, nelle Tavole ai Re, nella Lawh-i-Ra'ís e

nella Lawh-i-Fu'ád la Penna Più Sublime ha annunciato e

profetizzato la maggior parte delle cose che sono accadute

su questa terra.

Nel Kitáb-i-Aqdas è stato rivelato ciò che segue: « Che

nulla ti rattristi, o Terra di Tá (Tihrán), poiché Dio ti ha

scelta quale sorgente di gioia per l'umanità intera. Se sarà

Sua Volontà, Egli benedirà il tuo trono ponendovi uno che

governerà con giustizia e che riunirà il gregge di Dio che i

lupi hanno disperso. Quel sovrano si volgerà con gioia e

allegrezza verso la gente di Bahá e le estenderà i suoi

favori. Agli occhi di Dio sarà invero stimato gemma fra gli

uomini. Su di lui discenda per sempre la gloria di Dio e la

gloria di tutti coloro che dimorano nel regno della. Sua

Rivelazione.» Questi versetti sono stati rivelati nel passato.

Ma ora son stati inviati i seguenti versetti: « O Dio, mio

Dio! Bahá Ti supplica e Ti implora, per le luci del Tuo

sembiante, e i flutti dell'oceano della Tua Rivelazione, e i

fulgidi splendori del sole della Tua parola, di aiutare lo Sciá

ad essere giusto ed equo. Se è Tuo volere, benedici, per suo

tramite, il trono dell'autorità e della sovranità. Il potere Tu

hai di fare quel che T'aggrada. Non v'è altro Dio che Te,

Che odi, Che sei sollecito a rispondere.» « Esulta

d'immensa gioia, o Terra di Tá (Tihrán), poiché Dio ti ha

creata sorgente della Sua Luce, giacché in te nacque la

Manifestazione della Sua gloria. Esulta per questo nome

che ti è stato conferito - un nome pel quale l'Astro della

grazia ha diffuso il suo splendore illuminando terra e cielo.

Fra non molto in te lo stato d'ogni cosa cambierà e le redini

del potere cadranno nelle mani del popolo. Invero il tuo

Signore è l'Onnisciente e la Sua autorità tutte le cose

abbraccia. Sii certa del benigno favore del tuo Signore;

l'occhio della Sua amorosa premura si volgerà eternamente

su te. Si avvicina il giorno in cui il tuo travaglio si

tramuterà in pace e in calma serena. Così è stato decretato

nel Libro Meraviglioso.»

E inoltre nella Lawh-i-Fu'ád e nella Tavola del Re di

Parigi (Napoleone III) e in altre Tavole è stato rivelato ciò

che guiderà ogni persona equanime ad attestare il potere,

la maestà e la saggezza di Dio - sia esaltata la Sua gloria.

Se gli uomini osservassero con occhi di giustizia, diverreb-

bero edotti del segreto di questo versetto benedetto: « E

non v'è nulla d'umido o di secco, che non sia registrato in

un libro chiaro » e lo comprenderebbero. Ma in questo

giorno il ripudio della verità ha impedito agli uomini di

capire ciò che ha inviato, secondo verità, Colui Che è il

Rivelatore, l'Antico dei Giorni. Benevolo Iddio! Dapper-

tutto sono apparsi chiari segni, eppure gli uomini sono per

lo più orbati del privilegio di vederli e comprenderli.

Imploriamo Dio di concedere il Suo aiuto, sì che tutti gli

uomini, riconosciute le perle ascose nelle conchiglie del Più

Grande Oceano, esclamino: « Lodato sii Tu, o Dio del

mondo! »

O schiere di giusti! Meditate e riflettete sui flutti del-

l'Oceano della parola e della sapienza di Dio, così che pos-

siate testimoniare con la lingua dello spirito e del corpo che

presso di Lui si trova la conoscenza di tutto quello che è nel

Libro. Nulla sfugge alla Sua scienza. In verità ha

manifestato ciò che era celato, allorché, al Suo ritorno,

ascese al trono del Bayán. Tutto ciò che è stato inviato è

avvenuto e avverrà, parola per parola, sulla terra. Non v'è

possibilità alcuna di sfuggire o protestate. Essendo, però,

equità nascosta e trascurata, la maggior parte degli uomini

parlano sospinti dalle loro oziose fantasie.

O Dio, mio Dio! Non impedire ai Tuoi servi di volgere

il viso verso la luce della certezza, albeggiata all'orizzonte

del Tuo volere e fa' che non siano privati, o mio Dio,

degli oceani dei Tuoi segni. Essi sono, o mio Dio, Tuoi

servi nelle Tue città e Tuoi schiavi nelle Tue contrade. Se

Tu non hai misericordia di loro, chi dunque ne avrà? Pren-

di, o mio Dio, le mani di coloro che si sono inabissati nel

mare delle oziose fantasie e liberali con la Tua forza e la

Tua sovranità. Salvali, dunque, con il Tuo forte braccio.

Il potere Tu hai di fare quello che vuoi e nella destra

impugni le redini di tutto ciò che è nei cieli e sulla terra.

Inoltre il Punto Primo dice: « MirateLo con i Suoi

occhi. Se Lo guarderete con altri occhi, mai Lo accetterete e

mai Lo conoscerete. » A null'altro ciò si riferisce se non a

questa Suprema Rivelazione. Prosperi colui che giudica

equamente. E inoltre dice: « Il tenero germoglio che rac-

chiude le potenzialità della Rivelazione che verrà è dotato

di una potenza superiore alle forze combinate dell'intero

Bayán. » Queste liete novelle del Bayán e dei Libri del

passato sono state ripetutamente citate, sotto vari nomi, in

numerosi libri, acché, per avventura, gli uomini possano

giudicare equamente ciò che è sorto e risplende all'oriz-

zonte del Volere di Dio, Signore del Possente Trono.

O Shaykh! Dì alle genti del Bayán: « Meditate queste

parole benedette. Egli dice: "L'intero Bayán è solo una

foglia fra le foglie del Suo Paradiso." Siate eque, o genti, e

non siate di coloro che, nel Libro di Dio, Signore dei

mondi, sono annoverati fra i perduti. » In questo giorno,

carico di celesti, nuovi, meravigliosi frutti, il benedetto

Albero di Loto si erge innanzi al tuo viso. Guardalo, distac-

cato da tutto eccetto lui. Così ha parlato la Lingua della

forza e del potere in questo Sito che Dio ha adornato con le

orme del Suo Più Grande Nome e del Suo Possente An-

nuncio.

E inoltre dice: « Prima che nove anni sian trascorsi

dall'inizio di questa Causa, le realtà delle cose non saranno

rese manifeste. Tutto quello che hai visto finora non è che

lo stadio dell'umido seme, prima che lo vestiamo di carne.

Sii paziente finché non vedrai una nuova creazione. Dì:

"Benedetto perciò sia Dio, il più eccelso Creatore!" » E

inoltre, riguardo al potere di questa Rivelazione, ha detto:

« A Quei Che Dio manifesterà è lecito respingere colui che

è il più grande sulla terra, perché tutte le cose Lo adorano,

mentre costui non è che una creatura nelle Sue mani. Dopo

Hín (68) vi sarà data una Causa che conoscerete.» E

ancora dice: « Sappi, con assoluta certezza e mediante il più

fermo e irrevocabile decreto, che Egli - sia esaltata la Sua

gloria, magnificata la Sua forza, santificata la Sua sacerta,

glorificata la Sua grandezza e lodate le Sue vie - fa sì che

ogni cosa sia conosciuta tramite se stessa. Chi dunque può

conoscerLo attraverso altri che Lui Stesso?» Inoltre

esaltato e glorificato sia dice: « Attento, attento, che nei

giorni della Sua Rivelazione il Váhid del Bayán (le diciotto

Lettere del Vivente), come un velo da Lui non ti separi,

perché ai Suoi occhi questo Váhid non è altro che una

creatura! E bada, bada che le parole inviate nel Bayán,

come un velo, da Lui non ti separino!» E ancora - esaltato

Egli sia dice: « Non guardateLo con occhi che non siano i

Suoi, poiché chiunque Lo guarderà con i Suoi occhi Lo

riconoscerà, altrimenti Ne rimarrà velato. Se cerchi Dio e la

Sua Presenza, Lui cerca e miraLo. » E inoltre dice: « E

meglio per te recitare un solo versetto di Colui Che Dio

manifesterà, che trascrivere il Bayán intero, perché quel

giorno quell'unico versetto ti salverà, mentre il Bayán intero

non potrà salvarti. »

Dì: O genti del Bayán! Siate eque, siate eque; e ancora

siate eque, siate eque. Non siate tra coloro che notte e dì

hanno menzionato la Manifestazione della Causa di Dio,

ma allorché, per Sua grazia, Egli apparve e fu illuminato

l'Orizzonte della Rivelazione, pronunciarono contro di Lui

un giudizio tale da muovere al pianto gli abitatori del

Regno e del Reame della Gloria e tutti coloro che gravitano

attorno al volere di Dio, il Savio, l'Onnisciente.

Meditate su queste sublimi parole. Egli dice: « Io

sono, in verità, un credente in Lui, nella Sua Fede, nel

Suo Libro, nelle Sue Testimonianze, nelle Sue Vie e in

tutto quello che in ciò da Lui procede. Mi glorio della

Mia affinità a Lui e Mi vanto della Mia fede in Lui. » E

inoltre dice: « O congregazione del Bayán e tutti coloro

che ne fanno parte! Riconoscete i termini che vi sono stati

imposti, giacché perfino Colui Che è il Punto del Bayán ha

creduto in Colui Che Dio manifesterà, prima che tutte le

cose fossero create. Me ne glorio, certo, innanzi a tutti

coloro che sono nel regno del cielo e della terra.» In nome

di Dio! Tutti gli atomi dell'universo levano gemiti e lamenti

per le crudeltà perpetrate dai perversi fra le genti del Bayán.

Dove mai sono finiti coloro che vedono e ascoltano?

Imploriamo Dio - benedetto e glorificato Egli sia - di

convocarli e di esortarli a ciò che sarà loro di profitto e di

tenerli lontani da quello che li danneggerà. In verità, Egli è

il Forte, Colui Che tutto soggiòga, l'Onnipossente.

E inoltre dice: « Non lasciatevi separare da Dio, come da

un velo, dopo che Egli Si è rivelato, giacché tutto ciò che è

stato esaltato nel Bayán non è altro che un anello alla Mia

mano, e in verità Io non sono altro che un anello alla Mano

di Colui Che Dio manifesterà - glorificata sia la Sua

menzione! A Suo piacimento Egli lo rigira, per ciò che

vuole e tramite qualsiasi cosa Gli piaccia. In verità, è

l'Aiuto nel Pericolo, il Sommo. » E ancora dice: « S'Egli

facesse un Profeta d'ognuno sulla terra, agli occhi di Dio

tutti sarebbero certo considerati Profeti. » E ancora dice:

« Il giorno della rivelazione di Colui Che Dio manifesterà

tutto ciò che dimora sulla terra sarà uguale a Suo giudizio.

Chiunque Egli comandi sia Profeta, tale è sempre stato dal

principio che non ha principio e tale rimarrà fino alla fine

che non ha fine, essendo questo un decreto di Dio. E chiun-

que Egli fa Vicario, Vicario sarà in tutti i mondi, essendo

questo un decreto di Dio. Infatti il volere di Dio non può

essere manifestato per altra via che il Suo volere, e il Suo

desiderio non può venir espresso in altro modo che me-

diante il Suo desiderio. In verità, Egli è Colui Che tutto

conquista, l'Altissimo, l'Onnipotente. »

In breve: in ogni occasione Egli ha espresso ciò che

conduce alla trasformazione, al miglioramento, all'esalta-

zione e alla retta guida degli uomini. Alcuni improbi si

sono fatti, tuttavia, velo e insormontabile barriera, impe-

dendo agli uomini di volgersi verso le luci del Suo Sem-

biante. Invochiamo Dio di scacciarli mediante la Sua

sovranità e di ghermirli nella Sua possente stretta. In verità,

Egli è il Signore della Forza, il Possente, il Saggio.

E inoltre dice: « Egli - glorificata sia la Sua menzio-

ne - Si rassomiglia al sole. Se innanzi a Lui fossero posti

infiniti specchi, ciascuno rifletterebbe, secondo la propria

capacità, lo splendore di quel sole; ma se non ve ne fosse

alcuno, esso continuerebbe ancora a levarsi e a tramontare e

gli specchi soltanto sarebbero velati alla sua luce. In

verità, non ho mancato al Mio dovere di ammonire quelle

genti e di trovare mezzi pei quali esse potessero rivolgersi

verso Dio, loro Signore, e credere in Dio, loro Creatore. Se,

il Dì della Sua Rivelazione, tutti coloro che sono sulla

terra, Gli renderanno omaggio, il Mio intimo essere si

rallegrerà, poiché tutti saranno pervenuti all'apice della loro

esistenza e giunti di faccia al loro Amato e avran ricono-

sciuto, nella massima misura raggiungibile nel mondo del-

l'essere, lo Splendore di Colui Che è il Desìo del loro cuore.

Altrimenti si rattristerà l'anima Mia davvero. In verità, tutte

le cose ho Io allevate per tale scopo. Come potrà dunque

uomo essere da Lui escluso? Per questo ho implorato Iddio

e continuerò a implorarLo. In verità Egli è vicino, pronto a

rispondere. »

E ancora dice: « Rifiuteranno a quell'Albero, che non è

né orientale né occidentale, perfino il nome di credente,

perché se così Lo chiamassero non Lo rattristerebbero.» Ha

udito il tuo orecchio, o mondo, con quale abbandono

dall'aurora del volere di Colui Che è l'Oriente di tutti i nomi

sono state rivelate queste parole? Egli dice: « Tutti gli

uomini ho educato, affinché riconoscano questa Rivela-

zione, eppure le genti del Bayán si rifiutano di concedere

perfino il nome di credente a quell'Albero benedetto, che

non appartiene né all'Oriente né all'Occidente. » Ahimè,

ahimè, per ciò che Mi è accaduto! In nome di Dio! Per

mano di colui che ho nutrito (Mirza Yahyá), giorno e notte

su Me sì è abbattuto ciò che ha fatto gemere lo Spirito

Santo e gli abitatori del Tabernacolo della Grandezza di

Dio, Signore di questo meraviglioso Giorno.

Inoltre, smentendo alcuni negatori, Egli dice: « Poiché

nessuno conosce il tempo della Rivelazione, eccetto Dio. In

qualsiasi istante appaia tutti devono riconoscere il Punto

della Verità e render grazie a Dio. » Coloro che da Me si

sono allontanati, hanno parlato come parlarono i seguaci di

Giovanni (il Battista); perché essi pure protestarono contro

Colui Che era lo Spirito (Gesù), dicendo: « Non è finita la

dispensazione di Giovanni; perché dunque sei venuto?»

Ora, anche coloro che Ci hanno ripudiato, ancorché non Ci

abbiano mai conosciuto e abbiano totalmente ignorato gli

elementi essenziali di questa Causa, che non sanno da Chi

procede e che cosa significa, hanno parlato in modo tale da

far sospirare e gemere il creato intero. Per la Mia vita! Il

mutolo non potrà mai affrontare Colui Che in Sé incarna il

regno della parola. Temete Dio, o genti, e studiate ciò che è

stato inviato, secondo verità, nell'ottavo capitolo del sesto

Váhid del Bayán, e non siate di coloro che si sono sviati.

Come Egli ha comandato: « Leggano questo Capitolo ogni

diciannove giorni, acché, per avventura, al tempo della

rivelazione di Colui Che Dio manifesterà, non siano velati a

causa di considerazioni estranee ai versetti, che sono stati e

sono tuttora la più ponderosa fra tutte le prove e le

testimonianze. »

Giovanni, figlio di Zaccaria, disse quel che ha detto il

Mio Araldo: « ... dicendo: Ravvedetevi, perciocché il re-

gno de' cieli è vicino... Ben vi battezzo Io con acqua, a

penitenza; ma Colui Che viene dietro a Me è più forte di

Me, le cui suole Io non sono degno di portare. » Perciò,

in segno di umiltà e sottomissione, il Mio Araldo disse:

« L'intero Bayán è solo una foglia tra le foglie del Suo

Paradiso.» E inoltre dice: « Io sono il primo ad adorarLo, e

Mi glorio della Mia affinità a Lui.» Eppure, o uomini, le

genti del Bayán hanno agito in modo tale che Dhi'l-Jawshan

e Ibn-i-Anas e AsBahá hanno cercato e cercano tuttora, per

quegli atti, rifugio presso Dio. Notte e dì, al cospetto di

tutte le religioni, questo Vilipeso S'è prodigato in ciò che

conduce all'esaltazione della Causa di Dio, mentre quegli

uomini si sono aggrappati a ciò che è causa di danno e

umiliazione.

E ancora dice: « RiconosceteLo dai Suoi versetti. Tan-

to più negligenti sarete nel cercare di conoscerLo, tanto

più spesso il velo di fuoco che vi avvolgerà. » O voi che,

fra i seguaci del Bayán, da Me vi siete discostati! Riflettete

su queste sublimi parole sgorgate dalla scaturigine della

favella di Colui Che è il Punto del Sapere. Ascoltate ora

queste parole. Egli dice: « Quel Giorno, rivolto ai seguaci

del Bayán, l'Astro della Verità reciterà questa Sura del

Corano: "Dì: O negatori! Io non adoro quel che voi ado-

rate, né voi adorate quel che Io adoro; ed Io non venero

quel che voi venerate, né voi venerate quel ch'Io venero;

voi avete la vostra religione, Io la Mia." » Benevolo

Iddio! Nonostante queste limpide dichiarazioni e queste

prove luminose e risplendenti, ognuno è intento al proprio

vano immaginare, immemore del Desío del cuore, come se

un velo da Lui lo separasse. O voi che avete tralignato!

Scuotetevi dal sonno dell'incuria e porgete orecchio a que-

ste parole del Mio Araldo. Egli dice: « L'albero dell'affer-

mazione, ove da Lui s'allontani, è considerato albero della

negazione; e l'albero della negazione, ove a Lui si volga,

è considerato albero dell'affermazione. » E inoltre dice:

« Dovesse alcuno avanzare la pretesa di una Rivelazione

senza esibire prova, non protestate e non rattristatelo. »

In breve, notte e giorno, questo Vilipeso ha proferito le

parole: « Dì: O negatori! », acché, per avventura, ciò

fosse mezzo per destare le genti e ornarle con l'ornamento

dell'equità.

E ora medita su queste parole che spargono un'aura di

disperazione, nella Sua accorata invocazione a Dio, Signore

dei mondi. Egli dice: « Glorificato sii Tu, o Mio Dio!

Attesta Tu che mediante questo Libro ho stretto con tutto il

creato un patto riguardante la Missione di Colui Che Tu

manifesterai, ancor prima di stringere quello relativo alla

Mia Missione. Come testimoni, siete bastevoli Tu e coloro

che han creduto nei Tuoi segni. In verità Mi basti. In Te ho

riposto la Mia fiducia, e Tu, per certo, di tutte le cose tieni

conto. »

Altrove dice: « O Specchi simili al Sole! Guardate il

Sole della Verità. Voi, infatti, ne dipendete, se solo lo

capiste. Siete tutti quali pesci guizzanti nelle acque del

mare, ma ve ne schermite, pur chiedendo da che cosa

dipendete.» E inoltre dice: « Con te Mi dolgo, o Specchio

della Mia generosità, di tutti gli altri specchi. Mi guardano

tutti attraverso i loro propri colori.» Queste parole furono

inviate dalla Sorgente della Rivelazione del Generosissimo

e indirizzate a Siyyid Javád, conosciuto come Karbilá'í. Dio

attesta e il mondo Mi rende testimonianza che questo

Siyyid fu fedele a questo Vilipeso e scrisse una dettagliata

confutazione contro coloro che da Me si sono allontanati.

Inoltre, due comunicazioni attestanti la Rivelazione del-

l'Unico Vero, nelle quali sono chiare e manifeste le prove

che egli si è allontanato da tutto fuorché da Lui, furono da

Noi inviate a Haydar-'Alí. La calligrafia del Siyyid è

inequivocabile e ben nota. Ciò facemmo, affinché i nega-

tori potessero giungere alle vive acque del riconoscimento

e i traviati essere illuminati dalla luce della conversione.

Dio Mi è testimone che questo Vilipeso non ha avuto altro

intento che trasmettere la Parola di Dio. Benedetti gli equi e

mal incolga a coloro che si son traviati. Coloro che da Me si

sono discostati più volte hanno complottato e agito

perfidamente in vari modi. Una volta si sono impadroniti di

una fotografia di questo Siyyid e l'hanno attaccata su un

foglio assieme ad altre, sormontate dal ritratto di Mirza

Yahyá. In breve, per smentire l'Unico Vero, sono ricorsi a

tutti i mezzi. Dì: « Il Vero è giunto palese come

dardeggiante sole: peccato che sia venuto nella città dei

ciechi! » Il Siyyid or ora menzionato ammonì i negatori e li

invitò presso l'Orizzonte Più Sublime, ma non riuscì ad

imprimere nulla su queste pietre che non ricevono impronta

alcuna. Di lui dissero cose per le quali cerco rifugio in Dio

- sia esaltata la Sua gloria. Le suppliche che egli inviò a

questa Santa Corte sono ora nelle Nostre mani. Felici gli

equanimi!

Medita ora sulle lagnanze del Punto Primo contro gli

Specchi, acché, per avventura, gli uomini possano ridestar-

si, volgendosi dalla sinistra delle oziose fantasie e delle

illusioni verso la destra della fede e della certezza, e dive-

nire edotti di quello da cui un velo li separa. È allo scopo di

riconoscere questa Suprema Causa, infatti, che sono venuti

dal mondo dell'inesistenza al mondo dell'essere. Egli dice

inoltre: « A Lui consacra, o mio Dio, quest'Albero tutto,

acché da esso si riveli ogni frutto in esso da Dio creato per

Colui mediante il Quale Iddio ha voluto rivelare tutto quel

che Gli aggrada. Per la Tua gloria! Non ho desiderato che

quest'Albero mai portasse ramo, foglia o frutto che non si

prosternasse innanzi a Lui il dì della Sua Rivelazione, e che

si rifiutasse di lodarTi per Suo tramite, come si conviene

alla gloria della Sua gloriosissima Rivelazione e alla

sublimità del Suo sublime Occultamento. E se Tu, o mio

Dio, in Me vedrai ramo, foglia o frutto che non si sia

prosternato innanzi a Lui il dì della Sua Rivelazione,

taglialo, o mio Dio, da quell'Albero, perché non appartiene

a Me e a Me non tornerà. »

O genti del Bayán! Giuro su Dio! Questo Vilipeso non

ha inteso altro che manifestare la Causa che Gli fu ordinato

di rivelare. Se rivolgeste a Lui le orecchie dello spirito,

udreste da ogni arto e membro e vena e perfino da ogni

singolo capello di questo Vilipeso, ciò che scuoterebbe e

rapirebbe in estasi le Superne Schiere e il mondo del creato.

O Hádí! Il cieco fanatismo del passato ha trattenuto le

sventurate creature lungi dalla Retta Via. Medita sulla setta

sciita. Per milleduecento anni hanno gridato: « O Qá'im! »

ma alla fine tutti pronunciarono la Sua sentenza di morte e

Gli inflissero il martirio, nonostante che credessero

nell'Unico Vero - sia esaltata la Sua gloria - e nel Suggello

dei Profeti e nei Suoi Eletti, e Li accettassero, e Li

riconoscessero. È ora necessario riflettere un istante acché

per avventura si possa scoprire ciò che è sopravvenuto fra

l'Unico Vero e le Sue creature e render noti i fatti che sono

stati cagione di protesta e di diniego.

O Hádí! Abbiamo udito il lamento dei pulpiti sui quali,

come tutti sanno, i teologi del tempo di questa Rivelazione

son saliti, e dai quali hanno maledetto l'Unico Vero e

inflitto a Colui Che è l'Essenza dell'Essere e ai Suoi com-

pagni cose che mai occhi nel mondo hanno veduto od orec-

chi udito. Tu hai ora chiamato e ancora chiami le genti,

pretendendo di essere Suo vicario e specchio, ancorché

ignori questa Causa, non essendo mai stato in Nostra com-

pagnia.

Tutti sanno che Siyyid Muhammad non era altro che

uno dei Nostri servitori. Nei giorni in cui, per richiesta del

Governo Imperiale Ottomano, Ci recammo nella Capitale,

egli Ci accompagnò. In seguito commise cose che - lo

giuro su Dio - hanno fatto piangere la penna dell'Altis-

simo e gemere la Sua Tavola. Perciò lo cacciammo via;

dopodiché egli si mise in combutta con Mirza Yahyá, fa-

cendo ciò che mai tiranno fece. Lo abbandonammo dicen-

dogli: « Vattene, o ignavo! » Dopo che queste parole fu-

rono pronunziate, egli si affiliò all'ordine dei Mawlaví e con

loro rimase fino al momento in cui Ci fu chiesto di partire.

O Hádí! Non sopportare di farti strumento per la dif-

fusione di nuove superstizioni e rifiùtati di fondare un'altra

setta ancora, simile a quella degli sciiti. Pensa a tutto il

sangue che fu sparso. Il primo anno, e gli anni successivi, tu

e altri, che hanno la pretesa di essere sapienti, e anche i

teologi sciiti avete, tutti, maledetto l'Unico Vero e decretato

che il Suo santissimo sangue fosse versato. Temi Iddio, o

Hádí! Non permettere che gli uomini siano ancora afflitti

dalle vane illusioni del passato. Temi Dio e non essere di

coloro che agiscono iniquamente. In questi giorni abbiamo

sentito che hai tentato di impadronirti di ogni copia del

Bayán e di distruggerla: questo Vilipeso ti chiede di

abbandonare tale idea per amor di Dio. La tua intelligenza e

il tuo giudizio non hanno superato, né ora né mai,

l'intelligenza e il giudizio di Colui Che è il Principe del

Mondo. Dio attesta e Mi è testimone che questo Vilipeso

non ha mai studiato il Bayán né preso visione del suo con-

tenuto. Nondimeno è chiaro, risaputo e indubitabile che

Egli ha disposto che il Libro del Bayán sia la base delle Sue

opere. Temi Dio e non t'immischiare in faccende che di

gran lunga ti trascendono. Per milleduecento anni, coloro

che a te si rassomigliano hanno tormentato gli sventurati

sciiti negli abissi delle oziose fantasie e delle vane illusioni.

Infine, il Giorno del Giudizio, avvennero cose contro le

quali gli oppressori del passato hanno cercato rifugio presso

l'Unico Vero.

Comprendi ora l'implorazione di Colui Che è il Punto,

espressa nelle Sue parole. Egli supplica Dio che, dovessero

su questo Albero - che è il Suo Essere benedetto - spuntare

frutti, foglie e rami che non credessero in Lui, Egli

immediatamente li recida. E inoltre dice: « Se qualcuno

facesse una dichiarazione, pur non suffragandola con una

qualunque prova, non respingetelo. » Ma ora, sebbene Egli

abbia il suffragio di cento libri, tu Lo hai respinto, ralle-

grandotene!

Ti ripeto ancora l'invito a esaminare a fondo ciò che è

stato rivelato. In questa Rivelazione, le brezze della favella

non devono paragonarsi a quelle delle ere passate. Questo

Vilipeso è stato perennemente afflitto e non ha trovato luo-

go sicuro ove esaminare gli scritti di Colui Che è l'Eccelso

(il Báb) o di chiunque altro. Circa due mesi dopo il Nostro

arrivo in 'Iráq, secondo gli ordini di Sua Maestà lo Sciá di

Persia - possa Dio assisterlo - Mirza Yahyá Ci raggiunse.

Gli dicemmo: « Noi siamo stati qui mandati in

ottemperanza agli ordini del Re; è consigliabile che tu ri-

manga in Persia. Manderemo Nostro fratello Mirza Músá in

altro luogo. Non avendo il decreto reale menzionato i vostri

nomi, potete levarvi e servire in qualche modo.»

Successivamente, questo Vilipeso lasciò Baghdád e per due

anni Si ritirò dal mondo. Al Nostro ritorno, trovammo che

egli non era partito, ma aveva rimandato la partenza. Que-

sto Vilipeso ne fu molto rattristato. Dio attesta e Ci è

testimone che Ci siamo sempre prodigati per propagare

questa Causa. Né catene, né legami, né ceppi, né prigioni

sono riusciti a impedirCi di rivelare il Nostro Essere. In

quella terra proibimmo ogni misfatto e ogni azione empia e

indecorosa. Notte e dì, abbiamo inviato in ogni luogo le

Nostre Tavole. Non abbiamo avuto altro intento se non

quello di edificare le anime degli uomini e di esaltare la

Parola benedetta.

Affidammo ad alcune persone lo specifico incarico di

raccogliere gli scritti del Punto Primo. Quando ciò fu fatto,

invitammo Mirza Yahyá e Mirza Vahháb-i-Khurásání, noto

come Mirza Javád, ad incontrarsi in un certo luogo. Se-

condo le Nostre istruzioni, essi completarono il compito di

trascrivere due copie delle opere del Punto Primo. Giuro su

Dio! A causa dei Suoi costanti impegni con gli uomini,

questo Vilipeso non ha guardato questi libri, né ha mai

posato gli occhi su questi scritti. Quando partimmo, essi

erano nelle mani di quelle due persone. Ci si accordò che

sarebbero stati affidati a Mirza Yahyá, il quale si sarebbe

recato in Persia e li avrebbe divulgati in tutto il Paese. Per

richiesta dei Ministri del Governo Ottomano, questo Vili-

peso Si trasferì nella loro capitale. Giunto a Mossul, tro-

vammo Mirza Yahyá che, partito prima di Noi, là Ci atten-

deva. In breve, lasciati i libri e gli scritti a Baghdád, egli

venne a Costantinopoli, unendosi a questi servi. Dio è ora

testimone delle cose che accaddero a questo Vilipeso, per-

ché dopo tutti i Nostri strenui sforzi, egli (Mirza Yahyá)

abbandonò gli scritti unendosi agli esiliati. Questo Vilipeso

fu a lungo oppresso da infinita pena, fino al momento in cui

per vie che nessuno, eccetto l'unico vero Dio, conosce,

spedimmo gli scritti in altro luogo e in altro Paese; infatti,

in 'Iráq è necessario controllare attentamente ogni mese

tutte le carte, perché altrimenti si deteriorano e si

distruggono. Ma Dio li preservò e li fece giungere in un

luogo da Lui preordinato. In verità, Egli è il Protettore, il

Soccorritore.
Ovunque questo Vilipeso andasse, Mirza Yahyá Lo

seguì. Tu stesso sei testimone e ben sai che tutto quello che

si è detto è la verità. Ma il Siyyid di Isfáhán lo abbindolò

subdolamente ed insieme commisero atti che furono cagio-

ne di grandissima costernazione. Dovresti informarti dai

funzionari del governo su come Mirza Yahyá si comportò

in quella terra. A parte tutto questo, ti scongiuro in nome di

Dio, l'Unico, l'Incomparabile, il Signore della Forza,

l'Onnipossente, di esaminare attentamente le comunica-

zioni indirizzate in suo nome al Punto Primo, affinché

tu possa vedere chiaro come il sole le prove di Colui Che è

la Verità. Inoltre, dalle parole del Punto del Bayán - pos-

sano tutte le anime, fuorché la Sua, essere sacrificate per

amor Suo - promanò quel che nessuno schermo può oscu-

rare e che né i veli della gloria né quelli interposti da

coloro che si sono traviati possono nascondere. I veli sono

stati, per certo, squarciati dalle dita del volere del tuo Si-

gnore, il Forte, Colui Che tutto soggiòga, l'Onnipotente. Sì,

orrenda è la sorte di coloro che Mi hanno invidiato e

calunniato. Poc'anzi si affermò che tu hai attribuito ad altri

la paternità del Kitáb-i-Íqán e di altre Tavole. Giuro su Dio!

Questa è una grave ingiustizia. Gli altri sono incapaci di

comprenderne il significato, tanto più di rivelarli!

Hasan-i-Mázindarání aveva con sé settanta Tavole. Dopo

la sua morte, però, esse non furono consegnate ai loro

destinatari, bensì affidate a una delle sorelle di questo Vili-

peso, la quale, senza alcun motivo, da Me si era allontanata.

Dio sa cosa fu delle Sue Tavole! Questa sorella non ha mai

vissuto con Noi. Giuro per il Sole della Verità che, dopo

questi avvenimenti, ella non vide mai più Mirza Yahyá e

non conobbe la Nostra Causa, perché in quei giorni si era

allontanata da Noi. Ella viveva in un quartiere e questo

Vilipeso in un altro. Tuttavia in segno del Nostro tenero

amore, affetto e misericordia, pochi giorni prima di partire

visitammo lei e sua madre, acché, per avventura, ella

potesse bere le vive acque della fede e conseguire ciò che

l'avrebbe tratta presso Dio, in questo giorno. Dio ben sa e

Mi fa fede ed ella pure lo attesta, che oltre a ciò non ebbi

altro pensiero. Infine - sia lodato Iddio - mercé la Sua

grazia, ella vi pervenne e fu adornata con l'ornamento

dell'amore. Ma dopo che fummo esiliati e che lasciammo

l'Iráq per Costantinopoli, non ne sapemmo più nulla. Suc-

cessivamente alla Nostra separazione nella Terra di Tá

(Tihrán), cessammo d'incontrare Mirza Ridá-Qulí, Nostro

fratello, e di lei non Ci pervenne più alcuna particolare

notizia. Nei primi tempi vivevamo tutti nella stessa casa,

che più tardi fu venduta all'asta, per una somma insigni-

ficante; l'acquistarono i due fratelli Farmán-Farmá e Hi-

sámu's-Saltanih, i quali se la spartirono. Dopo questo fatto

Ci separammo da Nostro fratello: egli prese dimora nei

pressi dell'ingresso del Masjid-i-Sháh, mentre Noi Ci acca-

sammo nei pressi della Porta di Shimírán. Da quel mo-

mento, però, quella sorella assunse verso di Noi, senza

alcun motivo, un atteggiamento ostile. Questo Vilipeso non

fece mai motto. Orbene, la sorella di questo Perseguitato

condusse la figlia del Nostro defunto fratello Mirza Mu-

hammad-Hasan - a lui la gloria, la pace e la misericordia di

Dio - la quale era stata promessa in matrimonio al Più

Grande Ramo ('Abdu'l-Bahá), da Núr a casa sua e quindi in

altro luogo. Alcuni dei Nostri compagni ed amici in varie

località se ne lamentarono, essendo quello un atto assai

offensivo che tutti gli amati di Dio disapprovarono. Strano

che Nostra sorella l'abbia condotta a casa sua, disponendo

poi che fosse mandata altrove! Ciononostante questo

Vilipeso rimase ed è tuttora calmo e silenzioso. Una parola,

però, fu detta per tranquillizzare i Nostri amati. Dio attesta

e Mi è testimone che tutto ciò che si è detto è vero e fu

raccontato con sincerità. Nessuno dei Nostri amati, in questi

Paesi o in quella terra, poteva credere Nostra sorella capace

di un atto così contrario alla decenza, all'affetto e

all'amicizia. Dopo questo evento, visto che la via era stata

sbarrata, essi si comportarono nel modo che tu e gli altri

ben conoscete. Deve perciò essere chiaro che profondo fu il

dolore arrecato da tale azione a questo Vilipeso. In seguito

ella unì i suoi destini a quelli di Mirza Yahyá. Di lei Ci

giungono ora notizie contrastanti e non è chiaro cosa stia

dicendo o facendo. Imploriamo Dio - benedetto e glo-

rificato Egli sia - di farla tornare a Lui e di aiutarla a

pentirsi innanzi alla porta della Sua grazia. In verità, Egli è

il Possente, il Clemente; in verità, è l'Onnipossente, il

Perdonatore.

In un'altra occasione Egli, inoltre, dice: « S'Egli ap-

parisse in questo stesso istante, Io sarei il primo ad ado-

rarLo e il primo ad inchinarMi innanzi a Lui. » Siate eque,

o genti! Con ciò l'Eccelso (il Báb) intendeva procurare che

la vicinanza della Rivelazione non tenesse gli uomini lungi

dalla Legge divina e sempiterna, come i compagni di Gio-

vanni (il Battista) ai quali fu impedito di riconoscere Colui

Che è lo Spirito (Gesù). Più volte Egli ha detto: « Non

permettete che il Bayán e tutto ciò che in esso è stato

rivelato vi nasconda l'essenza dell'Essere, il Signore del

visibile e dell'invisibile. » Chi, dopo quest'ordine

perentorio, si aggrappa al Bayán è certo uscito dall'ombra

dell'Albero benedetto ed esaltato. Siate eque, o genti, e non

siate tra gl'incuranti.

E ancora dice: « Non permettete che i nomi vi separino,

come un velo, da Colui Che ne è il Signore, sia pure il

nome del Profeta, perché quel nome non è altro che una

creazione della Sua parola.» E, nel settimo capitolo del

secondo Váhid, dice: « O genti del Bayán! Non agite come

i seguaci del Corano, perché se così farete, saranno vanifi-

cati i frutti della vostra notte. » E inoltre Egli - glorificata

sia la Sua menzione - dice: « Se giungerai alla Sua Rivela-

zione e Gli obbedirai, avrai mostrato il frutto del Bayán;

altrimenti, sarai indegno di menzione innanzi a Dio. Abbi

pietà di te stesso. Se non aiuterai Colui Che è la Mani-

festazione della Signoria di Dio, almeno non essere per Lui

cagione di tristezza. » E ancora Egli - magnificato sia il

Suo stadio - dice: « Se non giungerai alla presenza di Dio,

almeno non affliggere il Suo Segno. Egli rinuncerà al torna-

conto di coloro che accettano il Bayán, purché voi rinun-

ciate a ciò che possa nuocerGli. So bene, però, che vi

rifiuterete di farlo. »

O Hádí! Pare che sia a cagione di queste chiarissime

asserzioni che tu hai deciso di distruggere il Bayán. Porgi

orecchio alla voce di questo Vilipeso e rinuncia a questo

sopruso, che ha fatto tremare le colonne del Bayán. Non

sono stato né a Chihríq né a Mákú. Sono state oggi propa-

gate fra i tuoi discepoli affermazioni simili a quelle profe-

rite dagli sciiti, i quali hanno detto che il Corano è incom-

pleto. Anche costoro sostengono che questo Bayán non è

l'originale. Il manoscritto di Siyyid Husayn esiste ancora,

come la copia trascritta da Mirza Ahmad.

Consideri perseguitato uno che in questo mondo, non

ha mai ricevuto un solo colpo e che è stato sempre attor-

niato da cinque ancelle di Dio? E muovi contro l'unico

Vero, il quale dai Suoi verdi anni fino ad oggi è stato nelle

mani dei nemici e ha subito le peggiori sciagure del mondo,

accuse tali quali neppure gli Ebrei imputarono a Cristo?

Ascolta la voce di questo Vilipeso e non essere di coloro

che sono in gran distretta.

E inoltre dice: « Quanti fuochi Iddio tramuterà in

luce, mediante Colui Che Dio manifesterà e quante luci

saranno, per Suo tramite, trasformate in fuoco! Vedo la

Sua apparizione come il sole in mezzo al cielo e la scom-

parsa di tutto come quella delle notturne stelle all'apparir

del giorno.» Hai orecchi, o mondo, con cui udire la voce

dell'Unico Vero e giudicare equamente questa Rivelazione

per cui, non appena essa apparve, il Sinai esclamò: « Colui

Che conversò su Me è giunto con segni evidenti e prove

luminose, malgrado tutti gl'incuranti che hanno tralignato

e i mendaci detrattori che avrebbero voluto spegnere la

luce di Dio con le calunnie e cancellare i Suoi segni

con la loro malizia. Costoro, in verità, sono fra quelli che

nel Libro di Dio, Signore dei mondi, hanno agito iniqua-

mente. »

E inoltre dice: « Il Bayán è, dal principio alla fine,

depositario di tutti i Suoi attributi e forziere sia del Suo

fuoco sia della Sua luce. » Gran Dio! L'anima è traspor-

tata dalla fragranza di questa parola, poiché, con infinita

tristezza, Egli esprime ciò che percepisce. Similmente, Egli

dice alla Lettera del Vivente, Mullá Báqir - a lui la gloria

e il tenero amore di Dio: « Forse fra Otto anni, il giorno

della Sua Rivelazione, tu potrai giungere alla Sua pre-

senza. »

Sappi, o Hádí, e sii di coloro che ascoltano. Giudica

equamente. I compagni di Dio e i testimoni di Colui Che è

la Verità sono stati, per lo più, martirizzati. Tu, però, sei

ancora in vita. Come mai sei stato risparmiato? Giuro su

Dio! È per il tuo diniego, mentre la causa del martirio delle

anime benedette fu la loro confessione. Ogni persona giusta

e imparziale lo confermerà, poiché causa e motivo di

entrambe le cose sono chiari ed evidenti come il sole.

E inoltre, rivolgendoSi a Dayyán, che fu perseguitato e

martire, Egli dice: « Riconoscerai quello che vali, median-

te le parole di Colui Che Dio manifesterà. » Inoltre,

con le parole: « O tu che sei la terza Lettera a credere in

Colui Che Dio manifesterà!» affermò che egli sarebbe stato

la terza Lettera a credere in Colui Che Dio manifesterà. E

inoltre dice: « Ma, se lo vorrà, Iddio ti farà conoscere

tramite le parole di Colui Che Dio manifesterà. » Dayyán

che, secondo le parole di Colui Che è il Punto - possano

le anime di tutti eccetto la Sua esser sacrificate per amor

Suo - è depositario della fiducia dell'unico vero Dio - sia

esaltata la Sua gloria - e scrigno delle perle della Sua sa-

pienza, subì per mano loro martirio sì crudele che le Celesti

Schiere trassero gemiti e lamenti. È a lui che Egli (il Báb)

aveva insegnato la sapienza celata e preservata

affidandogliela con queste Sue parole: « O tu che sei

chiamato Dayyán! Questa è una Sapienza celata e

preservata. Te l'abbiamo portata, e te l'affidiamo quale

titolo d'onore da parte di Dio, poiché puro è l'occhio del tuo

cuore. Ne apprezzerai il valore e ne avrai cara l'eccellenza.

Dio, in verità, S'è degnato di conferire al Punto del Bayán

una Sapienza celata e preservata, il cui uguale, prima di

questa Rivelazione, Dio non ha mai inviato. E più preziosa,

al giudizio di Dio - glorificato Egli sia - di ogni altra sa-

pienza. In verità, Egli ne ha fatta Sua testimonianza, così

come ha fatto Sua testimonianza dei versetti. » Quell'es-

sere oppresso, che fu depositario della sapienza di Dio, sof-

frì il martirio con Mirza 'Alí-Akbar, uno dei congiunti del

Punto Primo - a lui la gloria e la misericordia di Dio - e con

Abu'l-Qásim-i-Káshí e parecchi altri, per effetto della

sentenza pronunciata da Mirza Yahyá.

O Hádí ! Il suo libro, che egli ha intitolato "Mustay-

qiz", è in tuo possesso. Leggilo. Anche se l'hai già visto,

riesaminalo, acché, per avventura, tu possa conquistare un

alto seggio sotto il baldacchino della verità.

Inoltre Siyyid Ibráhím, al cui riguardo dalla Penna del

Punto Primo - magnificato sia la Sua parola - fluì questo

detto: « O tu che sei menzionato come Mio amico nelle

Mie scritture, Mio ricordo nei Miei libri, dopo le Mie

scritture, e Mio nome nel Bayán » - quest'uomo, assieme a

Dayyán fu da lui (Mirza Yahyá) soprannominato " padre

d'iniquità " e "padre di calamità". Giudica equamente l'or-

renda sorte di questi oppressi, nonostante che uno di essi

fosse al suo servizio e l'altro suo ospite. In breve, giuro su

Dio, gli atti che commise furono tali che la Nostra Penna ha

vergogna di narrarli.

Rifletti un istante sull'onta arrecata al Punto Primo.

Considera ciò che avvenne. Quando questo Vilipeso, dopo

due anni d'isolamento, durante i quali vagò per balze e

lande desolate, ritornò a Baghdád, per intervento di alcuni

che a lungo Lo avevano cercato in quelle plaghe solitarie,

venne a trovarLo un certo Mirza Muhammad-'Alí di Rasht,

il quale riferì davanti a una gran folla ciò che era stato

perpetrato contro l'onore del Báb, cosa che ha veramente

suscitato profondo dolore in ogni terra. Gran Dio! Come

hanno potuto approvare questo alto tradimento? In breve,

imploriamo Dio di aiutare gli autori di questo atto a pentirsi

e a ritornare a Lui. In verità, Egli è il Soccorritore,

l'Onnisciente. In quanto a Dayyán - a lui la gloria e la

misericordia di Dio - egli giunse alla Nostra presenza, se-

condo quanto la Penna del Punto Primo aveva rivelato.

Preghiamo Dio di aiutare gl'incuranti a volgersi a Lui, e

coloro che hanno girato le terga a dirigersi verso di Lui, e i

negatori a riconoscere questa Causa, per cui, non appena

apparve, tutte le cose create proclamarono: « Colui Che fu

celato nel Forziere della Sapienza e menzionato dalla Penna

dell'Altissimo nei Suoi Libri, Scritture, Pergamene e Tavole

è giunto. »

A questo proposito, si è ritenuto necessario ricordare

alcune tradizioni che sono state tramandate riguardanti la

benedetta e onorata città di 'Akká, acché, per avventura, o

Hádí, tu possa cercare una via verso la verità e una strada

che conduca a Dio.

Nel nome di Dio, il Compassionevole, il Misericor-

dioso.

Ciò che segue è stato tramandato sui meriti di 'Akká, del

mare e di 'Aynu'l-Baqar (fonte della Vacca) che si trova in

'Akká:

'Abdu'l -'Azíz, figlio di 'Abdu's-Salám ci riferisce che il

Profeta - a Lui le benedizioni e il saluto di Dio - ha detto:

« 'Akká è una città della Siria, alla quale Iddio ha mostrato

la Sua speciale misericordia. »

Ibn-i-Mas'úd - possa Dio in lui compiacerSi ha affer-

mato: « Il Profeta - a Lui le benedizioni e il saluto di

Dio - ha detto: " Tra tutte le spiagge la migliore è quella

di Askelon, e 'Akká, in verità, è meglio di Askelon, e così

i meriti di 'Akká sono maggiori di quelli di Askelon e di

tutte le altre spiagge, come i meriti di Muhammad sono

maggiori di quelli di tutti gli altri Profeti. Vi do notizia

di una città in Siria sita fra due montagne, nel mezzo di

una prateria, chiamata 'Akká. In verità, a colui che vi

entrerà, con brama e desiderio di visitarla, Dio perdonerà i

peccati, passati e futuri. E di colui che se ne allontanerà

altrimenti che come pellegrino, Dio non benedirà la par-

tenza. Ivi si trova una fonte chiamata Fonte della Vacca.

A chiunque ne berrà un sorso, Dio inonderà di luce il cuore

e lo proteggerà dal sommo terrore il Dì della Re-
surrezione." »

Anas, figlio di Málik - possa Dio in lui compiacerSi -

ha detto: « L'Apostolo di Dio - a Lui le benedizioni e il

saluto di Dio - ha detto: "Presso le rive del mare c'è una

città sospesa sotto il Trono, chiamata 'Akká. Per colui che

vi abita, incrollabile e in attesa di una ricompensa da Dio

- sia Egli esaltato - disporrà Iddio, fino al Dì della Resur-

rezione, la mercede di coloro che hanno pazientato, e si

sono alzati e inginocchiati e prosternati al Suo cospetto. »

Ed Egli - a Lui le benedizioni e il saluto di Dio - ha

detto: « Vi annuncio una città in riva al mare, candida, il cui

candore è caro a Dio - esaltato Egli sia! Essa si chiama

'Akká. Colui che è stato punto da uno dei suoi insetti è

migliore, agli occhi di Dio, di colui che ha subìto un dolo-

roso colpo sulla Sua via. E colui che vi recita l'invito alla

preghiera, la sua voce salirà insino al Paradiso. E colui che

vi rimarrà per sette giorni, fronteggiando il nemico, Dio lo

unirà a Khidr - la pace sia con lui - e Dio lo proteggerà dal

sommo terrore il Dì della Resurrezione.» Ed Egli - a Lui le

benedizioni e il saluto di Dio, esaltato Egli sia - ha detto:

« In Paradiso vi sono prìncipi e sovrani. I poveri di 'Akká

sono i prìncipi e i sovrani del Paradiso. È meglio un mese

ad 'Akká che mill'anni altrove. »

Si dice che l'Apostolo di Dio - a Lui le benedizioni e il

saluto di Dio - abbia detto: « Benedetto l'uomo che ha

visitato 'Akká e benedetto colui che ha visitato i visitatori di

'Akká. Benedetto chi ha bevuto alla Fonte della Vacca e si è

lavato nelle sue acque, poiché in Paradiso le damigelle

dagli occhi neri bevono la canfora, che è sgorgata dalla

Fonte della Vacca, dalla Fonte di Salván (Siloam) e dal

Pozzo di Zamzam. Prosperi chi ha bevuto a queste fonti, e

si è lavato nelle loro acque, perché Dio ha proibito al fuoco

dell'inferno di toccare lui e il suo corpo, il Dì della

Resurrezione. »

È stato dichiarato che il Profeta - a Lui le

benedizioni e il saluto di Dio - ha detto: « In 'Akká vi sono

opere supererogatorie e atti benèfici che Dio ha conferito

specialmente a chi Gli aggrada. E colui che in 'Akká dice:

"Sia glorificato Iddio, e sia lode a Dio, e non v'è altro Dio

che Dio, e Dio è il Più Grande, e non c'è potere né forza se

non in Dio, il Possente, l'Eccelso" Dio gli ascriverà mille

buone azioni, cancellerà mille sue cattive azioni, lo

innalzerà di mille gradi in Paradiso, e perdonerà i suoi

peccati.

E a colui che in 'Akká dice: "Chiedo perdono a Dio", Dio

condonerà ogni colpa. E colui che in 'Akká ricorderà Dio, al

mattino e al vespro, all'alba e nottetempo, è migliore agli

occhi di Dio - esaltato Egli sia - di colui che, sulla Sua via,

porta armi, lance e spade! »

L'Apostolo di Dio - a Lui le benedizioni e il saluto di

Dio - ha anche detto: « A chi la sera guarda il mare, e al

tramonto dice "Dio è il Più Grande!", Dio perdonerà i

peccati, ancorché ammucchiati come cumuli di sabbia. E

a chi conta quaranta ondate ripetendo "Dio è il Più Gran-

de!" - esaltato Egli sia - Dio perdonerà i peccati, passati e

futuri. »

L'Apostolo di Dio - a Lui le benedizioni e il saluto di

Dio - ha detto: « Colui che guarda il mare per un'intera

notte è migliore di colui che trascorre due mesi interi fra

Rukn e Maqám. E chi è stato allevato in riva al mare è

migliore di colui che è stato allevato altrove. E chi si giace

sulla spiaggia è come colui che sta ritto altrove. »

In verità, l'Apostolo di Dio - a Lui le benedizioni e il

saluto di Dio, esaltato Egli sia - ha detto il vero.

GLOSSARIO

'Abá-Basír: Figlio di un martire di Zanjan e martire lui stesso nella mede-

sima città. (Dio passa nel mondo, p. 205).
'Abdu'l-'Azíz: Figlio di 'Abdu's-Salám
'Abdu's-Salám: Famoso prete musulmano sunnita.

Abí-'Abdilláh: Titolo arabo dell'Imám Ja'far-i-Sádiq, sesto Imám sciita

(83-148 A.H.)

Abú-'Alí Síná: (980-1037 A.D.) o Avicenna. Medico e filosofo arabo, nato

in Persia, noto in Occidente come l'Ippocrate e l'Aristotele degli

Arabi.

Abú-Dhar: Abú Dhar Ghefan, pastore analfabeta che divenne uno degli

onorati discepoli di Muhammad.

Abú Ja'far-i-Túsí e Jábir: Due musulmani che, come Mufaddal, traman-

darono tradizioni dell'Imám Sádiq.

Abu'l-Qásim-i-Káshí: Dotto Bábí di Káshán che fu assassinato a Baghdád

dai seguaci di Mirza Yahyá.

Abú-Nasr: Abú-Nasr Farabí, filosofo e scrittore persiano vissuto intorno

al IV secolo, A.H.

'Ad: Potente tribù araba, distrutta come i Thamúd, per la sua idolatria.

Essa discendeva da Sem e aveva raggiunto una grande civiltà.

Akhtar: 'La Stella', giornale riformista persiano pubblicato a Costantino-

poli e influenzato dagli azalí.

'Akká: La città-prigione dove Bahá'u'lláh giunse esule il 31 agosto 1868.

Arca Cremisi: La Causa di Bahá'u'lláh; 'arca' è chiamata ciascuna delle

Dispensazioni del passato.

Ashraf: Áqá Mirza Ashraf di Ábádih, martirizzato a Isfáhán nell'otto-

bre 1888.

Askelon: Città costiera della Palestina meridionale (Giudici 14,19).

Assemblea: L'assemblea dei rappresentanti del popolo, ossia il Parlamento.

'Aynu'l-Baqar: Antica fonte di 'Akká.

'Azim: Credente al quale il Báb rivelò il nome e l'avvento di Bahá'u'lláh

(Dio passa nel mondo, p. 28).
Báb: L'Araldo della Fede (1819-1850).
Bábí: Seguaci del Báb.

Badí': (« meraviglioso ») (« creatura nuova » n.d.t.) Áqá Buzurg del Khurásán

latore della Tavola allo Sciá (Dio passa nel mondo, p. 205).

Balál - « Sín » e « Shín »: Schiavo etiope, uno dei primi seguaci dell'Islám.

Il Profeta gli affidò l'incarico di invitare i fedeli alla preghiera e

perciò egli divenne il primo mu'adhdhin dell'Islám. Poiché balbettava

e pronunciava la lettera araba 'shín' come se fosse 'sín', non poteva

declamare correttamente l'invito, ma la perfezione del suo cuore com-

pensava quel difetto di pronuncia.

Bayán: La principale opera dottrinaria del Fondatore della Dispensazione Bábí.

Carmelo: Montagna israeliana dove Bahá'u'lláh piantò la tenda e dove

oggi si trova il Mausoleo del Báb.

Dayyán: Titolo dato dal Báb ad Asadu'lláh di Khuy, devoto e illustre

credente, il terzo che riconobbe il vero stadio di Bahá'u'lláh prima della

Sua Dichiarazione; assassinato a Baghdád dai seguaci di Mirza Yahyá

(Araldi dell'Aurora, p. 284).

Dhi'l-Jawshan: In arabo significa 'corazzato', è un titolo di Mullá

'Abdu'lláh, l'arci-assassino dell'Imám Husayn.

Farmán-Farmá: Titolo del principe Husayn 'Alí Mirza, nipote di Fath -'Alí

Sháh.
Gente di Bábá: I seguaci di Bahá'u'lláh.
Hádí: Vedi Mirza Hádí.

Hájí Muhammad-Ridá: Onorato Bahá'í di Ishqábád, martirizzato nel 1889.

Hájí Nasír: (di Kázim) uno dei martiri di Shaykh Tabarsí (vedi in Travel-

ler's Narrative, p. 307).

Hájí Shaykh Muhammad-'Alí: Mercante Bábí di Qazvín, Persia, che abi-

tava a Istanbul nel periodo in cui vi soggiornò Bahá'u'lláh.

Hámán: Primo Ministro di Faraone.

Hasan e Husayn:Due fratelli, onorati e ricchi cittadini di Isfáhán, siyyid, mar-

tirizzati perché erano bahá'í, per istigazione dell'Imám Jum'ih della città.

Hasan-i-Mázindarání: Uno dei primi credenti, della terra natale di

Bahá'u'lláh.

Haydar-'Alí: Devoto Bahá'í che, al tempo di Bahá'u'lláh e di 'Abdu'l-

Bahá, viaggiò molto al servizio della Causa e subì molte persecuzioni.

Morì a Haifa nel 1920 A.D. Autore di un 'interessante storia, Bihjatu's-

Sudúr.

Hill e Haram: Haram significa 'santuario'; si riferisce a due aree circostanti la

Kaaba dove è proibito uccidere per vendetta e anche a quattro mesi del

calendario arabo durante i quali vige la medesima proibizione. Hill indica

la zona e i mesi non protetti. La citazione della poesia, a p. 12, significa «

il giudice mi ha condannato a morte sia in Haram sia in Hill ».

Hisamu's-Saltanih: Titolo del principe Murad Mirza, nipote di Fath-'Alí

Sháh.

Húd: Profeta inviato alla tribù di 'Ad (v.). Egli invitò il popolo ad adorare un

solo Dio, ma fu respinto (Corano, 7:63-70 ecc.).
Husayn: Figlio di 'Alí; terzo Imám (A.H. 61).

Ibn-i-Anas e AsBahá = Due zelanti arabi, personalmente coinvolti nel-

l'assassinio dell'Imám Husayn.

Ibn-i-Mas'úd: 'Abdu'lláh Ibn-i-Mas'úd, uno dei primi musulmani arabi, ai

tempi di Muhammad.

Imám Jum'ih di Isfáhán: Mir Muhammad-Husayn, la « Serpe » (successore

nella carica al fratello, Mir Siyyid Muhammad, che fu amico del Báb -

vedi Araldi dell'Aurora). Assieme al « Lupo », . Shaykh Mubammad-

Báqir, egli perseguitò i Bahá'í e fu causa della morte di Mirza Muhammad

Hasan e Mirza Muhammad-Husayn (il Re e l'Amato dei Martiri), che

furono decapitati assieme.

Imám: Titolo dei dodici successori sciiti di Muhammad.

Isfáhán: Importante città nella Persia centrale.

Kaaba: Alla lettera 'cubo'; l'edificio cubico che si trova nel mezzo della

Moschea della Mecca e che contiene la Pietra Nera.

Kamál Páshá: Uno dei dignitari di corte del sultano 'Abdu'l-Azíz.

Kázim: Mullá Kázim martirizzato a Isfáhán (vedi A Traveller's Narrative,

p. 400, nota).

Khidr: Nome di un leggendario santo immortale (Corano, 18:62).

Khutbiy-i-Tutujíyih: Titolo di un'epistola teologica scritta dall'Imám 'Alí.

Kitáb-i-Aqdas: Il Libro Più Santo, la principale opera di Bahá'u'lláh, con-

tenente la Sua Legge, Magna Charta del Suo Nuovo Ordine (1873).

Kitáb-i-Íqán: La più importante opera religiosa di Bahá'u'lláh, rivelata a

Baghdád nel 1862,

Lavásán: Distretto rurale, sito a est di Tihrán.

Lawh-i-Fu'ád: Tavola a Fu'ád Páshá, ministro turco degli affari esteri.

Lawh-i-Ra'ís: Tavola di Bahá'u'lláh al gran visir, 'Alí Páshá.

Libro Cremisi: Il Libro del Patto di Bahá'u'lláh (Dio passa nel mondo, p. 244).

Libro di Fátimih: Il libro rivelato da Gabriele, per consolare Fátimih della

morte del Padre; gli sciiti credono che ne sia in possesso il Qá'im;

identificato con le Parole Celate.

Luqmán: Famoso saggio leggendario (Corano, sura 31).

Ma'ání: Allusione agli Imám, in quanto depositari dei significati occulti della

Parola di Dio.

Masjid-i-Sháh: Grande moschea di Tihrán, eretta da Fath-'Alí Sháh.

Mázindarán: Provincia della Persia settentrionale.

Mirza Ahmad: Ossia Mullá 'Abdu'l-Karím di Qazvín, devoto seguace del Báb

e di Bahá'u'lláh, amanuense del Báb. Il Báb prima di morire inviò, per suo

tramite, i Propri doni ed effetti personali a Bahá'u'lláh.

Mirza 'Alí-Akbar: Cugino da parte di padre - del Báb e intimo amico di

Dayyán; assassinato dai seguaci di Mirza Yahyá.

Mirza Hádí Dawlat-Abádi: Noto teologo di Isfáhán; divenne un eminente

seguace di Mirza Yahyá, del quale fu poi considerato il successore.

Mirza Husayn Khán, Mushíru'd-Dawlih: Ambasciatore persiano alla Su-

blime Soglia, per le cui pressioni Bahá'u'lláh fu trasferito da Baghdád a

Costantinopoli (Dio passa nel mondo, pp. 148, 163).

Mirza Músá: Fedele fratello di Bahá'u'lláh.

Mirza Mustafá: Seguace del Báb che fu messo a morte a Tabríz poco dopo il

martirio del Báb.

Mirza Ridá-Qulí: Uno dei fratelli di Bahá'u'lláh che non Ne riconobbero lo

stadio.

Mirza Safá: Hájí Mirza Hasan-i-Safá, complice di Mirza Husayn Khán,

nell'accanita ostilità verso Bahá'u'lláh a Costantinopoli.

Mirza Vahháb-i-Khurásání: Noto anche come Mirza Javád, illustre cre-

dente, che visse durante il ministerio del Báb e di Bahá'u'lláh.

Mirza Yahyá: Fratellastro più giovane e implacabile nemico di Bahá'u'lláh.

Moschea di Aqsá: Nome coranico del Tempio di Salomone a Gerusalemme.

Mufaddal: Devoto seguace dell'Imám Sádiq, che ha tramandato molte tra-

dizioni islamiche dall'Amam.

Mullá 'Alí-Ján: Credente mázindarání, martirizzato a Tihrán (Dio passa nel

mondo, p. 201).

Mullá Báqir: Nato a Tabríz, dotto, Lettera del Vivente; fu con Bahá'u'lláh a

Núr, nel Mázindarán e a Badasht; sopravvisse a tutte le Lettere del

Vivente.

Najaf-'Alí: Uno dei 44 superstiti di Zanján. Costoro, condotti a Tihrán, furono

tutti messi a morte, tranne Najaf-'Alí, di cui un ufficiale ebbe pietà.

Nuovamente arrestato, pochi anni dopo fu decapitato (vedi Dio passa nel

mondo, p. 183).

Nayríz: Città della Persia meridionale vicino a Shiráz.

Níyávarán: Villaggio in cui c'è una residenza reale.

Pace minore: La pace che le nazioni instaureranno grazie ai loro sforzi;

diversa dalla Più Grande Pace.

Penna di Abhá: La Penna del Gloriosissimo; cioè il potere dello Spirito Santo

manifestato attraverso gli scritti del Profeta.

Prima Foglia del Paradiso: Citazione dalla Tavola di Bahá'u'lláh « Parole di

Paradiso », comprendente undici sezioni numerate, chiamate 'foglie'.

Principe Shujá'u-Dawlih: Principe persiano addetto all'Ambasciata a

Istanbul durante il regno del sultano 'Abdu'l-'Azíz.

Qá'im: Alla lettera 'Colui Che Si leverà', il Promesso dell'Islám.

Qárún: Cugino di Mosè che, dopo aver creduto in Lui, Gli si rivoltò contro e

fu distrutto dalla collera di Dio insieme con gli altri ribelli (Numeri,

cap. 16).

Qayyúm-i-Asmá: Spiegazione della 'Sura di Giuseppe', la prima opera scritta

dal Báb.

Rasht: Città nella provincia di Gílán, nella Persia settentrionale.

Sád-i-Isfáhání: il Sadru'l-'Ulamá di Isfáhán, seguace di Mirza Yahyá.

Sadrah: Il Sadratu'l-Muntahá o Roveto Ardente: 'Colui Che l'ammaestrò'

cioè Dio.

Sadratu'l-Muntahá: Nome di un albero che gli antichi arabi piantavano al

termine delle strade perché servisse da guida; è il simbolo della

Manifestazione di Dio.

Sálih: Profeta arabo posteriore a Húd. Come Lui, esortò il Suo popolo ad

adorare un solo Dio, ma fu respinto.
Salván (Siloam): Fonte della Mecca.

Sardár 'Azíz Khán: Era a Zanján con le truppe dello Sciá che attaccarono i

Bábí (A Traveller's Narrative, p. 181, nota).

Sciiti: Una delle due grandi sette islamiche, predominante in Persia.

Shaykh: Il « figlio del lupo » Shaykh Muhammad-Taqí, noto come Áqá

Najafí, prete di Isfáhán il cui padre aveva causato la morte del Re e

dell'Amato dei Martiri.

Shaykh-i-Ahsá'í: Shaykh Ahmad precursore del Báb.

Shimírán (porta di): Quartiere settentrionale di Tihrán.

Sinai: Il monte sul quale Iddio rivelò a Mosè la Sua legge.

Siyyid (di Findirisk): Famoso poeta e pensatore persiano meglio conosciuto

come Mír Abu'l-Qásim Findiriskí, che visse nel XVI secolo, A.D.

Siyyid Ashraf-i-Zanjání: Martirizzato con 'Abá Basír (Dio passa nel mondo,

p. 205; Spigolature dagli Scritti di Bahá'u'lláh, p. 149).

Siyyid Ibráhim: Soprannominato 'Khalil' dal Báb; fido discepolo del Báb sin

dai primi giorni. In seguito, a Baghdád, riconobbe il vero stadio di

Bahá'u'lláh, Che lo protesse dalle mene di Mirza Yahyá.

Siyyid Ismáil: Credente dei tempi del Báb, che sacrificò la vita per amore di

Bahá'u'lláh e ricevette il titolo di 'Dhabíh'.

Siyyid Javád: noto come Karbilá'í: Educato a Karbilá, discepolo di Kázim-i-

Rashtí e amico dello zio del Báb, incontrò il Báb fanciullo e in seguito

divenne Bábí per opera di Mullá 'Alíy-i-Bastámí. Riconobbe Bahá'u'lláh,

prima della Sua Dichiarazione a Baghdád; per la sua santità era noto come

'Siyyid-i-Nùr'; si spense a Kirmán, Persia.

Siyyid Muhammad: L'anticristo della Rivelazione Bahá'í che istigò le ma-

lefatte di Mirza Yahyá.

Súratu'l-Haykal: Tavola di Bahá'u'lláh, alla fine della quale seguivano le

Tavole ai Re, scritte in forma di stella a cinque punte, simbolo dell'uomo.

Sura di Tawhíd: Nome della prima sura del Corano, dove sì spiega unicità di

Dio.

Tabarsí: Santuario a 14 miglia a sud-est di Bárfurúsh dove Quddús, Mullá

Husayn e molti altri Bábí furono martirizzati.

Thamúd: Antica tribù araba, cavernicola e idolatra (Corano, 7:71, 9:71).

Tihrán: Capitale della Persia e città natale di Bahá'u'lláh.

Towa: Santa valle del Sinai (Corano, 20:10-11; Esodo, 3; Io Re, 198).

Zamzam (pozzo o fonte di): Pozzo della Mecca, considerato sacro dai

musulmani.

Zanján: Città della Persia occidentale, dove furono martirizzati 1800 Bábí

guidati da Mullá Muhammad-'Alí, detto Hujjat.
INDICE ANALITICO
'Abá-Basir, 51, 127
'Abdu'l-Bahá, 119, 127
Abí~Abdi'lláh, 78, 127
Abramo, 72
Abú-'Alí Síná (Avicenna), 29, 127
Abú-Dhar, 13, 127
Abú Ja'far-i-Túsí, 78, 127
Abú'l-Qásim-i-Káshí, 122, 127
Abú-Nasr, 21, 127
'Ad, 70, 127
Adamo, 13
Adrianopoli, 32, 92
Akhtar, 75, 127
'Akká, 24, 39, 47, 49, 55, 74, 83,
87,89, 94,101,124-126
Amos, profezia di, 101, 102
Anas, figlio di Málik, 124
Annuncio, il grande, 98, 100,106
Aqsá, moschea di, 42
Armamenti, 22
Arti e scienze, 14, 19, 23, 68
Artigiani, 19
Asbahí, 111,129
Ashraf, 51
madre di, 51
Askelon, 124
Assemblea, 43
plenaria, 22
'Aynu'l-Baqar, 124, 125
'Azím, 99,127
Báb, profezie riguardanti Bahá'u'-
lláh, 98, 99,106, 107, 108,109,
110, 111, 113, 115, 116, 117,
119, 120,121, 122, 123, 127
accenni al Suo martirio, 84,
98, 115
Bábí, 29, 60, 127
Badí', 51, 127
padre di, 52-53
Baghdád, 49,116,117,123
Bahá'u'lláh, 6, 33, 85
causa del dolore di, 17, 23-24
Colui che conversò sul Sinai,
121
coraggio, 59, 61
distacco, 25, 26, 29, 31, 41
esortazioni, 16, 17, 20-21, 27,
52, 65
illetterato, 8, 27, 90
intendimento,11,23,24,26,27,
28, 31-32, 61, 112, 114, 116
intimazione, 8, 15,16, 27
pazienza, 24, 26
preghiere, 2-6,7,9,13,25,26-27,
30, 43, 63, 66, 72, 73, 74,
97, 104
prigionia, 14-15, 36, 39, 40,
44, 54, 55, 116
profezie del Vangelo,
adempiute, 42
racconta,14-16,23-25,36,47-49
50-53, 54-55, 73-74, 75-77,
86, 87, 96, 112-113,
116-119, 122-123
rassegnazione, 53, 55, 59, 66
riformatore, 44
Rivelazione di, per amor di
Dio, 32
per volere di Dio, 6, 8, 27
profetizzata, 29-30
stadio, 1,29, 30-31, 33, 34, 108
tribolazioni, 12, 14-15, 17, 24,
25, 26, 36, 37, 44, 49, 55,
60,66, 85, 87, 109-110
vittoria, assicurata, 15
Balál, 53, 127
Bathá, 42, 56
Bayán, 78, 79, 98, 99, 105, 106,
107, 109, 110, 111, 114, 115,
117, 120, 121, 122, 123, 128
Beyrut, 74
Cammella, 58, 70, 71, 92
Carattere, 17, 18, 19, 21, 38, 52,
53, 65, 87, 94, 95
Carmelo, 27, 101, 127
Casa, la Più Grande, 2
Castigo, 73, 81
Causa di Dio, 1, 3, 17, 26, 31, 32,
33, 34, 36, 37, 38, 41, 44, 61,
67, 70, 71, 72, 73, 79, 85, 93,
100, 103, 107, 110,111, 114
Cesare, 62
Chihríq, 120
Cipro, 84
Conoscenza, 23, 50, 98, 105
Corano, 1, 70, 120
citazioni, 1,7, 9, 29, 45, 46, 47,
57, 59, 63, 75, 78, 79, 80,
81, 82, 83, 99, 100, 105,106,
109, 111, 112, 121
Corda Tesa, 73
Cortesia, 11, 35
Coscienza, 19-20
Costantinopoli, 24, 47, 48, 73, 75,
86, 88, 96,117, 118
Creazione, nuova, 106
scopo della, 2-3, 5, 59
Crimea, guerra di, 35
Cristo, vedi Gesù Cristo
Davide, 101
Dayyán, Lettera del Vivente, 122,
123, 128
Deità, vedi divinità
Devozione, 16, 20, 25, 94
Dhi'l-Jawshan, 111 128
Dì, vedi Giorno
Dio, amore di, 86, 91
attributi di, 1
non ha compagni (o pari, o
soci), 2, 58, 68, 70-71, 93
dipendenza da,2,3-4,53, 69, 79
inconoscibilità di, 9, 30-31, 83
misericordia di, 4, 5-6, 13, 18,
24, 32-33, 38, 92, 103, 105
potere di, 7,13,63,71,72-73, 85
scopo di, 9,11
timore di, 2, 16, 19, 21, 27, 52,
86, 94, 95
unità di, 2, 10, 26, 29, 30, 68,
78-79
Divinità, 29, 30, 77
Dottori ebrei, 56
Dubbiosi, 92-94
Ebrei, 70, 121
Equità, 9, 77, 91, 105
Erode, 40
Fame, cibo divino, 24
Faraone d'Egitto, 44, 45
Farisei, 57
Farmán-Farmá, 118, 128
Fatica, riduzione della, 97
Fátimih, 56, 69, 70
Libro di, 11, 129
Fede, 10, 21, 27, 44, 56, 60, 67,
80, 85, 91, 113
Fidatezza, 20,38, 62, 65, 94, 95,
97
Findirisk, Siyyid di, 29, 131
Fratellanza, 27
Fraternità, 10, 11
Generosità, 22
Gente di Bábá, 128
Geremia, 100
Gerusalemme, 101
Gesù Cristo, 33, 34, 35, 36, 37, 40,
56, 58, 62, 64, 70, 72, 99, 103,
110, 119, 121
Giacobbe, 54
Giobbe, 54
Gioele, 100
Giorno, di Dio, 2, 10,13, 14, 21,
23, 33, 75, 80, 82, 88, 92, 93,
97, 100, 101, 103, 113
del giudizio, 34, 81-82,115
della Resurrezione, 24-125
Giovanni, il Battista, 110, 119
Giustizia, 7,8,9, 20, 21, 22, 25, 26,
28, 37, 38, 54, 68, 73, 91,105
Governo, obbedienza al,16-17, 18,
38,48-49, 62-63, 68, 86, 87, 96
Guerra santa, abrogata, 18
Hájí Muhammad-Ridá, 54, 128
Uájí Nasír, 50, 128
Hájí Shaykh Muhammad-'Alí, 75,
77, 128
Hámán, 45, 128
Hasan e Husayn, 50, 70, 128
Hasan-i-Mázindarání, 118, 128
Haydar-'Alí, 112, 128
Hijáz, 55
Hill e Haram, 12,128
Hín, 107
Hisámu's-Saltanih, 118, 129
Húd, 70, 129
Ibn-i-Anas, 111, 129
Imám, 14, 30, 63, 77, 78, 79, 85,
129
'Alí, 29, 78, 79
Husayn, 29-30, 85, 129
Jum'ih, 69, 129
Sadiq, 77, 78
Inferno, 92
Ingiustizia, 61, 74, 75, 76
'Iráq, 15, 17, 36, 116, 117, 118
Isaia, 101, 102, 103
Isfáhán, 14, 50, 69, 129
'Ishqátád, 54
Ishraqat, Tavola di, 18-19
Islám, 69
Ismaele, 70
Jabír, 78
Kaaba di Dio, 13, 62, 78, 97,129
Kamál Páshá 48, 96, 129
Kázim, 51,129
Khidr, 125, 129
Khun-bahá, 51
Khutbiy-i-Tutujíyih, 29,129
Kitáb-i-Aqdas, 89, 90, 103, 104
Kitáb-i-Iqán, 67, 83, 104, 118
Lavásán, 14, 129
Lawh-i-Burhán, 56-60, 67-71
Lawh-i-Fu'ád, 103, 104, 129
Lawh-i-Ra'ís, 103, 129
Lettere del Vivente, 107, 121
Libano, 102
Libro di Dio,89,90,101,106,121
Lingua universale, 96
Lingua, del mondo, 7
Luqmán, 74, 129
Ma'ání, 79, 129
Mákú, 120
Malizia, 62, 67
Manifestazione, 1, 9
infallibilità della, 47
riconoscimento della,42, 67-68
scopo della, 9, 68
stadio, 29, 31
tribolazioni, 45, 64
unità, 40, 56-57
Mar Nero, 35
Maria, 72
Martiri, 50-53, 54, 60, 61, 70, 122
Masjid-i-Sháh, 118, 129
Matteo, 100
Matrimonio, 34
Mawlaví, 115
Mázindarán, 50, 52, 54
Medico divino, 39, 44
Miracoli, 23
Mirza Ahmad, 120, 130
Mirza 'Alí-Akbar, 122, 130
Mirza Hádí Dawlat-Ábádí, 60, 61,
114, 115, 120, 121, 122, 130
Mirza Javád, vedi Mirza Vahháb-
i-Khurásání
Mirza Muhammad-'Alí, 23
Mirza Muhammad-Hasan, 119
Mirza Músá, 116, 130
Mirza Mustafá, 51, 130
Mirza Ridá Qulí, 118, 130
Mirza Safá, 48, 130
Mirza Vahháb-i-Khurásání,116,
130
Mirza Yahyá, 49, 61, 84, 110, 113,
114, 117, 118, 119, 122,123
Misericordia, vedi Dio
Monaci, 34
Mondo, 38, 39
condizioni del, 43
malattie del, 39
Mosè, 29, 37, 44, 45, 46, 47, 60,
81, 82, 83
Mossul, 117
Mufaddal, 78, 130
Muhammad, 22, 37, 57, 64, 69,
72, 74
profezie di, 124, 126
Mu'ínu'l-Mulk, Mirza Muhsin
Khán, 86
Mullá 'Alí-Ján, 51, 130
Mullá Báqir, Lettera del Vivente,
121, 130
Mushíru'd-Dawlih, Mirza Husayn
Khán, 48
Mustayqiz, 122-123
Najaf-'Alí, 51, 130
Napoleone III, 67
Tavole a, 32-40, 87, 104
conseguenza dell'atteggiamen-
to di, verso Bahá'u'lláh, 36
Nayríz, 62, 130
Negatori, 111
Níyávarán, 14, 130
Núr, 119
Obbedienza, al volere di Dio, 52,
53, 54
Onestà, 16, 87
Orgoglio, 31, 39, 42, 43, 53
Pace, 16, 17, 18, 20, 23, 24, 27,
38, 53, 86, 94, 104
pace minore, 21-22,130
Paolo, san, 63
Paradiso, 56, 93, 106, 111,125
foglie del, 19, 20, 21,130
Parola di Dio, 57, 73, 77, 91
Parola Celeste, 11-12
Patto e Testamento di Dio, 3, 4, 5,
25, 102
Paura, eliminazione della, 23
Pazienza, 18, 41, 50, 52, 88, 100,
106
Perdono, 33
Persia, 24, 48, 54, 61, 68, 90, 117
ambasciata di, 86, 87
governo di, 16, 22
Pietro, 13
Porta Sublime, 48
Poveri, 39
Presenza di Dio, 80-83, 98, 107,
120
Prigione, 55, 57, 60
la Più Grande, 30, 32, 36, 48,
64, 72, 75
Profezie, vedi Amos, Báb, Gere-
mia, Gioele, Isaia, Muhammad
Pudore, 19
Purezza, 1, 16, 87, 91, 97
Qá'im, 78, 85, 114, 131
Qará-Guhar, 54
Qárún, 45, 131
Qayyúm-i-Asmá, 94, 97, 131
Rami, figli di Bahá'u'lláh, 65
Rasht, 50, 131
Rawdih-khání, 85
Re, 20,21-22, 27-29, 31-34, 35-36,
37, 40, 41-43, 61, 62-64, 104
ombra di Dio, 28
Tavola a Napoleone III, 32-40,
67, 87, 104
alla Regina Vittoria, 41-44
allo Sciá di Persia, 8, 11-12,
12-13, 27-29
allo Zar di Russia, 40-41
Religione, 111
essenza della, 9-10
indebolimento, 20
nuova, 36
strumento apportatore di ordi-
ne, 20
unità delle, 10, 44
Resurrezione, 72, 92, 93
Rimedio, per i mali del mondo, 44
Rinuncia, 2
Risolutezza, 13, 61, 68
Rivelazione, 10,15, 27, 30, 39, 42,
58, 61, 66, 67, 72, 73, 75, 77,
80, 84, 88, 89, 90, 97, 98, 99,
100, 103, 106, 107, 108, 109,
110,111, 113, 119, 120, 121
Romani, Epistola ai, 63, 64
Roveto Ardente, 29, 34, 37, 40,
60, 82, 90
Russia, governo di, 26
ministro di, 40
zar di, 35
Sád, terra di, 50
Sád-í-Isfáhání, 60, 131
Sadrah, 27, 29, 131
Salásil, 70
Sálih, 70, 131
Salván, 125, 131
Sapere, 2, 19, 34, 56, 58, 68, 77,
90, 98
Sapienza, 26, 91, 105, 122
Sardár 'Azíz Khán. 51
Saron, 102
Scià di Persia, 14, 15, 50, 51, 54,
62, 63, 64, 68, 73, 75, 86, 88,
96, 97, 104, 116
preghiere per lo, 63, 97, 104
prigione dello, 54
Tavola allo, 8, 11, 12-13, 27,
29, 51
Scienza di Dio, 23, 74
Scienze e arti, 14, 19, 23, 68, 77,
89-90
Scienziati, 19
Sciiti, vedi Setta sciita
Segni, di Dio, 81, 92, 101, 106,
120, 121
Serpe, 69
Setta sciita, 84, 88, 114, 115,120,
131
Shaykh-i-Ahsá'í, Shaykh Ahmad,
84, 131
Shimírán, 118, 131
Shíráz 89
Shujá'u-Dawlih, principe, 48, 130
Sinai, 6, 13, 27, 29, 31, 33, 37, 40,
45, 60, 92, 102, 121, 131
Sincerità, 27, 43, 59, 97
Sion, 101
Siria, terra di, 42
Siyyid Ashraf-i-Zanjání, 51, 131
Siyyid Husayn, 120
Siyyid Ibráhím, 123, 131
Siyyid Ismá'íl, 53, 131
Siyyid Javád, 112, 131
Siyyid Muhammad, 49, 114, 117,
131
Sorella di Bahá'u'lláh, 118-120
Sudditi, 37
Sultano turco, 36
Sura di Tawhíd, 29, 131
Súratu'l-Haykal, 32, 40, 131
Tabarsí, 62, 131
Tavole, del Báb, 118,
di Bahá'u'lláh, 8, 9, 11, 12-13,
16-19, 19-21, 25-26, 27-29,
32-39, 40-41, 42-44, 56-60,
65, 67-71, 72, 87, 92-94, 95,
116
Tajallí, tavola di, 19
Teologi, 11, 12, 29, 54, 57, 60, 64,
69, 73, 84, 88, 89-90,96,114
Terra Santa, 47, 90
Thamúd, 70, 132
Tihrán, 14, 16, 40, 55, 60, 62, 85,
88, 104, 118
Torah, 37
Towa, 82
Tribolazioni, 12, 14-16, 20, 25, 31,
36, 52, 54, 59, 66, 85, 103
Umiltà, 21, 31, 39
Unità, 1
caldeggiata da Bahá'u'lláh, 17,
27, 31, 32, 53
di Dio, vedi Dio
dei Profeti, 30, 40-41
delle religioni, 16
potenza dell', 10
Vacca, fonte della, vedi 'Aynu'l-
Baqar
Vangelo, 37, 42, 103, 101, 110
citazioni dal, 62, 99, 100, 103,
110
Verbo di Dio, 30
Veridicità, 97, 99
Vittoria, regina d'Inghilterra,
proibisce la tratta degli
schiavi, 42
tavola a, 41-44
Zamzam, 125, 132
Zanján, 62, 132

Cf. Shoghi Effendi, Dio passa nel Mondo, pp. 222 e segg.

Nel 1978 erano 150 circa. ( n.d.t. )

Edizione Italiana: Storia della decadenza e caduta dell'Impero Ro-

mano, Einaudi 1967. ( n.d.t. )
Cf. Corano, 2 : 253.
Corano, 55 : 1-3.
Corano, 19 : 57.
Corano, 54 : 55.
Corano, 6 : 103.
Corano, 40 : 23 – 27.
Corano, 26 : 18 – 21.
Corano, 28 : 15 – 19.
Cf. Corano, 2 : 253 ; 5 : 1.
Corano, 4 : 94.
Corano, 2 : 88.
Matteo, 22 : 17.
Corano, 4 : 59.
Romani, 13 : 1.
Romani, 13 : 4.
Corano, 31 : 16.
Corano, 2 : 206.
Corano, 33 : 40.
Corano, 83 : 4.
Corano, 13 : 1-2.
Corano, 29 : 5.
Corano, 29 : 23.
Corano, 32 : 10.
Corano, 41 : 54.
Corano, 10 : 7-8.
Corano, 10 : 15.
Corano, 6 : 154.
Corano, 18 : 105.
Corano, 20 : 9.
Corano, 30 : 8.
Corano, 83 : 4.
Corano, 32 : 23.
Corano, 89 : 22-23.
Corano, 9 : 32.
Corano, 28 : 29.
Corano, 23 : 14.
Matteo, 24 : 36.
Gioele, 2 : 12.
Corano, 78 : 1-2.
Geremia, 30 : 7.
Salmi, 60 : 9.
Isaia, 40 : 9.
Amos, 1 : 2.
Amos, 4 : 12-13.
Isaia, 2 : 17.
Isaia, 2 : 10.
Isaia, 35 : 1.
Isaia, 35 : 4.
Giovanni, 16 : 12.
Corano, 6 : 58.
Cf. Corano, 23 : 14.
Cf. Corano, 24 : 35.
Matteo, 3 : 2,11.
Corano, Sura 109.
Corano, 109 : 1.
Cf. Corano, 9 : 32.
80

Table of Contents: Albanian :Arabic :Belarusian :Bulgarian :Chinese_Simplified :Chinese_Traditional :Danish :Dutch :English :French :German :Hungarian :Íslenska :Italian :Japanese :Korean :Latvian :Norwegian :Persian :Polish :Portuguese :Romanian :Russian :Spanish :Swedish :Turkish :Ukrainian :